Intervista a William Kent Krueger




A tu per tu con l’autore


A tu per tu con William Kent Krueger, per una chiacchierata ricca di riflessioni, nella quale ci ha raccontato tanti dettagli sul suo ultimo romanzo “La natura della grazia”. Una bellissima opera di narrativa, dalla penna di un prolifico autore di gialli, (ricordiamo la serie con protagonista Cork O’ Connor), che ha emozionato e incantato i lettori di tutto il mondo.

Mr Krueger, è davvero un onore per me poterla intervistare; ho adorato il suo libro e credo che tutti dovrebbero leggerlo, che tutti vi possano trovare molti spunti di riflessione. Avrei così tante cose da chiederle… cercherò di contenermi!

Mr Krueger, it’s a real honor to interview you. I loved your book and I think everyone should read it; everyone can find many causes for reflection. I have so many things to ask you … I will try to contain myself!

Iniziamo parlando di lei; vuole dirci com’è arrivato a scrivere? So che ha fatto un po’ di tutto, nella sua vita…

Mio padre era un insegnante di inglese delle superiori, e sin da piccolissimo mi ha aiutato a comprendere il potere delle parole, la magia della storie. Come conseguenza, sono cresciuto pensando al mondo come una fonte per le mie storie, e per qualche ragione ho sempre sognato di essere un narratore. Scrivo da sempre, ma ho pubblicato il mio primo romanzo solo sulla soglia dei cinquant’anni. Cosa mi ha impegnato oltre la scrittura? Principalmente mi sono preso cura di mia moglie e dei miei figli. Tempo fa, promisi a me stesso che non avrei mai fatto un lavoro che richiedesse di sacrificare la mia energia creativa. Così ho tagliato legna, lavorato nelle costruzioni, lavato i pavimenti degli ospedali; lavori di forza che mi permettevano di avere una buona paga lasciando libera la mia immaginazione. E ogni mattina, alle prime luci dell’alba, mi dedicavo per una o due ore alla scrittura.

Let’s start talking about you; would you like to tell us how you got to write? I know you did a little bit of everything in your life …

My father was a high school English teacher. From an early age, he helped me understand the power of words, the magic of stories. As a result, I grew up thinking of the world in terms of stories, and for whatever reason, I always wanted to be one of the storytellers. I have always written, but I didn’t publish my first novel until I was almost fifty years old. What was I doing besides writing? For the most part, supporting my wife and children. Early in my life, I made a promise to myself that I would never work a job that required the sacrifice of all my creative energy. So I cut timber, worked construction, mopped hospital floors, doing physical labor that paid a good wage but left my imagination free. And for an hour or two at first light every morning, I wrote.


Lei è un autore di gialli molto prolifico; la sue serie di Cork O’Connor (pubblicata in Italia da Mondadori) ha un grande successo sia di pubblico che di critica; Ordinary Grace va oltre il giallo: manca un’indagine vera e propria, ma si sente fin dalle prime pagine la tensione, si capisce che sta per accadere qualcosa di tragico… Pensa che i lettori di oggi abbiano bisogno di una trama gialla, di un mistero perché il loro livello di attenzione si mantenga alto?

Ogni buona storia racchiude in sé la domanda: cosa succederà? Si potrebbe dire che in un certo senso, ogni buona storia sia un mistero. Ma alcune, come quelle che racconto io nella serie di Cork O’ Connor, spesso implicano un omicidio. Nelle storie della mia serie, i lettori si aspettano che qualcuno muoia e che almeno l’ultima parte del mistero implichi la ricerca di una risposta alle ragioni di quella morte, e la scoperta del colpevole. Ma un buon mystery è molto di più dell’indagine su un crimine. È un’esplorazione della natura umana, di ciò che porta persone normali a compiere gesti extra-ordinari, sia nel bene che nel male. Se mi chiedesse di cosa scrivo nelle mie serie di gialli, le risponderei che parlo delle famiglie, delle forze che cercano di dividerle e della colla emotiva che invece le tiene unite. Scrivo degli Ojibwe, la cultura nativa della mia regione natale negli Stati Uniti. Scrivo del Minnessota, lo stato in cui vivo e che amo. Sarei profondamente deluso da un lettore che vedesse nei miei lavori solo il mistero di un crimine e la sua risoluzione. Ma tutte le storie di successo si basano sulla suspense: cosa succederà dopo? È assolutamente un elemento fondamentale, e può essere creato in diversi modi. Io penso che nella Natura della grazia, la suspense nasca dall’affetto che i lettori nutrono per i personaggi e, come lei sottolinea, da quella sensazione che si ha, sin dall’inizio, che qualcosa di tragico accadrà loro.

