Il prezzo
dell’onore
Autore: Giorgio Ballario
Editore: Edizioni del Capricorno
Genere: Thriller storico
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Asmara, luglio 1937: vogliono incastrare Morosini. Una denuncia anonima, poi una perquisizione: nella sua stanza in affitto vengono trovate diecimila lire, segnate, provenienti da una presunta tangente. Due testimoni confermano, le prove contro Morosini aumentano e il suo superiore nella Polizia dell’Africa Italiana decide di sospenderlo dal servizio. Da un giorno all’altro, il maggiore si trova sotto indagine, senza lavoro, stipendio e casa. Deluso dalla poca fiducia dimostrata dai suoi superiori, può però contare sul sostegno dei vecchi amici, il giornalista Bonvicini, il maresciallo Barbagallo e il fedele sciumbasci Tesfaghì. Con il loro aiuto Morosini inizia a indagare, a cercare chi gli ha teso la trappola, anche se, per la prima volta, lo deve fare in veste non ufficiale: destreggiandosi tra la ricerca delle prove della sua innocenza e il nuovo improvvisato lavoro di responsabile della sicurezza in un locale notturno, molto frequentato dalla buona società asmarina, s’imbatte in loschi traffici di cui è costretto a dipanare le trame. Mentre il cerchio delle indagini si stringe, nuove prove emergono contro di lui, che si sente scivolare tra le mani la possibilità di salvare l’onore e dimostrare la sua innocenza.
Recensione di Salvatore Argiolas
“Esiste un prezzo per l’onore? C’è un modo empirico per calcolare il valore della dignità personale, per determinare la reputazione e la nobiltà morale di un uomo? E’ possibile stimare con una qualsiasi unità di misura il peso dell’orgoglio e dell’amor propri? Erano queste le domande che mi turbinavano in testa quella mattina del 25 luglio 1937, quando l’intera vita mi crollò addosso come un edificio corroso dall’usura del tempo.”
Questo è l’incipit del giallo storico “Il prezzo dell’onore” di Giorgio Ballario e l’io narrante è il maggiore Aldo Morosini ex carabiniere e ora inquadrato nella Polizia dell’Africa Italiana, protagonista di una serie arrivata al sesto episodio e amatissimo dai lettori per la sua dirittura morale e il suo senso dell’onore.
La serie è ambientata nelle colonie italiane negli anni Trenta e segue il percorso storico dell’avventura italiana in Africa Orientale, mettendo bene in luce gli aspetti positivi e negativi di questo periodo controverso del secolo scorso.
L’Eritrea è stato il primo nucleo dall’esperienza coloniale nel Continente Nero, partendo da un acquisto della baia di Assab nel 1882.
In seguito ci fu l’espansione che inglobò Somalia e Etiopia formano la sponda Orientale dell’Impero Italiano proclamato nel 1936.
Tutte le vicissitudini vissute da questo angolo d’Africa sono viste dagli occhi di un militare italiano ligio alle leggi ma ricco di umanità e di grande empatia, che riconosce le ingiustizie e lotta con tutte le sue forze per eliminarle.
L’incipit riportato è conseguente ad un tentativo di calunnia che colpisce il maggiore per impedire l’indagine che potrebbe portare a trame oscure finalizzate alla corruzione e alla manipolazione.
Come in tutti i noir che hanno protagonista Aldo Morosini la trama poliziesca si integra e si intreccia con la descrizione di un mondo tanto composito quanto affascinante.
Quanta epica viene evocata dai nomi riportati in questa serie incredibilmente interessante che rappresenta un aspetto della storia d’Italia poco conosciuta ma che è meritevole di attenzione per il grande insegnamento che contiene, pur con tutti i limiti e difetti che ebbe questa esperienza bellica coloniale.
