Il cadavere nel fiume




Recensione di Katia Montanari


Autore: McGilloway Brian

Traduzione: Francesca Noto

Editore: Newton Compton

Genere: Thriller

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Derry, Irlanda. Il cadavere di un ragazzo viene rinvenuto in un parco lungo il fiume, con il cranio spaccato da una pietra. C’è solo un indizio per identificarlo: il timbro di un locale gay che si trova nelle vicinanze. La detective Lucy Black, incaricata di seguire il caso, comincia a fare ricerche all’interno della comunità in cui il ragazzo viveva. Le tensioni non tardano a manifestarsi perché, nei giorni precedenti l’omicidio, un predicatore locale aveva abbracciato l’ipotesi della lapidazione per gli omosessuali. Il gruppo in difesa dei diritti dei gay insorge. Le cose si complicano ulteriormente quando un’organizzazione di estrema destra prende di mira una famiglia rumena che vive in un quartiere popolare. Mentre gli attacchi si intensificano, Lucy e il suo capo, Tom Fleming, devono anche gestire i dissidi tra un vecchio paramilitare e il suo vice, che minacciano di infiammare ulteriormente una situazione già instabile. Tutto sembra opporsi alla risoluzione del caso…

Recensione


La detective Lucy Black e il suo capo Tom Fleming tornano in questo nuovo “thriller poliziesco” dal titolo “Il cadavere nel fiume”. Una trama avvincente e complessa, sebbene piuttosto lineare, di cui è davvero difficile prevedere gli sviluppi. Le indagini sono descritte in modo preciso e minuzioso e proseguono spedite tra interrogatori, testimonianze e nuove prove. Vi è anche nel racconto un’analisi sofferta e analitica del contesto sociale irlandese.

Diatribe morali e sociali, scaturite dalla crisi economica e dalle decisioni politiche, contribuiranno a far emergere diverse fazioni che si scontreranno tra loro, tutte convinte di essere “nel giusto”. La giustizia invece sembra essere ovunque e da nessuna parte, ognuno nel suo piccolo dovrà scegliere da che parte stare e chi difendere.

Razzismo e vandalismo diventano armi da scatenare gli uni contro gli altri in una società impoverita e rabbiosa che si rivolta contro omosessuali e stranieri accusandoli di tutti i suoi fallimenti.

Anche Lucy dovrà decidere da che parte stare ma, se da un lato, le decisioni riguardo il suo lavoro riescono a far emergere la sua anima e il suo valore, la sua vita privata continua a rimanere in stand-by sebbene lei inizi a sentire la necessità di riallacciare quei legami spezzati in passato e a risentire del lungo periodo di solitudine.

Nel romanzo emerge in modo forte e disturbante un nuovo personaggio; il pastore Nixon. E ‘un uomo di chiesa ma anche un grande manipolatore che sembra sfruttare la branca più estrema della religione per legittimare le sue opinioni personali.

I suoi sermoni potrebbero infastidirvi, farvi perfino arrabbiare ma sicuramente vi faranno riflettere sull’ esistenza di questi individui carismatici che emergono sempre quando di guai ce ne sono già abbastanza, riuscendo ad alimentare tensioni e violenze.

Un romanzo quindi molto ricco di eventi e contenuti che fa molto riflettere anche su problemi di attualità, non solo irlandesi ma anche italiani e che vi consiglio vivamente.

Brian McGilloway


Brian McGilloway è nato nel 1974 in Irlanda del Nord, dove oggi insegna Letteratura inglese. I suoi romanzi hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Non parlare, il primo thriller della serie sulle indagini della detective Lucy Black, ha vinto il premio letterario University of Ulster’s McCrea nel 2011 ed è stato per settimane ai primi posti delle classifiche inglesi e americane. Prima di Il cadavere nel fiume, la Newton Compton ha pubblicato Urlare non basterà e Non entrare.

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