Recensione di Laura Piva
Autore: Daniel Pennac
Editore: Feltrinelli editore
Traduttore: Yasmina Me’laouah
Pagine: 288
Genere: Narrativa
Anno di Pubblicazione: 2017
La mia sorellina minore Verdun è nata che già urlava ne “La fata carabina”, mio nipote È Un Angelo è nato orfano ne “La prosivendola”, mio figlio Signor Malaussène è nato da due madri nel romanzo che porta il suo nome e mia nipote Maracuja è nata da due padri ne” La passione secondo Thérèse”. E ora li ritroviamo adulti in un mondo che più esplosivo non si può, dove si mitraglia a tutto andare, dove qualcuno rapisce l’uomo d’affari Georges Lapietà, dove Polizia e Giustizia procedono mano nella mano senza perdere un’occasione per farsi lo sgambetto, dove la Regina Zabo, editrice accorta, regna sul suo gregge di scrittori fissati con la verità vera proprio quando tutti mentono a tutti.
Tutti tranne me, ovviamente. Io, tanto per cambiare, mi becco le solite mazzate.
Benjamin Malaussène.
Daniel Pennac regala ai suo lettori un ennesimo e attesissimo capitolo della storia della strampalata famiglia Malaussène, Famiglia allargata- anzi direi allargatissima- che ruota attorno a Benjamin Malaussène , protagonista di sei romanzi ironici e surreali che hanno stregato il pubblico negli anni novanta.
Sono passati vent’anni dal punto in cui il racconto si era interrotto. Benjamin Malaussène, ex capro espiatorio di professione e attualmente impiegato alle Edizioni del Taglione, continua ad occuparsi della sua numerosa tribù. Dato che i fratelli minori sono oramai tutti adulti, le sue attenzioni si concentrano sui nipoti e sul figlio ventenne Sigma, avuto dall’eterna fidanzata Julie. Benjamin, invecchiato e prossimo alla pensione, viene incaricato dal suo capo -la Regina Zabo- di nascondere e proteggere Alceste, il lunatico scrittore del momento, assediato e minacciato dai suoi familiari, che non hanno gradito la pubblicazione del suo libro-verità. Così, la location si sposta dalla storica cornice della miltietnica banlieu parigina di Belleville alla scenografica e remota regione montuosa del Vercors, terra di origine dell’amata Julie. Nel contempo, Parigi viene scossa dal rapimento – e dalla strana richiesta di riscatto- del faccendiere Lapietà.
È stato bello ritrovare dopo tanti anni i personaggi di questa bizzarra saga familiare e vederli calati nell’attualità. Esilarante anche la trovata di estendere il concetto di reality show, in uso alla tv, al campo della letteratura, con la creazione della corrente VéVé (verità vera). Dei precedenti episodi rimangono la sottile ironia e l’atmosfera naif, mentre si è purtroppo un po’ appesantito lo stile. Alcuni tratti del libro risultano un po’ ostici, a causa del grande numero di personaggi coinvolti e costringono il lettore a continue digressioni per documentarsi sul loro ruolo nella saga. Per fortuna, nelle prime pagine del romanzo i nomi e le caratteristiche salienti di tutti i comprimari sono riassunte e schematizzate. Per il resto, che dire… Pennac è sempre Pennac ed è uno dei mostri sacri della letteratura mondiale.
Daniel Pennac
Daniel Pennac, pseudonimo di Daniel Pennacchioni, nasce a Casablanca nel 1944 in una famiglia di militari di origini corse e provenzali, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. Pessimo allievo, dislessico, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante comprende la sua passione per la scrittura e gli chiede di scrivere un romanzo a puntate. Ottiene la laurea in lettere all’Università di Nizza nel 1968, diventando contemporaneamente insegnante e scrittore. Scommettendo contro amici che lo ritenevano incapace di scrivere un romanzo giallo, nel 1985 pubblica Il paradiso degli orchi, primo libro del ciclo di Malaussène.
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