Intervista a Christina Zaers




A tu per tu con l’autore


 

Vorrei iniziare l’intervista facendole i complimenti per il libro. Era da tempo che non leggevo un thriller così appassionante e con la giusta dose di suspense e adrenalina. Ho amato particolarmente l’ambientazione, che trovo perfetta per questo genere di thriller e per la trama principale. La mia prima domanda verte proprio sulla trama: come mai ha pensato ai vangeli gnostici? E come ha avuto l’idea di costruirci sopra una storia così ben articolata?

L’idea mi è venuta una ventina di anni fa (non esagero), quando mi sono imbattuta nel (vero) articolo sulla rivista Time che legge Rory nel romanzo. La notizia di questo suicidio di massa per opera dei membri di una setta gnostica in California, commesso nella speranza che la cometa Hale-Bopp potesse “salvarli”, mi aveva colpita così tanto da decidere di scriverci su qualcosa. La prima stesura, molto diversa dalla versione finale, è stata scritta appunto allora. Poi un paio di anni fa l’ho ripresa in mano e l’ho portata a termine nella versione oggi pubblicata. Ringrazio Nua Edizioni per aver creduto in me.

Parlando dei personaggi principali ho trovato molto peculiare l’idea di non utilizzare come personaggio principale solo ed esclusivamente un uomo di legge, come Paul Marciani, ma di inserire nelle indagini anche una persona normalissima come noi ovvero, Rory Mitchell; come ha pensato a questo personaggio? Lo ha utilizzato per evidenziare che i veri eroi possono essere anche persone normali?

Ho pensato che il lettore si identificasse meglio con una persona comune, in modo da sentirsi più coinvolto nello sviluppo della vicenda. È importante per me che il lettore si identifichi con il protagonista.

Durante la lettura ho notato che lei cerca di descrivere nei minimi particolari i paesaggi del Grande Ovest americano. Sono rimasto ammaliato da certe descrizioni e, appena ne avrò la possibilità, mi piacerebbe visitarli. Sembra che lei abbia un legame particolare con quei posti o sbaglio? Può raccontarmi di più?

Ho iniziato a viaggiare quando avevo 9 anni. I miei genitori non erano amanti delle classiche vacanze al mare, ma preferivano il turismo all’estero. In questo modo ho potuto ampliare la mia mente ed essere più tollerante circa lo straniero. Siamo tutti uguali e tutti meravigliosamente diversi, d’altronde. Come regalo per i 18 anni, mi hanno portato a New York. Da allora ci siamo innamorati degli Stati Uniti, soprattutto del Grande Ovest e delle terre di frontiera come l’Alaska. Viaggiavamo on the road e ho sempre riportato a casa nel cuore ricordi stupendi. Penso di essere stata negli USA almeno una quindicina di volte, ho perso il conto ormai. È un’esperienza unica, soprattutto se si sta lontani dalle grandi città. Quindi le consiglio TANTISSIMO di prendere un aereo, noleggiare un’auto e partire all’avventura come Jack Kerouac o Bill Bryson!

La trama del libro è affascinante e intricata, ho letto il libro con una sana inquietudine che è tipica di certi thriller. Secondo lei cosa non deve mai mancare in un racconto thriller? Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon thriller?

 Innanzitutto non deve mai mancare un buon incipit: il lettore deve subito essere catturato nella storia. La narrazione deve alternare momenti di tranquillità a colpi di scena. E poi deve essere il più possibile credibile. Mi rendo conto che non è sempre facile, soprattutto se non si tratta di un true crime, ma almeno cercare di presentare i dettagli nel modo più credibile possibile. Infine, come dicevo all’inizio, un buon protagonista che piaccia al lettore.

Questa domanda la faccio spesso agli scrittori, perché mi incuriosisce e affascina il processo creativo; generalmente quando inizia a scrivere un libro ha già tutto uno schema in mente e poi sviluppa la storia o si fa trascinare dalle emozioni e dalle sensazioni che la stesura del libro stesso le porta?

A mio avviso, dipende un po’ dai generi letterari. In un giallo/poliziesco è bene avere una scaletta delineata fin da subito, altrimenti si rischia di tralasciare per strada dettagli importanti. In un romanzo d’amore, invece, è bene lasciare ogni tanto dare voce ai personaggi, lasciarli liberi di “parlare” nella testa dell’autore per consigliarlo.

Sono rimasto così piacevolmente sorpreso da questo libro che non posso non chiederle se ci saranno nuove avventure a Deadwood e se rivedremo Paul e Roryinsieme per un sequel.

Al momento le rispondo di no. Sto lavorando a un thriller paranormal, ma con una nuova coppia di investigatori.

La mia ultima domanda verte sul suo essere lettrice. Quali sono i generi che predilige? Cosa ne pensa del thriller nordico?

Il thriller è il mio genere preferito indubbiamente. Al thriller nordico mi sto avvicinando di recente con Jo Nesbø. Ho però visto diverse serie televisive poliziesche nordiche e ne sono rimasta letteralmente affascinata.

Christina Zaers

La ringrazio per la disponibilità e per il tempo che ha dedicato all’intervista. Grazie a voi per aver letto e apprezzato il mio romanzo!

Costantino Giordano

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