Incontro con Carmen Mola




DA ARETHUSA LIBRI


Sadismo, omicidi, segreti e il clan di zingari spagnoli, sono questi i quattro elementi presenti nel primo romanzo che apre a Carmen Mola (Pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori( Jorge Díaz Cortés, Antonio Santos Mercero e Agustín Martínez) una strada spianata al grande successo.

La sposa gitana, tradotto dallo spagnolo ‘’La novia gitana’’, è il primo caso dell’ispettrice Elena Blanco; una cinquantenne dedita al sesso senza freni, all’alcol e alla regina della musica italiana: Mina. Ambientato tra le strade di Madrid segue le indagini della BAC (Brigada de analis de casos) che seguono le tracce di un pericoloso serial killer. 

Un assassino perverso che uccide infliggendo dei tagli nella testa della vittima e riempiendola di vermi.
Ne ‘’La sposa gitana’’ ci sono tutti gli elementi del buon thriller: ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, una storia personale della protagonista che ruota attorno ad un mistero e tante uccisioni e segreti sconvolgenti. Con uno stile unico e molto serrato Carmen Mola propina al lettore una storia che fa assuefare il lettore. 

Giovedì 23 maggio alle ore 18:00 Carmen Mola ha fatto incontro del book club fondato da: Paola Mosera, la libraia.
Avrebbero dovuto essere in tre ma ho avuto il piacere di ascoltare e di parlare con solo due di loro, ovvero, Jorge Díaz e Antonio Mercero.

I due scrittori sono stati accolti con un lungo e caloroso applauso, insieme a loro, c’era Ambra Giulia Rinaldi Fernandez (interprete degli scrittori) che nell’arco dell’incontro hanno anche simpaticamente parlato italiano. 

Paola siede alla loro destra, dopo aver dato il benvenuto agli autori apre la sessione di dibattito.


La prima spiegazione che Jorge Díaz da al pubblico è sulla nascita di Elena Blanco, la protagonista del romanzo, ecco le sue dichiarazioni:

Elena Blanco, parlerei anche della nascita di Carmen Mola perché sono essenzialmente la stessa cosa, nasce quando abbiamo iniziato a scrivere ‘La novia gitana’ in realtà non sapevamo né il titolo né che le protagoniste sarebbero state come sapete delle gitane.

La nostra idea era quella di avere qualcuno che poteva essere la figura del detective con alcune caratteristiche specifiche, si è vero lo stesso ci viene detto che in realtà si tratta di uno stereotipo, in verità Elena Blanco ha a che fare con uno stereotipo in realtà il contrario di quello stereotipo tipico del detective del romanzo degli anni 50 degli Stati Uniti: una vita disastrosa, divorzi alcol, fidanzate giovani… e noi volevamo cambiare tutto questo in un paradigma femminile.
Sappiamo che nel giallo la donna in realtà è presente ma sempre con alcuni limiti (i limiti tipici della vittima) ovviamente sappiamo riguardo alle donne che in molti casi sono le vittime, ma la nostra idea era avere una protagonista che fosse effettivamente protagonista che gestisse la sua vita e di conseguenza abbiamo apportato delle scelte specifiche.

Sappiamo che spesso le donne rappresentate nella televisione e nel cinema sono giovani noi invece abbiamo deciso di scegliere una protagonista che già avesse una vita alle spalle e dunque abbiamo optato per un Elena Blanco di cinquant’anni quei cinquant’anni che spesso caratterizzano la donna invisibile nel cinema e nella televisione; per noi in realtà quella è  un età migliore, un’età in cui la donna ha un’esperienza professionale alle spalle ed è già ben informata, dunque abbiamo invertito il paradigma dell’uomo in quello della donna e abbiamo pensato ad una serie di caratteristiche.

Continua poi Antonio Mercero, spiegando ancora meglio l’essenza di questa donna forte e debole allo stesso tempo:

‘’ Parlerò innanzitutto di quelle che sono le caratteristiche che contraddistinguono Elena Blanco con due sfaccettature principali: ciò che attiene al contesto professionale, si tratta di una persona brillante e prestigiosa che lavora con perseveranza e un forte senso della giustizia. Allo stesso tempo è però una persona la cui vita privata è fortemente ferita, la ferita che riguarda la ferita del figlio di cui si dà una grande colpa, la colpa della negligenza, nella cura in quella famosa notte nella Plaza Mayor di Madrid, la notte di Natale. Lei crede di non meritare il bene e per questo fa sesso con sconosciuti, beve molto, dorme poco e fugge da quelle che possono essere relazioni affettive amorose. È una donna che tende verso l’autodistruzione […] direi che in realtà a mio parere non si tratta di una donna docile al contrario è una donna che porta dentro di sé un forte senso di tristezza, di amarezza e di oscurità ma allo stesso tempo riesce ad andare avanti con perseveranza e sempre in nome della giustizia. C’è poi un retrogusto tutto italiano nel suo personaggio: la sua grande passione è quella del karaoke, canta Mina ma canta anche altri autori italiani, beve la Grappa ‘Nonnino’ perché dicevano ‘è tra le grappe migliori è di quelle buone’. C’è questo contrasto fra la sua vita professionale e la sua vita privata ed è una vita in cui in realtà si ritrova a fare la poliziotta ma la sua grande ambizione, come dice proprio la sua autobiografia, è che in realtà voleva cantare al ‘Festival di Sanremo’. 

