INCONTRO CON MARCELLO SIMONI




Nella sede milanese de “La nave di Teseo”.


L’ultima fatica letteraria di Marcello Simoni, Morte nel chiostro, è un giallo di ambientazione medievale che si sviluppa nell’arco di un unico giorno in un claustrofobico monastero femminile nelle vicinanze di Ferrara, in un contesto apparentemente fuori dal mondo.

La recensione di questo romanzo è stata già oggetto di un articolo su Thrillernord per cui mi limito ad aggiungere solo una notazione di carattere personale: ne ho completato la lettura in poco più di un giorno, nonostante avessi pochissimo tempo a disposizione.

Intendo con questo sottolineare che la storia risulta così avvincente che si fa fatica a interromperne la lettura, trascinati dalla stessa frenesia che anima i personaggi, soprattutto donne, sempre in lotta contro il tempo e dominate da un senso di urgenza a cui fa da contrappunto il succedersi implacabile delle ore canoniche, scandite dal computo in uso in epoca medievale, a partire dal mattutino sino alla compieta.

Incontriamo Marcello Simoni nella sede milanese de La nave di Teseo, in un palazzo storico a ridosso del Castello Sforzesco, location ideale per una storia quasi di cappa e spada (ma soprattutto pugnale), di cui colpisce un aspetto peculiare: la netta prevalenza di personaggi femminili, qui rappresentati in molteplici sfaccettature.

Il Medioevo, epoca di paure e speranze, sospesa tra le tenebre della superstizione e del fanatismo religioso da un lato e il sogno visionario che spiana la strada al progredire dell’Età Moderna dall’altro, non è noto per essere stato un periodo storico particolarmente tenero nei confronti delle donne, e quasi giocoforza l’attenzione di tutte le persone intervenute all’incontro con l’autore si focalizza su questo aspetto: il ruolo della figura femminile tra sospetti di stregoneria, lotta alle eresie, repressione e, nonostante tutto, un’inarrestabile spinta verso l’innovazione.

Siamo nel 1197, la Santa Inquisizione è appena nata, la caccia alle streghe inizierà invece solo in seguito, ma già si manifesta con i primi segnali di insofferenza, le Crociate in Terrasanta si susseguono, sottraendo a un’economia già stremata dalle carestie preziose risorse.

I collegamenti sono scarsi e difficili, per le vie secondarie d’Europa i Cardi e i Decumani tracciati dagli antichi romani stanno scomparendo, sopraffatti dalle erbacce, ma a nessuno importa: ormai, nel diffuso clima di incertezza e terrore, nessuno viaggia più. 

Le donne, come e più che in altre epoche, lavorano: sono artigiane, contadine, locandiere, fornaie, tessitrici. Questo, tuttavia, non conferisce loro il diritto all’autonomia, e passano dalla tutela del padre a quella del marito. 

A molte, il rifugio nell’isolamento e nell’apparente pace del monachesimo appare l’ultima via di fuga e di salvezza: questo fa sì che spesso all’interno di quelle mura in teoria consacrate alla preghiera e alla rinuncia si muovano anime mosse da tutt’altre aspirazioni.

In una galleria di personaggi particolari, Simoni ci porta a conoscere la Madre badessa Engilberta di Villers, una studiosa originaria dei boschi nordici del ducato di Brabante, appassionata del sapere e degli antichi castelli; suor Celeste, un tempo colta scrivana ma degradata a semplice suora dopo aver perso la vista; la giovane novizia Beatrice, rifugiatasi in convento per sfuggire alle insidie da cui si sente circondata dopo la sua precoce vedovanza e, forse per questo, audace e combattiva come un giovane guerriero. Tra queste, non può mancare la priora Ursiana, donna ben prima che suora, dominata dal più antico e classico dei sentimenti: l’amore.

In questa sequenza di immagini femminili trova posto anche una parte spesso poco rappresentata della società: la virile suora portinaia Prospera, forse giunta in convento a causa della scarsa femminilità che l’avrebbe resa poco idonea a inserirsi nei rigidi schemi sociali dell’epoca, e suor Nicodema, che a causa di un trauma infantile non vuol più avere alcun contatto con l’umanità, e vive confinata nella parte alta di una torre, dedicandosi al lavoro di campanara senza mai scendere a terra.

Simoni ci regala un’appassionante escursione di due ore in un’altra epoca, abitata da luci e ombre, in cui la storia piccola e personale di una giovane donna morta in circostanze misteriose si intreccia con la grande Storia di un’epoca tumultuosa in cui il furto di una reliqua e un’eresia che ha origini in terre lontane generano, come spesso accade, un’onda che crescendo e ingrossandosi giunge sin oltre le pareti di un convento nascosto tra i boschi.

Lasciamo La nave di Teseo con l’impressione di aver preso parte a un’avventura che ci ha permesso di conoscere meglio una parte del nostro passato. Grazie a Marcello per averci fatto da guida!

A cura di Agnese Manzo

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