Il tango dei morti




senza nome


Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Giorgio Ballario

Editore: Edizioni del Capricorno

Genere: Noir

Pagine: 272

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Strano incarico quello che una signora dell’alta borghesia torinese affida a Perazzo: rintracciare le spoglie del padre, manager industriale sequestrato e ucciso più di quarant’anni prima a Buenos Aires da un gruppo terroristico. Un lavoro in apparenza privo di rischi: a chi può interessare una vecchia vicenda dei sanguinosi anni Settanta? Invece Perazzo si accorge che qualcuno, pur di fermarlo, non esita a scatenargli contro una banda di narcos colombiani. Perché? Per quale motivo uno spezzone corrotto della polizia federale vuole impedirgli d’investigare su un vecchio delitto politico? Per scoprirlo e salvare la pelle, Hector chiede aiuto a un ex agente coinvolto nelle violenze della dittatura militare, a un flemmatico intellettuale che si è lasciato alle spalle la guerriglia marxista, a un’ambiziosa giornalista di «nera» e a una sensuale ballerina di tango. Capirà a sue spese che in Argentina, come nella Torino in cui ormai ha scelto di vivere, le ferite degli anni di piombo non si sono ancora del tutto rimarginate…

Recensione. Il noir riflette la società come se fosse uno specchio rotto. Riflette a pezzi. Mostra la società attraverso frammenti. Perché è l’unico modo in cui si può descrivere la società”

scrive lo scrittore inglese Jake Arnott citato da Giorgio Ballario nella nota finale al suo libro “Il tango dei morti senza nome”

mentre per Derek Raymond

La funzione del romanzo nero è di impedire alle persone di dimenticare l’orrore che regna”.

Queste due citazioni permettono di avere una cornice opportuna per apprezzare adeguatamente questo noir ambientato in una Buenos Aires affascinante e pericolosissima, dove nessuno è quello che sembra e ogni angolo di strada può riservare brutte sorprese.

Hector Perazzo è un investigatore privato italo-argentino che vive a Torino. Come nel più classico degli hard boiled americani viene ingaggiato per un’indagine abbastanza complicata; scoprire il posto dove fu sepolto l’industriale Grimaldi Stucchi rapito in Argentina nel 1975 e soprattutto trovare Salamandra, il capo dei sequestratori.

Quello fu uno dei periodi più tragici della storia argentina, caratterizzato da un terrorismo sanguinario che reagiva ad una repressione militare ancora più spietata.

Perazzo, ex poliziotto, viene mandato in Sud America in seguito ad una lettera inviata da un un sacerdote italiano che possiede notizie recenti per risolvere il caso.

L’inchiesta di Hector Perazzo diventa in breve tempo un viaggio negli incubi di un passato che non vuole passare e che, come un vortice di orrore, porta a galla antichi fantasmi e nuovi nemici e lo porta a ripensare alla sua vita nella città natale: “Osservai i muri scrostati del cimitero, il cielo plumbeo, gli alberi senza foglie e le auto che passavano in fretta sullo stradone, e all’improvviso mi sentii sconfinatamente triste. Lì dentro c’erano i miei vecchi.”

La presenza di Perazzo a Buenos Aires non passa inosservata e ben presto l’investigatore privato trova sulla sua strada temibili sicari da cui si salva solo con l’aiuto di un ambiguo ex collega.

Perazzo trova poi la collaborazione di Horacio Pedernera un giornalista e scrittore ex terrorista che rinnega con forza il suo passato:“Sa che cosa rispondo adesso a chi mi chiede qual è la mia ideologia? Gli dico: io non ho un’ideologia, ho una biblioteca”.

Attraverso Pedernera, Perazzo comincia a comprendere l’intreccio inestricabile tra politica, malavita e corruzione che attanaglia ancora l’Argentina e troverà diverse tracce che lo porteranno ancora a rischiare la vita.

Hector Perazzo è un uomo disilluso che vive in uno “stato di sospensione, per così dire. Di incertezza, insoddisfazione, forse anche di apatia. A volte ci penso: la vita non è andata come speravo, ha preso binari diversi da quelli che avevo immaginato ed è corsa avanti per conto suo, trascinandomi dietro. E ora è tardi per tornare indietro” e diventa molto credibile proprio per la sua normalità, con le sue fragilità e debolezze, decisamente lontana da aspetti superomistici di tanti suoi colleghi.

Il tango dei morti senza nome”, quarto libro della serie di Hector Perazzo dopo “Il volo della cicala” del 2010, “Nero Tav” del 2013 e “Torino non è Buenos Aires” del 2021., è un noir molto interessante, ambientato in una nazione poco frequentata dai romanzi di genere ma è perfetta come sfondo in quanto ha una storia complessa, una grande varietà etnica e scenari affascinanti.

La trama fa emergere antichi segreti e nuovi interessi che si saldano per formare un forte gruppo di potere a cui è difficile resistere ma che forse non è così invincibile come sembra.

Se il successo di un noir è dato dalla convergenza di tre fattori ottimali come trama, personaggi e ambientazione, “Il tango dei morti senza nome” è destinato ad un’accoglienza molto positiva perché è un ottimo omaggio all’hard boiled, convincente sia nello sviluppo della trama e sia nella denuncia sociale perché rappresenta un mondo, come ricordava Raymond Chandler, in cui i gangster possono dominare le nazioni e poco manca che governino le città” e conferma l’importanza del noir come strumento conoscitivo della realtà, molto più dei saggi e delle inchieste giornalistiche perché più coinvolgente e pervaso di critica sociale.

 

 

 

Giorgio Ballario


nato a Torino nel 1964, è giornalista e lavora a «La Stampa». Ha pubblicato cinque romanzi (Morire è un attimo, Una donna di troppo, Il volo della cicala, Le rose di Axum, Nero Tav e il più recente Fuori dal coro, del 2017) oltre a racconti in svariate antologie giallo-noir. Nel 2010 ha vinto il Premio Archè Anguillara Sabazia con Morire è un attimo, e nel 2013 ha vinto il Premio GialloLatino con il racconto Dos gardenias, pubblicato da Mondadori. Dal 2014 è presidente di Torinoir, collettivo di giallisti torinesi di cui Edizioni del Capricorno ha pubblicato Porta Palazzo in noir (2016), Il Po in noir (2017) e Il destino dell’avvoltoio (2018).

 

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