Recensione di Patrizia Argenziano
Autore: Jonas Hassen Khemiri
Traduzione: Katia De Marco
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 249
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Come ogni anno, un “padre che è anche un nonno” torna in Svezia a curare i suoi interessi e visitare la famiglia che ha abbandonato. Il padre ha cultura e tradizioni che si scontrano con la “svedesità” dei figli. E il suo atteggiamento borioso non facilita di certo i rapporti. Un tacito accordo vincola il figlio a occuparsi di lui a ogni penoso ritorno. Ora che a sua volta ha dei figli, un lavoro che odia e una vita da cui vuole fuggire, vedersi riflesso nel padre è l’ultima delle cose che vorrebbe fare. Anche sua sorella è già madre e incinta di un altro bambino che non è sicura di voler tenere: la sorte del feto sarà affidata a una singola connessione telefonica. Ma dieci giorni possono influenzare in modo inatteso le dinamiche di una famiglia tormentata dai fantasmi del passato e dai non detti del presente. Se per questi buffi personaggi, che potrebbero essere scappati dal set di un film di Wes Anderson, esiste una possibilità di riscatto, può venire solo dall’innocenza e dalla freschezza delle nuove generazioni.
Recensione
Volete guardare la vostra vita allo specchio?
Eccola, è tutta qui.
Qui, in questo romanzo moderno che raccoglie la storia di “un padre che è anche un nonno” , la storia di “un figlio che è anche padre” e di “una sorella che è anche figlia “, la storia di una famiglia di oggi oppressa da una quotidianità che non lascia vie di fuga, legata all’inesorabile movimento delle lancette di un orologio, immersa tra spesa e pannolini, costellata di notti insonni, silenzi da riempire, ricordi sbiaditi, rimpianti, battute tristi, amarezze ma soprattutto bisognosa di tanto, tanto amore.
Lo specchio non mente, riflette una serie di personaggi che sembrano quasi impazziti, dominati dal tempo che sembra non essere mai abbastanza, dalle ore di sonno che risultano sempre troppo scarse, dai minuti contatissimi, dal bisogno di essere all’altezza in ogni situazione e dall’urgenza di ricevere continue gratificazioni. E questa famiglia felice, modello Mulino Bianco solo in apparenza, perché oggi, anche e soprattutto, quella conta, al suo interno sembra sciogliersi pian piano.
In fila, almeno tre generazioni si scontrano, più o meno simpaticamente, sulle problematiche della quotidianità. Vivono vite completamente diverse e distanti, ciascuno perso nel proprio egoismo, nel proprio piccolo, consumandosi pian piano o chiudendosi a riccio per la paura di soccombere all’ inevitabile sorte.
Non hanno un attimo di libertà, corrono di qua e di là, i cellulari squillano in continuazione eppure non c’è tempo per parlare, per parlare veramente e soprattutto non c’è tempo per ascoltare, per capire, per comprendere, per soffermarsi a pensare. È il caos dentro, eppure fuori è una famiglia felice.
E quanto è pesante, a volte, il passato, vissuto come un fardello da portare in spalla, un “qualcosa” da tenere lontano, da assumere a piccole dosi. Ma anche questo presente spesso è ostico, poco accogliente e colmo di difetti, certo non è più come una volta. Questi sono i pensieri che aleggiano nella testa dei nostri protagonisti.
L’autore descrive in maniera schietta, a volte anche brusca tanto da lasciare un attimo il lettore in sospeso, una famiglia di oggi alle prese con le dinamiche del quotidiano, il lavoro, la donna in carriera, i figli piccoli da crescere, il genitore anziano, gli scontri generazionali, la separazione, la paura di non essere all’altezza, la solitudine, il bisogno d’affetto. I personaggi sono tratteggiati con mano esperta e ricchi di sfumature al punto tale da renderli reali. Anche la narrazione, non propriamente classica, rinforza questa sensazione di verità, sembrano proprio “personaggi parlanti”.
È vero, in questo romanzo il disagio del mondo moderno la fa un po’ da padrone ma non è tutto, alla fine c’è sempre una luce di speranza, quel motore che ci permette di continuare a vivere e sorridere, gli occhi dei nostri figli.
A cura di Patrizia Argenziano
Jonas Hassen Khemiri
scrittore e sceneggiatore, è nato a Stoccolma, dove tuttora vive. Nel 2004 il suo primo romanzo, “Ett öga rött” (Un occhio rosso), ha vinto il prestigioso Borås Tidning per il miglior romanzo d’esordio. Il suo secondo romanzo, “Una tigre molto speciale”, è uscito in Italia per Guanda, mentre Iperborea ha pubblicato “Tutto quello che non ricordo”, il libro con cui Khemiri ha vinto l’Augustpriset 2015, il piú alto riconoscimento letterario svedese, ed è stato candidato al Premio Strega Europeo. I libri di Khemiri sono stati tradotti in oltre venticinque lingue e le sue pièce rappresentate in tutto il mondo. Per Einaudi ha pubblicato “La clausola del padre”(2019).
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