Il mostro del lodigiano
di Marina Bertamoni
Fratelli Frilli Editori 2022
Thriller, pag.352
Sinossi. Febbraio 2020: da Castiglione d’Adda, un piccolo comune della provincia di Lodi, parte il primo focolaio di un’infezione proveniente dalla Cina, che stravolgerà in breve la vita dell’intera Europa e poi dell’intero pianeta. Il lavoro della questura di Lodi diventa frenetico. La polizia deve mettere in campo tutte le forze disponibili per garantire che le norme di sicurezza vengano rispettate rigorosamente nella prima “zona rossa” d’Italia, nel tentativo di frenare la corsa del virus, che sembra inarrestabile. In questo contesto del tutto inedito, il lavoro di routine subisce un rallentamento. Per questo quando Ernesto Ghigliozzi arriva in questura a denunciare la sparizione della figlia Annarita, l’indagine parte a singhiozzo, soprattutto perché quella di Annarita, sedicenne inquieta, orfana di madre che vive con il padre a Lodi Vecchio, sembra una fuga volontaria, destinata a risolversi velocemente con il suo ritrovamento. Ma i giorni passano e di Annarita non c’è traccia. L’indagine si fa dunque più serrata e l’ispettrice Luce Frambelli, con i soliti metodi anticonvenzionali che la contraddistinguono, raccoglie informazioni e testimonianze che fanno presagire un quadro del tutto diverso e che la spingono a scandagliare a fondo la vita familiare, le amicizie e soprattutto le frequentazioni virtuali di Annarita, diventate prioritarie per lei come per qualsiasi adolescente costretto dal lockdown tra le mura domestiche. Il vicequestore Bentivoglio, responsabile della squadra, ha un motivo molto personale per desiderare di riportare Annarita a casa, il più presto possibile. Per questo chiede a tutti la massima collaborazione e il rispetto delle regole. Ma Luce è abituata a fare di testa propria e benché la situazione contingente le dimostri che nessuno si salva da solo e che soltanto il lavoro di squadra può portare risultati, non rinuncia alla propria indipendenza. Dovrà fare scelte dolorose, le sole che le consentiranno di risolvere il caso, e pagherà un prezzo carissimo per spazzare via una volta per tutte i dubbi che la tormentano. La verità è importante e lei vuole conoscerla. Ma più importante è fare giustizia, qualsiasi sia il prezzo che le toccherà pagare.
Trama
Se avete letto la sinossi non c’è molto da aggiungere, riassumendo, l’ambientazione locale è il lodigiano e le aree limitrofe, il periodo storico, il febbraio 2020 inizio della pandemia Covid la cui prima “zona rossa” fu definita proprio a Codogno, piccolo centro della provincia di Lodi. Nel contesto accennato si sviluppa l’indagine dell’ispettrice Luce Frambelli che, insieme alla sua squadra, o meglio della squadra della Questura di Lodi di cui fa parte, viene incaricata di fare luce sulla scomparsa di una adolescente, Annarita Ghigliozzi. Quello che inizialmente pare un allontanamento volontario si rivelerà ben altro, nell’ombra si cela un predatore seriale che ha già colpito in passato e che, tra le sue vittime, annovera anche la figlia di uno dei poliziotti incaricati dell’indagine. Luce Frambelli ha altri fantasmi che la perseguitano e che la condurranno a fare ulteriori indagini relative a un caso del passato che la coinvolge personalmente. L’ispettrice porterà avanti il proprio lavoro con metodi, per così dire, “originali”, ma ciò che conta per lei è la scoperta della verità al di là di tutto e di tutti, scelta che, alla fine, si rivelerà giusta sebbene dolorosa.
Recensione di Bruno Balloni
Mi tolgo subito il dente (non me ne voglia l’autrice) e inizio questa mia recensione con il solo piccolo appunto a questo bel romanzo che risiede nella non sempre precisa aderenza alla realtà delle tecniche e delle procedure di polizia (e di codice) menzionate che vanno un poco oltre “i metodi poco ortodossi” utilizzati dall’ispettrice. Tranquillizzo i potenziali lettori, quasi nessuno di voi se ne accorgerà (tranne gli sbirri o ex sbirri come me) e, di certo, niente che infici la bontà dell’opera.
Toltami la divisa andiamo al sodo. La storia narrata è ben costruita e la trama è avvincente soprattutto nella seconda parte quando prende ritmo e vigore grazie a dei ben studiati colpi di scena e alla tensione che aumenta via via che ci si avvicina alla soluzione del caso, anzi dei casi trattati dalla protagonista, l’ispettrice Luce Frambelli.
Ottima la descrizione dei luoghi (che ben conosco), meno i personaggi che rimangono in parte “sospesi” condizione che, secondo il mio inutile parere, dipende probabilmente dal fatto che i protagonisti nascono e “crescono” nelle precedenti opere dell’autrice, alle quali, viene fatto più volte riferimento. Per questo motivo, suggerisco di leggere i romanzi dell’autrice in ordine cronologico per non rimanere, nella lettura di quest’ultima opera, spiazzati con i rimandi a piè pagina.
“Il mostro del lodigiano” è un romanzo che definirei “d’intrattenimento” la narrazione è fluida e lo consiglio senza remore a chi vuole passare qualche ora di piacevole lettura.
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Marina Bertamoni
è nata a Milano nel 1961 ed è laureata in Scienze Geologiche. Finalista in vari premi letterari (tra i quali “Orme Gialle”, “Garfagnana in Giallo” e “Giallo Garda”). Ha vinto il premio ‘Nero Wolfe’ (nel 2011, con il romanzo “La Dea della Luna”, Edigiò) e il premio “Concorso Letterario Internazionale Il Picchio – Città di San Giuliano Milanese” (nel 2015, con il romanzo “Camping Soleil”, I Sognatori). Nel 2017 ha creato il personaggio di Luce Frambelli, l’ispettrice della Questura di Lodi protagonista dei romanzi “Chi Muore Giace” (2017) e “Dieci Parole per uccidere” (2018), pubblicati da Fratelli Frilli Editori.