Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Alessandro Perissinotto
Editore: Mondadori
Pagine: 252
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Frisco, Colorado. Un tranquillo paese delle Rocky Mountains, a tremila metri di quota e a un centinaio di miglia da Denver. È qui, in una vecchia casa appena ereditata, che Elizabeth si trasferisce per scontare la pena che il giudice le ha inflitto per guida in stato di ebbrezza: ventiquattro mesi con la cavigliera elettronica e il divieto di superare i confini del villaggio. Per Elizabeth, spogliarellista a fine carriera, donna ancora molto bella e sempre più disincantata, Frisco è forse l’ultima occasione per cambiare vita. La piccola comunità del paese è cordiale e accogliente, ma un giorno Elizabeth inizia a ricevere sgradevoli omaggi da un ignoto personaggio che sembra molto informato sul suo passato e soprattutto sembra conoscere molto bene ciò che lei ha impiegato una vita per tentare di dimenticare. Torna così a galla un incubo degli anni ’70, quando lei era solo una bambina, lo spettro di un massacro, a migliaia di chilometri da lì: la più grande strage di cittadini americani prima dell’11 settembre 2001. Sembra passata un’eternità, ma non è così ed Elizabeth se ne renderà conto quando capirà che qualcuno, dal passato, è tornato a cercarla con uno scopo preciso: finire il lavoro che la Storia aveva lasciato a metà. Elizabeth, antieroina sensuale e ironica che potrebbe essere uscita da un film dei fratelli Coen, è un personaggio di invenzione, ma gli eventi drammatici che si affollano nella sua memoria sono verità e rappresentano uno dei capitoli più bui e sconvolgenti della storia americana. Fedele al proprio modo di fare letteratura, Perissinotto parte, come in molti suoi romanzi, dalle realtà dimenticate, dalle rimozioni collettive, ma questa volta decide di dare al racconto del vero i ritmi implacabili del thriller e di scandirli con una scrittura fredda e precisa come la lama di un coltello.
Recensione
Il passato non muore.
Anche se, mi si perdoni il macabro gioco di parole, ha già riscosso il suo tributo di morte e di sangue. Perché il passato, a volte, è un vampiro ingordo e non basta un’ecatombe a placare la sua sete.
Lo sa bene Elizabeth Doran, sopravvissuta al suicidio di massa di Jonestown, Guyana, nel 1978, la più grande strage di civili americani prima dell’11 settembre – strage reale, almeno 909 vittime attestate, tra cui bambini e neonati; il web, neanche a dirlo, pullula di immagini che preferiremmo fossero fotogrammi di un brutto film.
Lei invece, la nostra eroina, è nata dalla penna di Alessandro Perissinotto, ma è talmente reale, tangibile nella sua ironia, nella sua voglia di tenerezza mascherata da cinismo, nella sua resilienza, da sembrare vera, e sfido chiunque a non desiderare che lo fosse.
Ormai ex spogliarellista, colta alla guida in stato di ebbrezza (“Ebbrezza poi! Non era affatto ubriaca quando l’avevano fermata; una cosa è la percentuale di alcol che hai nel sangue e un’altra cosa è la tua lucidità. E lei era lucida, tutte e due le volte”),
Ely sta scontando la libertà vigilata nella casa della defunta zia a Frisco, in compagnia di una cavigliera elettronica di ultima generazione che, oltre a segnalare ogni suo minimo spostamento, ne controlla i parametri vitali. Una cavia dal passato non proprio limpido (ma chi può vantare uno?) in una cittadina in cui ci si conosce da sempre e ogni novità è oggetto di analisi e pettegolezzo.
Ely ha carattere, è bella e quando aveva otto anni ha perso i genitori nel diabolico Eden del Reverendo Jim Jones: lei ha cercato di dimenticare, di tenere i cassetti della memoria ben chiusi, ma i segreti hanno un odore particolare e irresistibile per chi li sa fiutare, e se si aggiungono un paio di sfortunate combinazioni, ecco che il rischio è servito.
Qualcuno l’ha riconosciuta ed è disposto a tutto affinché le vicende del’78 – che celano, se possibile, ben più del delirio di onnipotenza di un folle – restino sepolte nel silenzio della giungla, anche a sigillare per sempre quei cassetti che scricchiolano e mormorano negli incubi notturni di Elizabeth.
Di chi potrà fidarsi?
Esiste una terza opzione tra una morte rapida e un penoso stillicidio?
Dal passato non si fugge, specialmente con un rilevatore ben stretto alla caviglia, ma arriva il momento di farci i conti, magari sorridendo strafottente.
Un romanzo appassionante e impetuoso, una protagonista che non si dimentica e per cui tifare dalla prima all’ultima pagina… e oltre!
A cura di Francesca Mogavero
Alessandro Perissinotto
Alessandro Perissinotto (Torino, 1964), docente di Teorie e tecniche delle scritture all’Università di Torino e visiting professor presso la Denver University, ha esordito come narratore nel 1997 ed è autore di sedici romanzi, tra cui: Semina il vento (2011), Le colpe dei padri (2013, secondo classificato al premio Strega), Quello che l’acqua nasconde (2017), tutti editi da Piemme. Nel 2019 pubblica con Mondadori Il silenzio della collina, vincitore della nona edizione del premio Lattes Grinzane. Le sue opere sono state tradotte in numerosi paesi europei, negli Stati Uniti e in Giappone.
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