INCONTRO CON MARIE VAREILLE




MARIE VAREILLE


Una volta terminata la scrittura di Ti ricordi di  Sarah Leroy, lo mandai alla mia editor. Dopo averlo letto mi chiamo’ dicendomi “Hai scritto un polar!” … ebbene, me ne sono resa conto solo  in quel momento. 

Vis-à-vis con Marie Vareille

a cura di Sabrina De Bastiani

Prima di Ti ricordi di Sarah Leroy? mi era capitato solo con Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di trovare in un libro la storia che non pensavo di trovare, rendendomi conto che era la storia che avrei voluto leggere, senza saperlo ancora. 
Un cortocircuito di questo tipo è raro e quando accade rende il libro indimenticabile,  perché al piacere della lettura si accompagna quello della scoperta. 

Per cui, da lettrice, ti sono davvero grata, Marie, per averlo scritto e sono grata a Rizzoli per averlo portato in Italia. 

Avvincente, magnetico e anche sorprendente, dunque, il contenuto del tuo romanzo. 

Evocativi e suggestivi,  proprio perché possono prestarsi a diverse “letture” , la copertina e il titolo, che evocano, la prima,  amicizia e complicità, il secondo, il thrill della possibilità che sia successo un qualcosa di misterioso oppure la malinconia di un ricordo.

Entrando nelle pagine si spalanca veramente un mondo, perché tu hai tessuto la  storia in maniera magistrale  e i personaggi che la popolano, tutti quanti, sono pieni, non involucri o megafoni della voce dell’autore. 

Come sei riuscita a calarti così bene nei panni di adolescenti, di donne adulte con stili di vita tanto differenti, di compagni, padri, ragazzi?

Quello che so con certezza è che,  per ciò che  riguarda i personaggi, aspetto sempre che prendano vita per me, prima di metterli sulla pagina.

È vero anche che alcuni personaggi fanno questo salto con più facilità di altri, per esempio Angélique, che, inizialmente, aveva nella mia idea un ruolo più ridotto e non doveva prendere tutto lo  spazio che poi ha  avuto nel romanzo. 

Ma è successo con la prima frase in cui la menziono: 

“Angélique, che  non aveva niente di un angelo.”

Ecco, è una frase che ho scritto di getto, ma che immediatamente  ha messo a fuoco il personaggio di Angélique, il corpo di Angélique.

Angélique c’era ed è diventata come una persona. 

Alcuni personaggi impiegano un pochino più di tempo per diventare  persone in carne e carta, mentre altri mi arrivano immediatamente. 

Quando non succede penso e ripenso a loro come quando mi capita di incontrare qualcuno, magari a una festa, e mi rendo conto di non averlo messo a fuoco totalmente. Allora ci rifletto, mi concentro sulla  loro infanzia perché ritengo che tutto quello che ci succede nell’infanzia sia determinante per tutti noi, per le  persone che siamo. Quindi anche se poi l’infanzia non è un periodo che descrivo nelle pagine di Ti ricordi di Sarah Leroy?, le circostanze in cui i personaggi sono cresciuti  sono un elemento molto importante per me.

A un  certo punto succede un qualcosa e avviene quello che dicevo prima, ossia quel  salto in cui una figura,  da essere personaggio,  diventa per me proprio come una persona. 

Nei miei primi romanzi – adesso  non lo faccio più – creavo  proprio delle schede  nelle quali stabilivo e descrivevo i criteri concreti  che definivano i  personaggi che avrei raccontato.

Grazie a Rizzoli  per l’organizzazione e l’invito a un incontro avvincente, arricchente e magnetico  quanto le pagine di Ti ricordi di Sarah Leroy?

A cura di Sabrina De Bastiani

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