You are a very prolific author of mysterys; your Cork O ‘Connor series (published in Italy by Mondadori) has a great success, both public and critical. Ordinary Grace goes beyond the mystery: there is no real investigation, but you can feel the tension from the first pages; you understand that something tragic is going to happen … Do you think that today’s readers need a crime plot, a mystery for their level of attention is kept high?

Every good story at its heart asks the question: what is going to happen? And so, in a way, every good story is a mystery. But some mysteries, like those I write in my Cork O’Connor series, often involve murder. In my series stories, readers expect someone to die, and they expect at least part of the mystery will involve the search for answers to the reason for that death and to the identity of the perpetrator. But a good mystery is a great deal more than the investigation of a crime. It’s an exploration of human nature, an investigation into what it is that drives ordinary people to take extraordinary actions, both good and bad. If you were to ask me what I write about in my mystery series, I would say that I write about families, about the forces that drive them apart and the emotional glue that holds them together. I write about the Ojibwe, the Native culture in my part of the United States. I write about Minnesota, the state in which I live and which I love dearly. I would be sorely disappointed in a reader who saw in my work only the mystery of a crime and its solution. But any good story relies on suspense: what will happen next? It’s absolutely an essential element, and it can be created in any number of ways. The suspense in Ordinary Grace arises, I believe, from the reader’s affection for the characters involved, and, as you point out, the sense from the very beginning of the story that something tragic is going to happen to them.


La sua prosa è impeccabile (e il merito va anche al suo traduttore, Alessandro Zabini) e rende la lettura molto scorrevole. Il fatto che il libro sia scritto in prima persona, inoltre, avvicina ancora di più noi lettori al ‘suo’ Frank. Personalmente, ho ritrovato in Ordinary Grace le atmosfere di “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Quali autori hanno ispirato la sua carriera di scrittore e quali le hanno lasciato le sensazioni più forti?

Sono molto contento che lei abbia fatto riferimento al bellissimo romanzo di Harper Lee, Il buio oltre la siepe. Se ha trovato similitudini con le atmosfere del mio libro, c’è una valida ragione. Il buio oltre la siepe è il mio romanzo americano preferito. Il senso della storia, dei luoghi e del tempo, i suoi indimenticabili personaggi, il suo potente linguaggio e i temi importanti che tratta, tutto ciò lo rende degno di trovarsi tra i Grandi Autori della letteratura americana. Questo romanzo ha avuto una grande influenza sulla scrittura della Natura della grazia. Tra i primi autori che mi hanno influenzato, Ernest Hemingway e John Steinbeck e, per i gialli, le opere di Tony Hillerman, un autore che aprì le porte a tutti quelli che, come me, volevano scrivere di cultura nativa americana degli Stati Uniti.

Your prose is impeccable (and credit goes even to your translator, Alessandro Zabini), and makes reading very smooth. Furthermore, the fact that your book is written in the first person, brings us even closer to ‘your’ Frank. Personally, I found in Ordinary Grace the atmosphere of “To Kill a Mockingbird”, by Harper Lee. Which authors have inspired your career as an author, and which have left you the strongest feelings?

I’m so happy that you’ve made reference to Harper Lee’s fine novel To Kill A Mockingbird. If you sensed a similar atmosphere in my own book, there’s good reason. To Kill A Mockingbird is my favorite American novel. The story’s sense of place and of time, its unforgettable characters, its powerful language, its important themes all contribute to the rightful place it holds in the canon of great American literature. This novel influenced me profoundly in the writing of Ordinary Grace. My early influences would include Ernest Hemingway and John Steinbeck, and, in mysteries, the work of Tony Hillerman, an author who opened the door for those of us who write about the Native cultures in the United States.