Jorge spiega perché Elena ha questa caratterizzazione italiana:

’Dunque all’inizio per quanto riguarda il personaggio di Elena Blanco, noi non avevamo una idea precisa […]dovete ricordare che noi prima di essere autori siamo degli sceneggiatori e il nostro comandamento che abbiamo qui segnato sulla fronte è quello di non annoiare e dunque, fra le caratteristiche di Elena Blanco, doveva esserci una fonte attraente: era importante che tutti voi lettori un giorno vi sareste innamorati di Elena Blanco, era importante che lei non risultasse antipatica, alla luce proprio delle caratteristiche di cui abbiamo parlato prima. Noi abbiamo ragionato il personaggio e abbiamo pensato con grande attenzione alla trasformazione del ruolo del detective professionale tipico degli Stati Uniti […]il whisky si è trasformato in una Grappa ma devo dire che noi non l’avevamo in realtà mai provata e quando abbiamo firmato il primo contratto, noi tre autori ci siamo riuniti e abbiamo deciso di blindare con una Grappa e abbiamo scoperto che questa e il lavoro, in realtà non sono assolutamente compatibili, perché ci abbiamo messo due giorni per rimetterci…’’

Le risate del pubblico divampano per la sala. 

Durante l’incontro gli autori hanno svelato che ‘La sposa gitana’ è in realtà una serie di romanzi che in Italia ancora non sono usciti, riporto per correttezza solo i titoli, che seguono ‘La sposa Gitana’ in lingua originale: ‘’La red purpora, la nena, las madres’’ e in autunno dovrebbe uscire, in spagna, ‘’el clan’’ quinto romanzo della saga con protagonista Elena Blanco. Nell’autunno scorso è uscito anche ‘’El infierno’’. 

Mi sono fatto portavoce della mia redazione e le domande riportare qui sotto sono state formulate da Paola Iannelli e Sabrina De Bastiani. 

Guardo il duo di scrittori e gli chiedo:

‘’Paola Iannelli chiede se i gitani sono testimoni di una cultura antica e a tratti misteriosa, gli omicidi delle due giovani sorelle e la successiva indagine sono un pretesto per presentare un aspetto fondamentale del mondo Ispanico?’’ 

Ecco le dichiarazioni di Antonio Mercero:

‘’ In realtà devo dire che l’idea che le due ragazze fossero gitane è sorta dopo, all’inizio avevamo quest’idea di una donna che muore in procinto del matrimonio, poi abbiamo pensato alla sua sorella morta  7 anni prima nella stessa modalità e da lì  qualcuno di noi ha detto: ‘ma se fossero entrambe gitane?’ quando siamo arrivati a questa decisione ovviamente è nato un obbligo, è sorto l’obbligo di riflettere su quella che fosse la cultura gitana, si tratta di una realtà molto importante in loco ma potremmo definirla quasi un’etnia angolare che spesso non viene trattata nei romanzi e nei libri, sicuramente i protagonisti dei libri non tendono ad essere di questo mondo e dunque abbiamo pensato che fosse assolutamente meritevole di attenzione soffermarsi su queste due sfumature: da un lato il gitano integrato in quella che è la cultura tipica del nostro mondo, pur mantenendo la sua essenza culturale, e dall’altro lato invece chi non si riesce ad integrare, chi decide di sposarsi solo all’interno di quel mondo con una ferrea disciplina: abbiamo ad esempio la prova del lenzuolo per dimostrare la verginità della donna prima del matrimonio, diciamo che da tutti questi spunti abbiamo cominciato a tessere le riflessioni che poi hanno portato al libro.’’

Sabrina De Bastiani chiede ‘’Che viaggio che fate fare al lettore! E che viaggio è stato per voi calarvi in una personalità femminile e per di più così danneggiata?’’ 

Risponde Jorge Diaz e afferma:

‘’ spesso ci viene posta questa domanda, ci chiedono come facciamo a scrivere sulle donne essendo uomini, devo essere sincero: per noi questo non ha alcun senso perché in realtà se ci pensiamo bene noi siamo costantemente circondati da donne, abbiamo fidanzate, abbiamo mogli, abbiamo sorelle e abbiamo amiche quindi noi vediamo ciò che fanno, il modo in cui pensano tutto il tempo e in realtà, se devo essere sincero io non conosco invece assassini fatta eccezione ovviamente per Augustin (si riferisce al terzo componente del gruppo che a detta loro è colui che decide di far morire i personaggi) eppure nessuno ci chiede mai come facciamo a parlare di assassini pur non essendo degli assassini, e dunque devo dire che questa è la nostra prospettiva ed è questo il motivo per il quale la domanda che ci poni ci sembra un po’ strana. Direi che come scrittori e come sceneggiatori è ovvio che ci mettiamo nei panni di donne, di uomini, di predicatori della Chiesa e di assassini, il nostro obiettivo per quanto attiene al viaggio del lettore ha sicuramente a che fare con quelli che potremmo definire una serie di strati di lettura per il lettore: se il lettore è interessato a un mero romanzo in cui si sviluppa un delitto proponiamo quello ma allo stesso tempo abbiamo un altro strato per chi invece preferisce investigare, analizzare il dolore e le prospettive dei personaggi o per chi magari invece è interessato più alle problematiche sociali di gitani o non gitani. Noi sappiamo molto bene che ci sono diversi livelli di lettura e il nostro desiderio è che siano felici tutti e vogliamo che il lettore del romanzo sia soddisfatto, delle volte ci riusciamo altre volte no, comunque in ogni caso, tendiamo sempre a metterci nei panni dei personaggi e poi ognuno può approfondire quello che vuole e nulla e sorridere.’’

All’evento presenzia anche Giulia Carla De Carlo, curatrice e fondatrice della pagina Instagram ‘Segnalibro’. 

La novia gitana’ in spagna è diventata una serie tv, gli autori si augurano che presto anche noi possiamo vederla. 

Il mio incontro con Carmen Mola finisce con due autografi belli colorati sulla copia del mio libro.
Carmen Mola saluta Thrillernord. 

A cura di Gabriel Uccheddu