Il maggiore Morosini è un uomo di mondo e sa come il male prevale sul bene ma si attiva con tutte le sue forze per capovolgere questa tendenza e con l’aiuto dei fedeli sottoposti il maresciallo Eusebio Barbagallo e l’indigeno Tesfaghì, sciumbasci, (grado che corrisponde al grado di maresciallo tra le truppe ascare al servizio dell’esercito italiano), si batte per riabilitare la sua dignità di fronte alle ingiuste accuse e per reprime un diabolico intrigo mirante ad impadronirsi di enormi estensioni di terre agricole fertilissime.
Aldo Morosini è un personaggio di grande rilievo che ha il filosofo stoico romano Seneca come maestro di vita e che cita con disinvoltura lo stesso Seneca e Machiavelli ma che all’ora del bisogno non disdegna l’impegno fisico per far rispettare la legge.
Messo a riposo per le accuse ai suoi danni il maggiore non demorde e assieme ai suoi fidi collaboratori mette assieme indizi e intuizioni per capire il motivo delle calunnie che hanno determinato la sua estromissione dalla Polizia coloniale.
La sua indagine non istituzionale fa emergere tanti aspetti di Asmara, capoluogo eritreo, molto diversa dalla città costiera di Massaua, dove erano ambientati i primi libri, ma egualmente ricco di fascino e di interesse come la contemporanea esistenza di cattolici, copti, musulmani, animisti in un luogo che non avrebbe mai più vissuto una tale armonia e che oggi è dilaniato da guerre e conflitti sanguinosi.
L’Eritrea vista da Morosini non era il migliore dei mondi possibili ma era un’entità territoriale dove tante etnie convivevano con grande rispetto e concordia.
Marinai somali, commercianti arabi, soldati turchi, pescatori di perle dancali, baniani di origine indiana, pastori cafri, sciarmutte, ascari, zaptiè sono alcuni dei comprimari che contribuiscono a popolare la serie di un’atmosfera veramente indimenticabile, che in quest’ultimo episodio ha come personaggi di contorno Renato Carosone e Pietro Ferrero, il fondatore della famosa ditta diventata celebre per la Nutella, due dei tanti italiani che tentarono la fortuna in questo vero e proprio Eden, favorito da condizioni geografiche e climatiche molto favorevoli, ma lido d’approdo di tanti avventurieri come Procaccini, gestore di un locale equivoco,”abile tessitore di trame e ancor più efficiente corruttore e ricattatore di persone che con le buone o con le cattive riusciva ad assicurarsi la collaborazione dei suoi fiancheggiatori.”
Giorgio Ballario costruisce con maestria un universo narrativo di grande interesse che colpisce per la grande ricerca storica che illustra con precisione la vita nella prima colonia italiana dopo la seconda guerra italo-etiopica e che mette in primo piano un investigatore pienamente legittimato alle indagini essendo poliziotto ma che è consapevole delle atrocità commesse dai connazionali, specialmente in Etiopia:
“Dopo l’attentato a Graziani dello scorso febbraio e il successivo macello che abbiamo fatto come rappresaglia, gli sciftà si sono calmati, ma da certe informazione riservate che ho avuto so che nei dintorni di Addis Abeba continuano a essere una minaccia. L’impiccagione di ras Destà Damtù, genero del negus, non è bastata a fargli deporre le armi e neppure il massacro dei preti copti al monastero di Debra Libanòs.”
I romanzi della serie del maggiore Aldo Morosini permettono di avere un quadro chiaro della storia di un epoca poco nota della nostra storia e se esiste il mal d’Africa è certo che questi libri lo creano in modo lancinante.
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Giorgio Ballario
nato a Torino nel 1964, è giornalista e lavora a «La Stampa». Ha pubblicato, tra gli altri romanzi, Morire è un attimo, Una donna di troppo, Il volo della cicala, Le rose di Axum, Nero Tav e il più recente Fuori dal coro, del 2017 oltre a racconti in svariate antologie giallo-noir. Nel 2010 ha vinto il Premio Archè Anguillara Sabazia con Morire è un attimo, e nel 2013 ha vinto il Premio GialloLatino con il racconto Dos gardenias, pubblicato da Mondadori. Dal 2014 è presidente di Torinoir, collettivo di giallisti torinesi di cui Edizioni del Capricorno ha pubblicato