Attraverso il suo sguardo da adulto, Frank Drum, il protagonista, rilegge gli avvenimenti del passato e riflette su come il guardare le cose da un punto di vista diverso, le cambia notevolmente. Eppure, la realtà come la viviamo al momento influenza profondamente la nostra vita. C’è qualche avvenimento della sua, di vita, che l’ha portata a voler parlare in un libro di tutto questo?

Non c’è un evento specifico che mi ha indirizzato verso queste riflessioni. Mia figlia è laureata in storia, e spesso si discuteva dell’accuratezza di una ricostruzione storica, considerando anche le possibili distorsioni degli osservatori. È certamente così nella mia esperienza personale delle riunioni familiari: ricordiamo in maniera molto diversa eventi ai quali abbiamo tutti preso parte. È la natura umana, ne sono certo, il risultato dei differenti filtri con i quali ognuno di noi vede il mondo. Proprio per la tecnica narrativa che ho utilizzato nella Natura della grazia, un uomo che riflette sul suo passato, questo libro mi sembrava uno strumento perfetto per fare delle riflessioni sulla verità della memoria.

Through his adult gaze, Frank Drum, the protagonist, rereads the events of the past and reflects on how looking at things from a different point of view changes them considerably. Yet, the reality as we live it at the moment, profoundly influences our life. Is there any event of your life that has led you to talk about all this in a book?

There’s no specific event that triggered my thinking in this regard. My daughter’s undergraduate degree was in history, and we’ve often had discussions about the accuracy of any historical account, considering the potential bias of observers. This has certainly been true in my own experience at family gatherings. We remember very differently events we were all a part of. It’s human nature, I’m sure, the result of the very different filters through which each of us views the world. Because of the storytelling technique I employed in Ordinary Grace, a man reflecting on his past, this book seemed a perfect vehicle for considering the truth of memory.


New Bremen non esiste (almeno in Minnesota), ma nelle sue descrizioni, o meglio… attraverso lo sguardo di Frank, sembra proprio di vederla… come ha costruito questa ambientazione e perché proprio il Minnesota degli anni ’60?

Uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere la storia era il mio desiderio di ricordare e raccontare un periodo importante della mia vita, l’estate dei mie tredici anni, che per varie ragioni, fu un momento molto significativo per la mia formazione. Per buona parte della mia adolescenza ho vissuto nel Midwest americano, sia in piccole città che in fattorie, perciò è stato naturale ambientare la mia storia in una cittadina dei primi anni ’60. Ho inventato New  Bremen in Minnesota, perché vivo in questo stato da più di tre decadi e la sua parte meridionale è molto simile ai panorami della mia adolescenza. In tutto ciò che ho immaginato per La natura della grazia, mi sono sentito sempre come a casa mia.

New Bremen doesn’t exist (at least in Minnesota), but in your descriptions, or rather … through the look of Frank, it seems to see it … how did you build this setting and why you choose the Minnesota of the ’60s?

One of the motivations for writing the story was my desire to recall and recount an important period in my own life, the summer I was thirteen years old. For many reasons, it was a significant summer in my experience. During most of my adolescence, I lived in the American Midwest, both in small towns and on farms, so it was natural for me to choose the early 1960’s and a small Midwest town as the story’s setting. I created the fictional New Bremen in Minnesota because I’ve lived in this state for more than three decades now, and southern Minnesota is so very like the landscape of my adolescence. I felt quite at home in everything I imagined for Ordinary Grace.


