La donna che insegnava la libertà
Storia di Maria Montessori
Autore: Laura Baldini
Traduzione: Maria Pia Smiths-Jacob
Editore: Piemme
Genere: Narrativa biografica
Pagine: 308
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Con la sua passione ha creduto nel cambiamento. Con la sua forza lo ha reso possibile. È l’autunno del 1894 e la ventiquattrenne Maria è una brillante studentessa di medicina. Eppure sono tempi difficili per una donna all’università: Maria non può neanche raggiungere il dipartimento di Anatomia senza essere accompagnata da un uomo. Nonostante questo, tra pregiudizi e umiliazioni, Maria riesce a studiare e ben presto inizia a lavorare come assistente in due ospedali romani. È allora che si trova costretta ad aprire gli occhi sulla realtà: intorno a lei esiste un mondo di povertà e miseria, e sono i più fragili, i bambini, a subirne le conseguenze peggiori. Sarà qualche anno più tardi, quando comincerà a lavorare in una clinica psichiatrica, che Maria scoprirà davvero la sua vocazione. Qui, infatti, conosce il dottor Giuseppe Montesano, che sta conducendo una ricerca sui bambini affetti da disturbi mentali. Bambini definiti “anormali”, chiusi in un muro impenetrabile di silenzio. Ma quando Maria dà loro dei semplici giochi, quel muro crolla. Sono i primi passi di quello che diventerà il “metodo Montessori”, che si basa su un principio fondamentale: la libertà del bambino di esprimersi, senza costrizioni o barriere. Maria, però, non è solo una brillante scienziata: è una donna, fragile, appassionata, combattiva. E l’amore per il collega Montesano la porterà a prendere la decisione più difficile della sua vita.
Recensione di Chiara Forlani
Alla fine dell’Ottocento Maria Montessori è stata una brillante studentessa di Medicina presso l’Università di Roma, una delle prime a laurearsi con grande onore e successo negli studi, nonostante i pregiudizi maschili, che la costringevano a entrare nelle aule universitarie solo dopo che ne erano usciti i colleghi maschi, e addirittura a sezionare parti di cadaveri in solitudine nell’aula anatomica in orario serale. La sua decisione di scrivere una tesi riguardante la psichiatria la porta a lavorare part time in una clinica per persone affette da disturbi mentali, dove entra in contatto con un gruppo di bambini senza stimoli. Giacciono abbandonati e catatonici sui loro lettini in uno stanzone della struttura, sorvegliati da un’addetta che pretende da loro solo silenzio e immobilità.
È in questo luogo che Maria scopre il vero scopo della sua vita, incoraggiata dall’affettuosa presenza del collega dottor Montesano. Per usare le parole dell’autrice, capisce che “lottare contro le ingiustizie sociali era un suo dovere” e che quei bambini avevano un disperato bisogno di giocattoli che stimolassero le loro capacità sensoriali e li incoraggiassero a scoprire il mondo che avevano intorno.
“La donna che insegnava la libertà” è una biografia romanzata che riguarda gli anni che la Montessori dedica allo studio e quelli dei suoi primi successi come portavoce dei diritti delle donne in un mondo che all’epoca ammetteva in campo culturale solo membri maschili. Apartire dai documenti d’epoca, l’autrice cerca di ricostruire la reale motivazione che spinge Maria a cambiare rotta, ad abbandonare la pratica della medicina, nonostante le sue doti, per dedicarsi alla pedagogia. Sinceramente me lo ero sempre chiesta, e ho trovato la risposta in questo libro.
Chi cerca un trattato sul cosiddetto “Metodo Montessori” rimarrà deluso: in questo testo di piacevole lettura si scopre invece la vita familiare e sentimentale della giovane, il suo essere una ragazza, a volte anche dedita alle frivolezze, oltre che una studiosa. È particolarmente ben ricostruito il rapporto della giovane dottoressa (definita “medica” dalla traduttrice, con un termine a mio parere poco felice) con i bambini affetti da ritardo mentale o altri problemi psichiatrici. A loro si affeziona al punto da far costruire a sue spese una serie di giochi didattici che possano stimolare le loro menti in difficoltà.
Trovo che il reale interesse di questo libro stia nella ricostruzione del periodo storico in rapporto alla condizione lavorativa, sentimentale e familiare della donna: per fortuna al giorno d’oggi siamo lontani anni luce dalle difficoltà incontrate da queste prime eroine.
Maria Montessori ha sviluppato la cultura dei “Giardini d’infanzia”, luoghi dove i piccoli potessero crescere circondati da giochi che stimolassero i loro sensi.
“I bambini sani hanno bisogno di giocattoli che ne favoriscano lo sviluppo e affinino le loro capacità intellettive. Non sarebbe logico che i bambini sottosviluppati avessero doppiamente bisogno di simili ausili?”
Sinceramente, dopo questa lettura sentirei il bisogno di conoscere anche la seconda parte della vita di Maria, quella che inizia dopo la sua seconda laurea in Pedagogia, quando le viene affidata la direzione della Casa dei Bambini nel quartiere di San Lorenzo, uno dei più poveri di Roma. Mi auguro che l’autrice prenda in considerazione la possibilità di scriverla in futuro.
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Laura Baldini
è lo pseudonimo di Beate Maly. Amata da critica e pubblico per i suoi romanzi storici, è tradotta in tutte le principali lingue europee. Vive con il marito e i tre figli a Vienna.
A cura di Chiara Forlani