Julie




Recensione di kate Ducci


Autore: Don Robertson

Traduttore: Nicola Manuppelli

Editore: Nutrimenti

Pagine: 222

Genere: Narrativa contemporanea

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. È dalle lunghe chiacchierate via e-mail con Sherri Robertson, la moglie di Don, che è saltata fuori l’esistenza di un romanzo inedito, mai pubblicato nemmeno negli Stati Uniti, e intitolato Julie. 170 pagine battute a macchina che mi sono arrivate per posta una mattina di qualche mese fa, alcune con le tracce di una tazza di caffè, altre corrette a mano, così come anche molti dei numeri delle pagine erano segnati a mano”, racconta nella postfazione Nicola Manuppelli, scrittore e traduttore con vasta esperienza, e passione, per gli autori americani e irlandesi, che del romanzo ha curato la traduzione. “La Julie del titolo è ovviamente, per chi ha frequentato un po’ l’opera di Don, Julie Sutton, personaggio che fa capolino in altre opere dello scrittore, per esempio nella trilogia di Morris Bird (uscita fra il 1965 e il 1970, e di prossima pubblicazione in Italia), e poi ancora in Harv (’85) e Barb (’88)”, spiega Manuppelli, aggiungendo che “‘Julie’ potrebbe risalire al 1989, prima dell’ulteriore aggravarsi della salute di Don, forse all’epoca della stesura di Barb o, ancora prima, Harv. Tuttavia, cosa rara nella produzione di Don, e fatto eccezionale per la sua mostruosa memoria, ci sono alcuni errori di datazione nella storia (uno in particolare, riguarda la morte di Elvis Presley, datata ’74 e non ’77) che possono fare sospettare che il libro sia un’opera successiva al 1989. Ma Julie è una piccola gemma, che contiene come al solito un affresco della storia americana, attraverso la quale ci muoviamo velocemente di anno in anno e che ci porta dalla Grande Depressione alla liberazione sessuale, e a frasi di bellezza abbacinante come quando la protagonista dice: ‘Io amo più di quanto mi ricordi davvero di avere amato’.

Recensione

Una storia romantica quanto triste, delicata quanto cruda, piena di calore nei momenti della narrazione che invece dovrebbero apparire freddi, privi di sentimento. Perché l’elemento che Robertson riesce a fare emergere con una potenza commovente e un’abilità in dote solo ai migliori autori, è proprio quella fame di amore, considerazione e sentimenti buoni che tutti abbiamo, ma che a volte, sentendone troppo la mancanza, non abbiamo più il coraggio né la forza di pretendere.

Così può accadere, come accade alla bella Julie, di cercare rapporti fugaci, sterili, di passaggio, e tenere a distanza chi ti amerebbe davvero, sarebbe disposto a darti quella presenza di cui hai un gran bisogno ma in cui ormai hai smesso di credere.

È un’America povera, fredda, cattiva, quella che fa da contorno alla nascita e crescita della piccola Julie e che le lascia addosso i segni di un padre assente, una madre alcolizzata e fredda, un amore – forse l’unico reale, morto troppo presto, una serie di vuoti che non solo nessuno ha mai riempito ma di cui nessuno si è mai accorto.

Julie è una bugiarda, ce lo ripete più volte in questo splendido romanzo scritto in prima persona, ma la persona a cui più mente è proprio se stessa, per difendersi, per nascondersi, per illudersi che sia rimasto un po’ di calore umano in un cuore andato prematuramente in pezzi.

Ho adorato la fragile Julie, ragazza dall’apparenza scostante e ambiziosa, in realtà fragile e arresa a un destino di infelicità a cui non vuole ribellarsi al punto da renderlo scelta. C’è tanto Robertson in lei e in una delle frasi più belle del romanzo: “Io amo più di quanto mi ricordi davvero di aver amato”.

Perché Robertson era una persona che amava tanto e troppo, amava cose, persone, animali, musica e molto altro, era un amore totale il suo, incantato e curioso, che lo spingeva, come contropartita, a odiare superficialità e stupide apparenze. Sembra di sentirlo parlare tramite la voce di Julie, sua perfetta ambasciatrice di un bisogno di amore che non trova mai appagamento, che può essere una benedizione così come una condanna, a seconda di ciò che la vita ha in serbo per te.

Consigliatissimo.

Don Robertson


Don Robertson (1929-1999), nativo di Cleveland, Ohio, autore di diciotto libri, ha goduto per più di un decennio di un grande successo in America, al punto che uno dei suoi romanzi, The Greatest Thing That Almost Happened, divenne un film per la televisione nel 1977. All’attività di scrittore, che gli valse il Putnam Award e il Cleveland Arts Prize for Literature, ha sempre affiancato il lavoro di giornalista. Senza mai smettere di scrivere, si è allontanato progressivamente dall’ambiente letterario, anche a causa di gravi problemi di salute, fino a venirne dimenticato. Eppure i suoi libri sono autentici capolavori, recentemente riscoperti e portati a conoscenza di un pubblico più vasto.

 

Acquista su Amazon.it: