Il concerto dei destini fragili




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Maurizio  de Giovanni

Editore: Solferino/ Corriere della Sera

Anno edizione: 2020

Pagine: 160 p., Brossura

Sinossi. Il dottorino, l’avvocato, la donna dell’Est che fa la domestica. Tre persone che potrebbero non incontrarsi mai, non hanno nulla in comune. L’avvocato è immerso in una vita da privilegiato e nel rimpianto di un unico amore perduto. La donna lotta per la sopravvivenza e per offrire un futuro migliore a sua figlia. Il dottorino vive per il lavoro, una vocazione che gli è costata il sogno di una famiglia. Fino a che la realtà non si capovolge e queste tre persone qualcosa in comune ce l’hanno. Una cosa piccolissima, invisibile. Che cambia le carte in tavola per ciascuno in modo diverso, portando in superficie la trasgressione, la disperazione, il coraggio. Questa è la storia dell’intreccio dei loro destini ma è anche molto di più: è una profonda ricognizione nel mistero della mente messa a confronto con l’amore e la paura, con la responsabilità e la morte. Il romanzo di Maurizio de Giovanni sorprende e commuove per la sua intensità letteraria e umana. Perché le vite di questi tre personaggi sono le nostre e questa storia parla di noi. Dei dilemmi che segnano ciò che siamo, dei fantasmi che abbiamo dentro, della forza di cui siamo capaci quando decidiamo di affrontarli.

RECENSIONE


L’arco temporale. L’arco di una vita. L’arco a scoccare la freccia mirando un bersaglio.

Due archi, a ben riflettere, formano un cuore, unendosi.

In questo periodo di guerra senza battaglie, (…) tutto era così frenetico da lasciar pensare che il cuore cadesse in letargo. (…) Non c’era il tempo, non poteva esserci il tempo degli occhi negli occhi.

Invece a lui era successo.

(…) Era lì che il cuore faceva lo sgambetto, e finivi a terra a un metro dal traguardo.

L’archetto di un violino, per estensione. 

Perché fin da subito, Il concerto dei destini fragili, risuona come una partitura per archi, essendo i fiati spezzati, le percussioni  un passo indietro, rispettose, seppur mai mute.

Archi e corde. Per raccontare i mesi scorsi, Maurizio de Giovanni non usa termini medici, pur dando voce ad un medico, non usa termini stranieri ai quali abbiamo dato quotidianità lessicale, pur  dando voce a chi ha vissuto di chiusura. Usa archi e corde, l’autore, che’ lo sa bene che la vita quasi mai ragiona per linee rette, ma  sorprende con la curva improvvisa, a gomito, che sgomenta, di abisso o di panorama mozzafiato. Lo sa bene che quando tutto tace, quando tutto è sospeso, sono le corde, comunque a vibrare. 

Tre vite, in queste pagine. Un dottore, un avvocato, una donna straniera. Così diverse, apparentemente e fattivamente. Così caratterizzate dalla professione che svolgono, dal loro passato, dal carattere certamente.

Eppure universali, cristallizzate nel momento in cui il

mondo si ferma, sospese

In mezzo al guado. 

E siamo noi. Ognuno di noi. In ciascuna di queste vite e’ racchiuso un qualcosa che abbiamo provato, sentito, pianto e urlato, sperato. Parla di tre, l’autore, ma dice di ciascuno di noi. E schiude. 

Lo fa sempre, nella vita e nelle pagine, ma non ne ha bisogno, qui, de Giovanni, di chiamare una cosa col proprio nome, per riuscire a darne la definizione più vera e tendere un arco al cielo.

Non è un romanzo di genere, Il concerto dei destini fragili.

Appartiene al genere, Maurizio de Giovanni. 

Al genere eccelso di quegli autori che hanno nella Scrittura l’anima e della scrittura sono Anima. 

Grazie. Una volta ancora, questa volta anche di più. 

 

Maurizio de Giovanni


napoletano, è autore bestseller delle fortunate serie di romanzi del commissario Ricciardi, dei bastardi di Pizzofalcone e della detective Sara Morozzi. Il suo romanzo più recente è Una lettera per Sara (Rizzoli 2020).

 

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