La lettrice della stanza 128




Recensione di Manuela Moschin


Autore: Cathy Bonidan

Editore: Dea Planeta

Traduzione: Tania Spagnoli

Genere: Narrativa

Pagine: 256

Anno di pubblicazione: Febbraio 2020

Sinossi. Tutte le sere, cascasse il mondo, Anne-Lise Briard scivola tra le lenzuola e si lascia cullare dalle pagine di un buon libro. È un momento tutto per lei, un rituale al quale non potrebbe mai rinunciare. Perciò, quando nel comodino di un delizioso hotel della costa bretone trova un vecchio plico battuto a macchina, ne approfitta per rimpiazzare il romanzo che, distratta com’è, ha dimenticato di portare con sé da Parigi. Divorare in poche ore l’anonimo dattiloscritto – una struggente storia d’amore – e lasciarsi sedurre dal piccolo mistero che rappresenta per Anne-Lise sono tutt’uno. Ed ecco che, di colpo, un weekend fin troppo tranquillo si trasforma in un’avventura. Sì, perché a pagina 156 di quel racconto così trascinante è annotato un indirizzo – probabilmente quello dell’autore – al quale Anne-Lise decide di rispedire il malloppo, “con tante grazie per la bella lettura che mi ha regalato, sebbene senza volerlo”. Ricostruire le peripezie e i passaggi di mano che hanno portato il libro fino a lei non sarà facile, ma Anne-Lise si getta nell’impresa anima e corpo. Per scoprire il segreto di una storia capace di toccare il cuore e le vite di quanti la leggono. E trovare il coraggio di scrivere per sé un finale inaspettato.

Recensione

È proprio vero che ogni libro rappresenta un piccolo miracolo da custodire gelosamente.

Ma siamo davvero consapevoli delle sue proprietà terapeutiche?

Un libro può cambiare l’atteggiamento di una persona nei confronti della vita?

Può suscitare un sentimento d’amore?

È in grado di incitare gli incontri tra gli individui?

Può far amare, ridere, piangere o sognare?

E soprattutto può favorire la scrittura?

Ecco tutto ciò è racchiuso in questo splendido gioiello letterario che mi ha ardentemente rapita.

Ho amato in modo intenso i dialoghi che, per la maggior parte del racconto, sono scambi epistolari che rendono l’intrigo stuzzicante. La curiosità di conoscere i risvolti del racconto è davvero molta. Le pagine scorrono velocissime tra una lettera e l’altra.

La protagonista Anne-Lise Briard è un personaggio che ho amato per la sua perspicacia. La sua audacia nel volere a tutti i costi andare fino in fondo alla questione la rende l’artefice essenziale della narrazione. Lei non si ferma, vuole capire, indagare, conoscere. Il suo carisma è eccezionale. Gli effetti della sua voglia di scoprire sono lodevoli poiché riuscirebbero a convincere chiunque. È la mia eroina perché lei non si scoraggia, è schietta nell’imporsi nei confronti di chi le è vicino e nello stesso tempo è amabile.

Leggendo questa storia si viene particolarmente coinvolti emotivamente e ciò è dovuto alla singolare attenzione che l’autrice presta alla comunicazione scritta che ahimè oggigiorno è quasi scomparsa.

Un manoscritto smarrito è il protagonista della storia che è ambientata in un arco temporale che va dal 3 aprile 1983, ossia il giorno che è stato perso, al 2016 anno in cui è stato ritrovato casualmente da Anne-Lise in un cassetto del comodino di una stanza d’albergo.

Da questo momento in poi scatta la scintilla che fa esplodere una vicenda appassionante tutta da scoprire. Risulta che il libro, contenente un’affascinante storia d’amore, non era stato ancora terminato dall’autore Sylvestre Fahmer in quanto la versione originale terminava a pagina 156.

Anne-Lise si incarica di rispedirlo al presunto autore mediante un indirizzo che è stato annotato nel libro. Sylvestre rimanendo sbalordito dal ritrovamento, che è avvenuto dopo trent’anni dalla sua stesura, si accorge che il libro contiene un finale scritto da qualcun altro. Da qui inizia una serie di scambi di lettere al fine di riuscire a risalire all’autore che ha messo mano al suo libro. Durante le indagini si viene a sapere che le persone che hanno avuto modo di leggerlo hanno ottenuto benefici sorprendenti, riuscendo a cambiare la visione della vita.

Sylvestre in una lettera chiede a Anne-Lise il suo parere relativo alla lettura del libro. Lei risponde dicendo:

“Ecco a lei, caro Sylvestre, le mie impressioni di lettrice. Spero che la aiuteranno a terminare il suo romanzo, perché le cose che lasciamo incompiute ci accompagnano per tutta la vita come dolori cronici, capaci di resistere ai migliori analgesici.”

Poi Anne-Lise prosegue con il suo commento al romanzo che non vi anticipo qui.

Tra i vari episodi che avvengono ci si imbatte, inoltre, in alcune storie toccanti come quella di Maggy, Nahima Reza, David o William Grant l’uomo attraente dagli occhi grigi.

Cathy nell’incipit specifica che si tratta di “una storia vera. O quasi…”. Questa precisazione mi ha fatto apprezzare ancora di più questo scritto tenero e delicato.

Complimenti a Cathy Bonidan perché si tratta di un romanzo talmente profondo che una volta iniziato necessita di essere letto senza interruzioni.

E come sostiene l’Autrice:

”Talvolta tra un libro e un lettore si instaura un legame che non può essere frutto del caso”.

A cura di Manuela Moschin

Cathy Bonidan


è insegnante di professione e coltiva la passione della scrittura dall’età di 14 anni. Con il suo romanzo d’esordio, Le parfum de l’hellébore, di prossima pubblicazione in Italia presso DeA Planeta, ha vinto la cifra record di 11 premi letterari. Vive a Vannes, in Bretagna.