La stella a sei punte




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Antonio Falco

Editore: Il Ciliegio

Genere: thriller

Pagine: 396

Anno di pubblicazione: 2018

SINOSSI. Giulia Rinaldi è la poliziotta che a tratti assume il ruolo di protagonista della narrazione e che, insieme agli altri membri della squadra T, dovrà risolvere l’ingarbugliato caso della scomparsa di una giovane ventenne appartenente alla cosiddetta Torino bene. L’evolversi degli eventi porterà gli agenti verso direzioni via via sempre più inaspettate e davanti alla drammaticità di alcuni misteri relativi alla famiglia della ragazza. La città di Torino fa da sfondo alle vicende narrate contribuendo all’intenso coinvolgimento del lettore negli avvenimenti descritti.

RECENSIONE

Ecco il secondo romanzo di Antonio Falco, autore torinese affacciatosi da poco sul palcoscenico editoriale italiano.

Questo nuovo lavoro segna una svolta rispetto al primo romanzo, nato forse per caso, senza un progetto narrativo ben definito alle spalle.

In questa opera l’autore mostra infatti di aver raggiunto una maggiore maturità e anche la consapevolezza di saper scrivere storie che piacciono al pubblico.

Sì, perché se il primo romanzo nasce forse per gioco, di getto, sgorgato con forza e naturalezza dalla mente dell’autore, senza pretese e con grande pathos, La stella a sei punte è frutto di un lavoro che si intuisce più profondo e strutturato. L’intento di scrivere un bel romanzo, la voglia di ricercare particolari che rendano la storia credibile, lo studio dei personaggi, la ricerca di un intreccio e dei necessari colpi di scena, sono gli ingredienti che ho percepito.

Si tocca con mano il lavoro che Antonio Falco ha messo in pista. E si capisce che l’autore ci ha creduto e sa di aver fatto un ottimo lavoro!

In questo romanzo la storia, l’intreccio della trama sono ben costruiti. C’è una famiglia, che rispecchia la tipica famiglia borghese italiana, che viene sconvolta da un evento altamente traumatico. La famiglia, descritta come modello di perfezione, mostra via via alcune incrinature, disorientando il lettore che già si è fatto un’idea che pian piano è costretto a mettere in discussione.

Assistere al declino dell’integrità di un personaggio chiave non è mai facile, perché non si accetta di vedere disgregarsi quello che fino a poco fa abbiamo preso a modello positivo.

Descrivere questa parabola negativa è ancora più complesso: non si deve esagerare, occorre dosare bene aspetti positivi e negativi, lasciare aperto il dubbio, gettare l’amo senza svelare niente.

Anche la ricerca di un valido movente non è semplice, ma l’autore è bravo a trovarne uno di grande effetto.

Antonio Falco riesce in tutto questo, con la maestria che ci si aspetta da scrittori di maggiore esperienza. In più, l’autore ha un fraseggio autentico, semplice, che indica freschezza e linearità e che si mostra opposta all’artificiosità e alla ricerca affannosa dell’originalità, che capita di percepire tra le righe di autori affermati, ma purtroppo lontani dall’essere spontanei e puri.

A me pare che tutto ruoti intorno alla famiglia Marangoni, la famiglia perfetta, che tutti vorremmo avere. Trovo secondaria la vicenda della poliziotta Giulia che, sebbene conduca le indagini e sia dotata di una vita privata interessante, non riesce, secondo me, a rubare la scena ai Marangoni.

Il fulcro della vicenda sta in seno a questa famiglia e ne coglie anche diversi aspetti psicologici.

Di fatto un protagonista vero e proprio non c’è. Ci sono due piani narrativi, esposti in terza persona: l’uno che racconta dei Marangoni, con particolare riguardo a Enrico, il padre; l’altro che si concentra su Giulia e sulla sua squadra. Non saprei dire se questa sia una cosa voluta dall’autore, come non saprei dire se la mancanza di un protagonista sia o meno un limite per il romanzo. Di certo l’effetto che produce è comunque positivo per la lettura, che è scorrevole e piacevole. La lettura infatti va via veloce e vi assicuro che dovrà passare del tempo prima che si profili nella vostra mente un’idea del movente e dell’assassino.

Insomma, Antonio Falco trova nel thriller il suo genere! Da parte mia l’esortazione a continuare in un lavoro che è cresciuto davvero esponenzialmente e che credo possa serbare per noi altre piacevoli sorprese in futuro!

Antonio Falco


Antonio Falco è nato a Torino nel 1973, dove vive. Laureato in Scienze dell’Educazione, lavora come informatico presso l’Università degli Studi di Torino. Fin da piccolo ha maturato, tuttavia, la passione per la lettura, che lo ha portato, poi, a scrivere. Il suo primo romanzo è “Il cane che avrebbe dovuto chiamarsi Fido” pubblicato nel 2017 dalla casa editrice “Il Ciliegio” che ha curato l’edizione anche del suo secondo romanzo.