Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Cristina Alger
Editore: Piemme
Traduzione: Laura Guerra
Genere: Thriller finanziario
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. “Il castello di carte” è un thriller adrenalinico che scava nel lato oscuro della finanza e introduce Cristina Alger come una nuova, potente voce nel genere della suspense psicologica. Una mattina di novembre, a Londra, una coppia sale a bordo di un aereo privato diretto a Ginevra. Poco dopo, il velivolo sparisce dal radar e il relitto viene ritrovato sulle Alpi. Matthew Werner, collaboratore della Swiss United, una potente banca offshore, era su quell’aereo. La moglie Annabel è devastata dalla notizia. E, soprattutto, non riesce a trovare risposte alle circostanze misteriose che caratterizzano l’incidente. Perché Matthew era a Londra? Chi era la giovane donna con lui al momento dell’impatto? La vita perfetta che Annabel credeva di avere inizia a sgretolarsi. Quella stessa mattina, a Parigi, Marina Tourneau, una giornalista molto ambiziosa, riceve la notizia della morte improvvisa di un collega, lo stesso che le aveva chiesto, la sera precedente, di indagare su una banca svizzera. Proprio quell’inchiesta porterà agli uomini più potenti del mondo, e a un incidente aereo sulle Alpi. Due indagini parallele; due donne determinate e coraggiose disposte a rischiare la vita pur di scoprire la verità.
Recensione
“Cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?” era solito dire Bertolt Brecht e non conosceva le attuali banche offshore che gestiscono capitali di dubbie e inconfessabili provenienze.
“Il castello di carte”, thriller finanziario di Cristina Alger contribuisce a svelare le dinamiche criminali di questo mondo nascosto ma dalle influenze talmente grandi da poter governare nazioni e organismi internazionali.
Cristina Alger conosce bene la materia perché è stata analista finanziaria e avvocato aziendale e in questo libro mette in evidenza l’enorme capacità corruttiva di queste istituzioni che hanno nella segretezza l’aspetto meglio custodito.
L’aereo privato che trasporta il giovane rampante banchiere Matthew Werner e una sua facoltosa cliente si schianta sulle Alpi in un misterioso incidente.
Duncan Sanders, giornalista investigativo che indagava su conti segreti in paradisi fiscali viene ucciso in un tranquillo angolo del Connecticut durante una strana rapina finita male.
I due fatti paiono slegati e completamente autonomi ma l’ostinazione di due donne, Annabel Werner, moglie del banchiere e Marina Tourneau, giornalista amica e collaboratrice di Duncan Sanders che vogliono risposte più dettagliate di quelle fumose e reticenti delle autorità portano a scottanti rivelazioni.
Le domande della due coraggiose donne conducono alla scoperta di alcuni fatti inquietanti che mettono in moto un’organizzazione giornalistica internazionale, potente e molto capace che fa emergere connivenze e complicità imbarazzanti soprattutto per Marina che viene coinvolta personalmente nella vicenda.
Ispirato ad eventi raccontati nei giornali di tutto il mondo e diventati celebri come “Panama Papers” “Il castello di carte” è un incalzante thriller che illumina una zona d’ombra della finanza, discreta ma dalla potenza finanziaria incredibile.
“Quanti miliardi di dollari sono depositati in conti offshore. Stiamo parlando di migliaia di miliardi?”
chiede un’altra giornalista che lavora sul caso a Marina. “Trentaduemila” è la risposta. “Le entrate fiscali perse sono ingenti.” “Direi…”
Per dare un’idea di questa massa di denaro “canaglia” basta pensare che secondo il Fondo Monetario Internazionale il PIL degli Stati Uniti nel 2018 è stato di quasi ventimilacinquecento miliardi di dollari.
Non è difficile accendere un conto offshore perché basta “portare i soldi ad un losco studio legale che funge da intermediario tra lui e una banca che opera a livello mondiale, e questo crea una società fittizia, che chiameremo Dinero & Co.
A queto punto, lo studio legale si accerta di innalzare una barriera a protezione dell’identità del vero proprietario della società, perciò nomina dei direttori di facciata e si tratta in realtà di semplici prestanome, pagati dallo studio legale, che firmano qualunque cosa si metta loro davanti.”
Recenti polemiche politiche hanno dimostrato che questo schema è reale e ancora attuale ed è utilizzato da molteplici tipologie di operatori. Si va dai trafficanti di droga ai leader di Stati mediorientali (nel libro di parla di Bashar al-Assad, presidente siriano),
Il rischio più grande che corrono queste gigantesche lavatrici di denaro sporco è che qualche fonte segreta parli e fornisca documenti alla stampa oppure alle forze dell’ordine che lottano contro i reati finanziari e accade proprio questo nel libro.
Un cosiddetto “whistleblower” o segnalatore di illeciti fa fluire una mole ingente di documenti segreti che mettono in pericolo diverse istituzioni e personaggi altolocati e mentre le inchieste personali di Annabel e Marina si congiungono, grazie anche all’aiuto della segretaria di Matthew, Zoe che contribuisce a rendere più chiaro il disegno criminale, un colpo di scena finale rimette in discussione l’intera vicenda rischiando di fare collassare tutto come un castello di carte.
Il thriller finanziario è un genere particolare perché richiede una certa familiarità con l’economia e la finanza ma Cristina Alger riesce a cucire una trama interessante e intrigante come quelle di alcuni romanzi di John Grisham.
Cristina Alger
Ha studiato ad Harvard e alla NYU Law School. Ha lavorato come analista finanziaria e avvocato aziendale prima di diventare una scrittrice. Con i suoi romanzi ha scalato le classifiche del New York Times. Tra le sue pubblicazioni:Il castello di carta (Piemme, 2020).
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