Il Leone e La Rosa




Recensione di Sara Ferri


Autore: Riccardo Bruni

Editore: Amazon Publishing

Genere: giallo, romanzo storico

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2015

(Amazon Publishing 25 settembre 2018)

Sinossi. Siamo nel 1502 a Venezia: è una mattina gelida e nebbiosa di fine gennaio. Alcuni pescatori tirano su dal Canal Grande masse galleggianti intrecciate alle reti: sono cadaveri orrendamente mutilati. Il popolo si convince che un demone è venuto a punire la Serenissima per i suoi vizi e il rifiuto di un’alleanza con la Chiesa nella guerra contro i turchi. Il doge Leonardo Loredan, preoccupato di questi fatti, vuole indagare sugli omicidi e scovare il colpevole. Incarica in segreto Mathias, un agostiniano di origini tedesche confinato a Padova per le sue idee troppo innovative e poco ortodosse. Giunto in città, il monaco si lega a Lorenzo Scarpa, nipote di uno degli stampatori straziati dal demone. Insieme avviano le indagini e sembra che morti e mandanti ruotino attorno alla nascente industria della stampa. Tutti cercano un libro pericoloso, che conferirebbe un inimmaginabile potere a chi riuscirà a impossessarsene. L’intrigo è complesso e i contrasti tra i nobili dominano lo scenario: congiure, sette segrete, fazioni papiste o anti Borgia s’intrecciano nel tessuto politico della città. Nell’atmosfera lugubre e minacciosa di una Venezia gelida e ricoperta da una coltre di neve, il destino della Serenissima è in mano a chi rintraccerà quelle pagine.

Recensione. Coinvolgente!

Per consuetudine, quando un libro è davvero bello, entusiasmante e… coinvolgente come lo è Il Leone e la Rosa di Bruni, inizio la recensione con una parola che invogli chiunque la leggerà ad acquistarlo.

Mi sembrava quindi doveroso iniziare a parlare di questo libro usando il termine che più si addice a questa lettura.

Perché Il Leone e la Rosa è un romanzo, a metà tra il giallo, il libro storico e quello di narrativa, che coinvolge davvero, nel vero senso della parola, il lettore.

Bruni è uno scrittore con la S maiuscola. La prosa è semplice ma allo stesso tempo adatta al contesto in cui è ambientata questa vicenda. L’ambientazione trasporta il lettore in un’atmosfera cupa e torbida come solo il capoluogo veneto sa essere. La nebbia ci trascina tra le calli dove si muovono i personaggi.

Mathias, un monaco tedesco che da Padova, dove vive il suo momento di espiazione per i propri atteggiamenti poco ortodossi, viene chiamato a Venezia da Loredan, il Doge, che lo incarica di indagare.

A questi personaggi si aggiunge poi un giovane stampatore, Lorenzo Scarpa, nipote di una delle vittime. È quest’ultimo, soprattutto, a dipanare la trama che lega le vittime ritrovate martoriate nella zona del Canal Grande ad un libro che sembra contenere segreti capaci di ribaltare le sorti del mondo.

Lorenzo conosce bene il mondo dei libri, perché di questo, prima della morte dello zio, si occupava: stampare libri. E, in un gioco di parole stravagante, i libri sono la chiave di volta di questo romanzo. E’ questo il secolo in cui, dai libri in copie uniche, scritti a mano da instancabili monaci, si passa alle prime copie stampate.

All’inizio della storia, lo stesso Mathias, si macchia di un “peccato” grave, a suo dire: quello di aver acquistato una delle prime copie stampate di un libro. E’ un vezzo che non ci si aspetta da un monaco, che all’epoca faceva parte di una delle poche classi sociali che potevano usufruire del sapere scritto, ma questo gesto ha un significato simbolico.

Ci permette di comprendere quanto, in questo periodo (il 1500) fosse difficile possedere un libro, bene ingombrante e raro, quindi costosissimo. Quello della stampa aprirà le porte alla diffusione della cultura, in un momento storico in cui l’ignoranza la faceva ancora da padrone. È infatti questa piaga a diffondere il dubbio tra i veneziani, che, impauriti da quanto sta succedendo nella loro città, vedono nei fatti accaduti motivazioni diaboliche.

La vicenda si svolge in un periodo di grande fermento “politico” se così si può definire la diatriba che si consuma tra i Borgia, che vorrebbero impadronirsi della città e coloro che sono al comando della Serenissima.

Siamo in un contesto storico in cui, ancora, il peso delle credenze popolari miete le sue vittime, insieme agli inquisitori, facendo serpeggiare tra la gente l’idea che forse, gli omicidi, siano opera di un demone venuto a “purificare” la città dai suoi peccati e vizi. Mathias, nelle vesti di un detective “atipico” fatica a comprendere il complesso sistema che ruota intorno a queste macchinazioni politiche. Nonostante venga aiutato da chi conosce a fondo i giochi di potere che governano Venezia, si ritrova a girare a vuoto, alla disperata ricerca di indizi che lo aiutino a scoprire l’identità dell’assassino.

Intorno a questi personaggi che, a mio parere, fanno da contorno allo splendore di Venezia è proprio la città a farla da padrone. Venezia, con le sue calli, i vicoli stretti e bui, i pertugi da cui un osservatore oscuro sembra osservare i passanti e l’acqua… che ricopre ogni cosa.

È nell’acqua dei canali che vengono ritrovati i corpi, ed è sempre l’acqua, che sotto forma di nebbia gelida e infida, nasconde nelle sue ombre l’assassino.
 
 

Riccardo Bruni


Sono nato a Orbetello nel 1973, l’anno in cui sono usciti The dark side of the moon dei Pink Floyd e Storia di un impiegato di Fabrizio de André. E quelle sono rimaste le mie stelle, i miei punti di riferimento. Tutto il resto ebbe inizio il giorno in cui presi la vecchia macchina da scrivere che avevamo in casa, una Antares, e dopo aver inserito il primo foglio bianco cominciai a scrivere un racconto di fantascienza horror.
 

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