A tu per tu con l’autore
Inizierei a parlare del tuo romanzo, partendo dal fatto storico a cui fa riferimento e dal quale, poi, prenderà il via l’intera indagine. Come mai hai scelto di inquadrare la trama all’interno di questo contesto e soprattutto?
La Battaglia di Valle Giulia è, senza dubbio, un evento iconico presente nell’immaginario collettivo. Ho deciso di sceglierla come riferimento e punto di partenza per la mia trama in quanto perfetta e congeniale al “cold case” che volevo raccontare.
Mi permetteva di definire, già dal titolo, le coordinate della narrazione.
Il tempo: 1 marzo 1968
Il luogo: Roma
Il contenuto: desiderio di cambiamento sociale
Tre punti fermi della mia storia.
Partiamo da Flavia, che si presenta a noi con questo pensiero: “Rinchiusi nelle nostre case si viveva una vita sospesa.”. Un pensiero che mi ha catapultata a QUEL periodo, provocandomi la pelle d’oca al solo ricordo. Per lei, però, in qualche modo si è rivelata un’opportunità per tentare di ricostruire un futuro fino a quel momento interrotto. Vuoi presentarcela tu e poi raccontarci un po’ anche di Clara per far capire ai nostri lettori qual è il legame che le unisce e come le loro strade sono diventate una sola?
Flavia Medici è una giovane donna indipendente alla ricerca di se stessa. È un personaggio empatico, mai indifferente, sempre pronta a tendere una mano agli ultimi, alle vittime. Fondanti per lei sono la giustizia e il rispetto da cui discendono uguaglianza, solidarietà e diritti che lei persegue con tenacia e convinzione nelle indagini e nella vita. Una tragica vicenda l’ha fatta incontrare con Clara Amerigo Navi. Insieme hanno lottato per la verità e la giustizia superando difficoltà, fobie e insicurezze in un gioco di solidarietà e coraggio. Due donne molto diverse, segnate dalla vita, legate da principi comuni e da un profondo rispetto reciproco che si trasforma in sincera amicizia e in una solida collaborazione che le vedrà indagare casi di ingiustizia. Rinchiuse nelle loro case durante il buio periodo della pandemia trasformano in opportunità quei momenti di vita sospesi e la loro dolorosa e comune esperienza. Clara, socia di un avviato studio legale, avvia un’attività di assistenza pro bono per vittime di ingiustizie in difficoltà economiche e Flavia collaborerà come investigatrice.
Un’altra figura ha un ruolo sicuramente importante all’interno del romanzo, ma lascio a te lo spazio per raccontarla a modo tuo, senza rovinare la scoperta a chi ancora non ha letto il romanzo. Cosa puoi dirci?
La tragica vicenda che ha visto nascere l’amicizia tra Flavia e Clara è strettamente legata al Commissario Porta che con abilità e intuito ha avuto parte importante nella risoluzione del caso. Giovanni Porta, Gianni, è un uomo delle istituzioni professionalmente inflessibile e determinato che nasconde dietro un atteggiamento aspro e a volte autoritario sentimenti profondi e una inconfessata solitudine. Principi comuni di lealtà e giustizia lo legheranno a Flavia e a Clara e insieme formeranno un team vincente.
Nel tuo libro i temi affrontati sono molti e, tutti con una certa rilevanza, sia storica che morale. Dopo i fatti di Valle Giulia, sicuramente a prendere piede è un tema che nel 2024 ancora fa paura, poiché si presenta come un contatore che non smette di avanzare: “Intere generazioni le dividevano ma nulla era cambiato. Anni di lotte e di conquiste avevano creato intorno al genere femminile un illusorio racconto di parità.”. Questa frase rappresenta bene l’argomento che riguarda tutte noi donne. Parità, diritti e rispetto, che sembrano ancora un’opzione, mai una vera certezza. Secondo te, cosa si può fare per imboccare una nuova strada verso la VERA parità?
