La donna dei mirtilli rossi




Recensione di Michela Alfano


Autore: Susanne Jansson

Traduzione: Margerita Podestà Heir

Editore: Rizzoli

Genere: Giallo nordico

Pagine: 360

Anno di pubblicazione: 2018

SINOSSI. Mossmarken è un piccolo paese affacciato sulle paludi del Nord della Svezia. Negli acquitrini che coprono l’intero paesaggio, durante l’Età del Ferro, venivano compiuti sacrifici agli dei. Anche sacrifici umani. Le condizioni ambientali di queste zone umide ritardano il processo di decomposizione, e dalle acque melmose riemergono antichi corpi mummificati. Come quello della donna dei mirtilli rossi, il primo miracoloso ritrovamento che aveva portato alla scoperta delle proprietà chimiche di quell’area. Nathalie è una biologa. È venuta fino a Mossmarken per studiare le torbiere. Ma lei quelle zone le conosce bene: le ha abbandonate da bambina, in seguito a strani, tragici incidenti. Poco dopo il suo arrivo, trova un uomo privo di sensi a pochi passi dall’acquitrino. E una fossa scavata per accoglierlo poco distante. La palude ha fame di nuovi sacrifici, come sostiene la gente del posto? Oppure il male che si annida in quel piccolo borgo ha una natura terribilmente umana? A porsi le stesse domande è Maya Linde, artista e fotografa della polizia. Sarà lei a guidare le indagini e a sfiorare la verità.

RECENSIONE

I fantasmi esistono? La risposta è piuttosto scontata per gli abitanti di Mossmarken, anche se non per tutti è la stessa. Non lo è affatto, invece, per Nathalie che ha smesso di farsi questa domanda, insieme a molte altre, quando si è trasferita altrove, lasciandosi tutto alle spalle. Ma il passato è destinato a tornare e forse è proprio per questo che Nathalie ha deciso di fare altrettanto, battendolo sul tempo.

Così, mentre raccoglie campioni per la sua tesi nei luoghi della sua infanzia, con la complicità di un incontro inaspettato, affiorano ricordi, pensieri, emozioni e sentimenti che tanto faticosamente aveva rinchiuso da qualche parte dentro di sé. E non sono le uniche cose che affiorano…

Le medesime scoperte e domande sono presentate anche dal punto di vista di Maya, una famosa fotografa che lavora, part-time, per la polizia.

Nathalie e Maya: due donne molto diverse per età, carattere, professione e vissuto che si trovano ad affrontare gli stessi, bizzarri avvenimenti, l’una determinata a non lasciarsi sopraffare, nonostante la sua corazza sia stata irrimediabilmente scalfita, l’altra avida di saperne sempre di più. Due personaggi ben caratterizzati attraverso i pensieri, le azioni, i tormenti, le interazioni e le trasformazioni che inevitabilmente intercorrono.

Una lettura piacevole, caratterizzata da un paesaggio insolito e da un’atmosfera particolare, a tratti paranormale, arricchita di spiegazioni tecniche sulla biologia delle torbiere che risultano interessanti e ben incastrate nei dialoghi di Nathalie, mai noiose o superflue. Lo stesso non posso dire delle dissertazioni esistenziali di Maya, che ho trovato, queste sì, talvolta un po’ pesantucce.

La Jansson, in questo romanzo d’esordio, traccia due indagini parallele: una vera e propria, condotta ufficialmente dall’ispettore capo Leif Berggren, ma, di fatto, portata avanti dall’intraprendenza di Maya che approfondisce, scava, osa e osserva, anche con l’occhio appassionato dell’artista. L’altra principalmente introspettiva, seguita, suo malgrado, da Nathalie, che arrendendosi a ricordi che nemmeno sapeva di avere, riuscirà a portare alla luce eventi del suo passato strettamente connessi ai fatti oggetto dell’indagine in corso.

È un disegno che funziona, con tutti i puntini che si uniscono man mano che i ricordi di Nathalie emergono e si affiancano alle scoperte di Maya.

Consiglio questo romanzo a chi ama il giallo, ma non disdegna un pizzico di occulto.

Susanne Jansson


Susanne Jansson: (Åmål, Svezia, 1972) ha vissuto a Göteborg occupandosi di pubblicità, poi si è trasferita a New York per studiare fotografia. Al ritorno in Svezia ha lavorato come giornalista culturale e fotografa, iniziando a scrivere racconti per riviste e giornali. La donna dei mirtilli rossi (Rizzoli 2018) è il suo romanzo d’esordio.