Questo romanzo è, tra le altre cose, la storia di una famiglia, i cui membri sono tutti molto legati. Bellissimo, molto realistico e commovente il modo in cui descrive il rapporto tra Frank e Jake e la loro complicità con Ariel. C’è qualcosa della sua esperienza di vita, in tutto questo? E quale dei suoi personaggi ha amato di più? (le dico il mio? Ruth, per tanti motivi…)

Per molti aspetti, la famiglia Drum rispecchia molto la mia famiglia di quando ero adolescente. Mio padre non era un ministro metodista di una piccola città, ma un insegnante di inglese in diverse piccole comunità e, come i figli dei Drum, sono cresciuto con la consapevolezza della posizione di riguardo che occupava nella società. Il legame che c’è tra i bambini dei Drum riflette molto bene il rapporto che avevo con i miei fratelli e mia sorella. Uno dei regali più belli che mi ha dato la scrittura della Natura della grazia è stata una maggiore comprensione di mia madre. Come Ruth Drum, anche lei non era particolarmente felice del ruolo che la società si aspettava che le donne ricoprissero a quei tempi, cioè quello di casalinga. Aveva una voce eterea quando cantava, e aveva studiato recitazione. Sono sicuro che avrebbe preferito vivere la sua vita davanti a un pubblico, piuttosto che spendere ogni giorno cercando di soddisfare le diverse esigenze di un marito e dei figli. Crescendo, sono stato sempre consapevole del suo risentimento, ma finché non ho scandagliato la personalità di Ruth nella storia, non sono riuscito ad apprezzare a pieno l’enorme sacrificio che ha fatto per noi. Ma devo dire che il mio membro preferito della famiglia è Jake, che per me è il vero eroe della storia.

This novel is, among other things, the story of a family whose members are all very close. Beautiful, very realistic and moving the way you describes the relationship between Frank and Jake and their complicity with Ariel. Is there something of your life experience in all this? And, which of your characters do you loved the most? (Could I tell you mine? Ruth, for so many reasons…)

In so many respects, the Drum family is modeled on my own family when I was an adolescent. My father wasn’t a small-town Methodist minister, but he was an English teacher in several small communities, and like the Drum children, I grew up with an awareness of the importance of my father’s position in those communities. The relationship that exists between the Drum children is a pretty good reflection of the affection my brothers and sister and I shared. One of the great blessings that came from the writing of Ordinary Grace was a better understanding of my mother. Like Ruth Drum, she wasn’t particularly happy in the role society expected her to play in those days, which was that of homemaker. She had an ethereal singing voice and had been trained as an actress. I’m sure she would have preferred playing out her life in front of an audience instead of seeing to the daily, demanding needs of several children and a husband. Growing up, I was aware of her resentment, but until I explored the character of Ruth Drum for the story, I didn’t fully appreciate the enormity of her sacrifice. But I have to say that my favorite member of the Drum family is Jake. In my own estimation, he’s the real hero of the story.


Gli avvenimenti di quell’estate segnano profondamente la vita di tante persone. Eppure, per molte di loro c’è comunque un domani positivo; una rinascita, in qualche modo. Nonostante la tristezza di molti degli eventi narrati, il libro mi ha regalato una sensazione di speranza. Cosa spera che lasci il suo romanzo ai lettori?

Credo che lei abbia afferrato molto bene ciò che volevo percepissero i lettori, alla fine di questa vicenda piuttosto tragica, e che per quanto possa sembrare strano è un senso di speranza. Quando tutto il resto fallisce, la speranza è ciò che ci sostiene, perché è il fiore della fede. Fede non solo in Dio, ma anche gli uni negli altri, fede che deriva dalla nostra volontà di abbracciare la fragilità che è nella condizione umana e, soprattutto, dalla nostra volontà di perdonare.

The events of that summer deeply mark the lives of many people. Yet, for many of them there is still a positive tomorrow; a rebirth, somehow. Despite the sadness of many of the events narrated, the book has given me a feeling of hope. What do you want your novel leave to the readers?

I believe you’ve stated well what it was I wanted readers to feel at the end of this rather tragic tale, which is hope, odd as that may seem. When all else fails, hope sustains us. Hope is the flower of faith. Not just faith in God, but faith in one another, which comes from our willingness to embrace the brokenness that is the human condition, and, most especially, our willingness to forgive.


Vuole spiegarci come è arrivato a scrivere Ordinary grace e perché ha scelto proprio questo titolo? Che cosa è, per lei, questa “ordinary grace”? È vero che avrà una sorta di seguito, una sister novel?

