LA TEORIA
DELLO SPILLO
Michele Brusati
Editore: iDobloni del Covo della Ladra
Genere: Noir, umoristico
Pagine: 247
Anno edizione: 2024
Sinossi. GianMaria Strazzer lavora come guardiano in un supermercato di Milano. Ma è anche il custode dei beni di un certo Tony Ebola: non proprio un tipo raccomandabile. Che fine abbia fatto questo Ebola, con i suoi affari, non è cosa che interessi al nostro Strazzer, perché tanto ci sono io, il suo avvocato. Non so neppure perché lo rappresento, dato che non riesce mai a stare fuori dai guai. Soprattutto adesso, mentre siamo sotto elezioni del nuovo sindaco di Milano e io lavoro per lo studio che rappresenta uno dei candidati.E Strazzer che fa? Finisce implicato in un ricatto che potrebbe mandare all’aria le intere elezioni e la mia carriera. Ma, dopo tutto, siamo a Milano e, in questa città, tutti devono sottostare ai dettami della teoria dello spillo.
“A tirar giù uno spillo da questo finestrino, ora, a farlo cadere su Milano, può stare certo di una cosa: lo spillo beccherà un tizio intento a fregare qualcun altro. In questa città tutti si fregano a vicenda.”
TAPPA THRILLERNORD
Chiamami se vuoi “noir”, ma sono un vero buddybooks!
In queste poche parole, scelte per introdurre la tappa del blogtour su Thrillernord, è distillata l’essenza del nuovo romanzo di Michele Brusati: La teoria dello spillo, edito nella collana EnigMi di iDobloni.
Non c’è dubbio che l’elemento noir sia il cardine della trama e dell’ambientazione. Un genere, il noir, che a differenza del giallo non ha come unico obiettivo il disvelamento del colpevole; del chi, del come e del perché di un delitto. Il crimine diventa quasi un pretesto per ampliare l’orizzonte della narrazione, per affrescare vizi, vezzi e idiosincrasie della società contemporanea.
La teoria dello spillo centra in pieno in quest’ultimo intento, restituendo un fotogramma estremamente nitido della città di Milano. Quel crogiolo di vite, affari, ambizioni, illegalità e politica che serpeggia, a velocità frenetica, all’ombra del Duomo e dei grattacieli.
L’autore ritrae in modo efficace le tante facce del capoluogo meneghino, adottando un registro inedito, scanzonato, che ribalta le prospettive classiche del genere letterario. Se è vero che non mancano, soprattutto in ambito italiano, gialli e noir “alleggeriti” da una verve umoristica o da sfumature cozy, Michele Brusati si spinge oltre.
Nel suo romanzo, infatti, non c’è una singola “linea comica”, un unico personaggio atto da destare, saltuariamente, l’ilarità del lettore. Dalla prima all’ultima pagina, La teoria dello spillo è imbevuto di un’ironia potentissima, onnipresente, che attinge a un cifrario poliedrico e sfaccettato. Un’ironia cangiante, ora sottile ora colorita. Talvolta surreale, talvolta trash. A tratti grottesca, a tratti amara.
Uno stile che si concretizza, in primis, grazie a un sapiente uso del narratore interno, il vero buddybooks del romanzo: l’avvocato di GianMaria Strazzer, una voce amica che racconta, da prospettiva privilegiata, le rocambolesche dis-avventure del protagonista (figura, quest’ultima, alquanto parca di parole ma prodiga di baruffe). A ciò si aggiunge un ricchissimo stuolo di personaggi sopra le righe: un campionario di bauscia, cummenda, vamp, politicanti, criminalotti, parvenu, ciarlatani e azzeccagarbugli.
Emerge, quindi, una satira dal retrogusto pulp e dall’andamento picaresco: una trama che sembra rielaborare, in chiave attuale e romanzata, fatti e misfatti della Prima e della Seconda Repubblica. Il tutto senza mai inficiare la sospensione dell’incredulità del lettore – dettaglio non scontato, considerando l’estrosità delle situazioni descritte.
In ogni caso, La teoria dello spillo è anche e soprattutto un buon giallo. La soluzione del delitto – commesso sullo sfondo delle quanto mai incerte elezioni comunali – sarà svelata con un colpo di scena degno della miglior tradizione mystery. Parafrasando una celebre frase del commissario Gordon, GianMaria Strazzer non è l’eroe che Milano merita, ma quello di cui ha (un disperato) bisogno.
A cura di Bruno Vigliarolo
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Michele Brusati
è piemontese, classe 1977. Non sopporta le code alle poste, le birre artigianali, gli aperi-cena e le attese in ospedale. Ancor peggio, non ne può più dei gialli scritti in fotocopia. Ah, odia le quarte copertine.