Parità, diritti, rispetto. In un mondo civile dovebbero essere valori scontati e condivisi. Purtroppo non è così e la cronaca ce lo testimonia quotidianamente. La prevaricazione è divenuta un male diffuso. Non è più un fatto culturale, un retaggio del passato ma un male strutturale, proprio della nostra società egocentrica. Forse dovremmo imparare da Flavia. Se, come lei, guardassimo con occhio benevolo e non diffidente il debole, il diverso da noi, l’altro, il prossimo e fossimo pronti ad un piccolo gesto spontaneo di solidarietà la parità sarebbe più vicina.
Ho trovato il protagonista a quattro zampe irresistibile e vi ho letto, e scusa se sto sbagliando, un vero amore per gli animali da parte tua, poiché si percepisce un legame e una delicatezza nel parlarne, pur tenendo conto della sua giocosa irruenza, che veramente ti stringe il cuore. Cosa rappresentano per te gli animali e che rapporto hai con loro? Anche tu, come il tuo personaggio, lo percepisci come un legame così saldo che assieme a lui tutto potrà essere più semplice e meno doloroso?
Nous, il meraviglioso Golden retriever di Flavia, è l’unica nota autobiografica che vi è nel romanzo accanto a Roma che è la mia città da sempre. Amo tutti gli animali ma i cani sono esempio di purezza, di vero e disinteressato amore. La mia Golden si chiamava Sely ed è stata con me e la mia famiglia per quindici anni. Si è creato tra noi un legame indissolubile fatto di sguardi, giochi e abbracci. Sely coglieva gli stati d’animo, le situazioni e vi partecipava. Abbaiava e scodinzolava nei momenti felici, si metteva in un angolo in quelli difficili, si avvicinava silenziosa in quelli tristi e dolorosi. Un cane è un amico, un confidente, un sostegno, una certezza. Con lui accanto la vita è più lieve.
“… amava l’odore della carta, il suo frusciare, il vergare note ai margini con la sua fluida e scorrevole biro…” questo per un tuo personaggio rappresenta una sorta di “momento catartico” che la rimette in pace con le idee e con sé stessa. Anche per Antonella di Fabio l’odore della carta è una sorta di terapia oppure, basta leggere e scrivere, senza distinzione alcuna fra materia prima o uno strumento digitale?
Il contatto tra la punta della biro e il foglio bianco è fondamentale nel mio processo creativo. Solo in questo modo riesco a focalizzare, a dare forma al mio pensiero, a coglierlo nell’attimo esatto in cui si forma. Trovo che la scrittura a mano sia viva perché trasmette attraverso la variabilità e l’imperfezione della grafia i sentimenti, gli stati d’animo, la gioia o il dolore del momento. Una scrittura digitale è invece fredda. Ovviamente anch’essa è indispensabile ma nelle fasi sucessive quando all’ispirazione, alla creazione si sostituisce la riorganizzazione e la finitura.
Hai già qualche manoscritto nuovo che preme per uscire da computer e farsi scoprire, oppure delle nuove idee a cui dare una forma?
Il mio primo romanzo in cui è avvenuto l’incontro tra Flavia, Clara e Gianni è in fase di revisione. Spero presto venga pubblicato in una nuova veste così da far conoscere ai lettori l’antefatto del “L’omicidio di Valle Giulia”. Ho poi in progetto una terza indagine romana dei tre investigatori, ho già una traccia precisa su cui lavorare. I miei personaggi hanno ancora molto da raccontare e io un grande e appassionato desiderio di scrivere.
Antonella di Fabio è pure una grande lettrice? Quali sono i tuoi scrittori di riferimento e, fra questi, dato che siamo su Thrillernord, vi è spazio anche per i nordici?
Amo leggere. Adoro farlo nel silenzio della sera. Sul mio comodino un libro non manca mai come anche nella valigia. Prediligo le letture giallo/noir, i thriller, l’azione ma non disdegno gli altri generi. Tra i miei autori preferiti vi è Camilleri e con lui Carrisi, Ken Follet, John Grisham, Wilburn Smith e la meravigliosa Isabel Allende. Tra gli scrittori nordici prediligo Camilla Lackberg, Anne Holte e Jo Nesbo.
Grazie da parte mia e di tutta la redazione di Thrillernord!
Loredana Cescutti
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