La natura della grazia è stata una storia dalla lunga gestazioneo. Per molti anni ho cercato una buona idea che mi permettesse di evocare un importante periodo della mia vita, come ho già detto: l’estate dei miei tredici anni. Volevo che la storia mi fornisse l’opportunità di rivisitare la mia adolescenza e ricordare quei momenti in modo da poter utilizzare frammenti delle mie stesse esperienze per scrivere il romanzo. Molti dei personaggi si ispirano a persone reali: la famiglia Drum, come vi accennavo, è liberamente ispirata alla mia famiglia. Conoscevo Gus e Doyle. Molti dei punti di riferimento in New Bremen provengono dai miei ricordi di posti reali – la cava dove vanno a nuotare i ragazzi, la farmacia dove si fermano a bere birra di radice, il barbiere dove tagliano i capelli; tutto ciò proviene dai ricordi della mia fanciullezza. Volevo anche usare la storia per sondare, in maniera più profonda, l’importanza del divino nelle nostre vite, l’importanza di questo viaggio spirituale che credo ci riguardi tutti. Quando ho iniziato a scrivere il manoscritto, il titolo iniziale era Awful Grace, (awful significa terribile, orrendo) dalla citazione di Eschilo così importante nel romanzo. Poi, andando avanti con il lavoro, ho realizzato che stavo parlando delle quotidiane benedizioni che ci offriamo l’un l’altro nella nostra vita – il perdono, l’accettazione, la comprensione e la compassione. Ed ecco che è nato il titolo Ordinary grace. E sì, attualmente sto lavorando su un romanzo “fratello” intitolato This Tender Land. Se Dio vorrà, sarà pubblicato nell’autunno del 2019.

Would you like to explain how you came to write Ordinary grace and why you chose this title? What is this “ordinary grace” for you? Is it true that it will have a sort of sequel, a sister novel?

Ordinary Grace was a story long in gestation. For many years, I’d been looking for a solid idea that would allow me to recall an important period in my own life, as I’ve already said, the summer I was thirteen years old. I wanted to use the story as an opportunity to revisit my adolescence and evoke the memories in such a way that I could use bits and pieces of my own experience in writing the novel. Many of the characters in Ordinary Grace are based on real people. The Drum family, as I’ve said, is loosely based my family. I knew Gus and Doyle. Many of the landmarks in New Bremen are pulled from my memory of real places—the quarry where the boys swim, the pharmacy where they sip root beer, the barbershop where they get their hair cut, these are all straight out of my own boyhood. I also wanted to use the story to explore more deeply the importance of the divine in our lives, the importance of this spiritual journey that I believe we are all taking. When I began to manuscript, it’s working title was Awful Grace, taken from the Aeschylus quote so important to the story. But as I bent to the work, I realized that I was talking about the ordinary blessings we offer one another in our daily lives— forgiveness, acceptance, understanding, compassion. And that’s when the title Ordinary Grace was born. And yes, I’m currently at work on a companion novel titled This Tender Land. It’s due for publication in the fall of 2019, God willing.


La nostra domanda di rito: apprezza il thriller nordico? E una curiosità: quali autori italiani ha letto?

I thriller nordici sono scritti in modo meraviglioso ma spesso sono così terribilmente oscuri. Posso permettermi solo un po’ di quella grande tristezza, prima di dover, necessariamente, passare a una visione del mondo più solare. Per quanto riguarda gli autori italiani, Dante, certamente, Italo Calvino e Umberto Eco. Sebbene non sia italiana, mi piace molto la serie del Commissario Brunetti di Donna Leon.

Our customary question: do you appreciate the Nordic thriller? And a curiosity: which Italian authors have you read?

Nordic thrillers are marvelously written but often so terribly dark. I can take only so much bleakness before I have to shift to a sunnier view of the world. As for Italian authors, Dante, of course. Italo Calvino. Umberto Eco. Although she isn’t Italian, I do love Donna Leon’s Commissario Brunetti series.

Maria Sole Bramanti

Traduzione di Maria Sole Bramanti e Manuela Fontenova

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