Recensione di Roberto Forconi
Autore: Edgar Allan Poe
Traduttrice: Daniela Palladini
Editore: Newton-Compton
Genere: Giallo
Pagine: 128
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Con i tre racconti incentrati sul personaggio di Auguste Dupin, Edgar Allan Poe diede inizio alla storia del “giallo”. Per la prima volta nella letteratura, ne “I delitti della Rue Morgue” (uscito su una rivista di Philadelphia nell’aprile del 1841), il protagonista è un investigatore chiamato, con i soli mezzi della ragione, a scavare tra gli indizi per ricostruire passo dopo passo gli avvenimenti e incastrare il colpevole. È anche il primo e il più classico degli “enigmi della stanza chiusa”, nei quali, cioè, sembra impossibile stabilire come si sia consumato il delitto in una stanza chiusa dall’interno. Con “Il mistero di Marie Rogêt” (1842) e “La lettera rubata” (1844), pur in presenza di una morte violenta e di un furto compromettente, l’indagine prende le forme di un’avventura squisitamente intellettuale, destinata a suscitare nel lettore la sorpresa di una soluzione geniale, imprevista e incredibilmente a portata di mano, come in un gioco di prestigio. Introduzione di Roberto Galofaro.
Recensione
Se non avessimo avuto un Edgar Allan Poe, probabilmente oggi ci saremmo trovati a leggere storie differenti, attorniate da personaggi probabilmente buffi, irriverenti certo, ma chissà, forse piatti e senza “mestiere”.
Leggere Poe è gettarsi nell’abisso e ritornare con una consapevolezza di non voler tornare indietro. Un po’ come l’essere ribelle e incline al non sottostare a tutte le regole, noi come il giovane Edgar potremo ragionar su come Auguste Dupin sia diventato un po’ l’antieroe e reietto al contempo di un mondo moderno i cui mostri provengono dal buio e dalla notte.
Poe poeta – scusate l’allitterazione -, il maledetto la cui morte è avvolta nel mistero, scherzo del destino e dei suoi racconti del terrore. Lo stesso Torquemada pronto a torturar senza indegno ritegno non avrebbe avuto parole di accusa se avesse avuto modo di conoscere e approfondire la brillante mente del genio scrittore.
Ed eccoci qui, finalmente a parlare di un’opera il cui racconto si perde nella stessa letteratura e celebrazioni accademiche, tra recensori illustri e mostri sacri della scrittura. Quindi, si tratterà solamente di una raccolta di pensieri su questo libro fondamentale dei classici gialli investigativi che spero avvicinerà i neofiti del genere e farà sorridere con piacere gli esperti.
Chi è Auguste Dupin? E’ forse lo stesso ribelle Poe degli anni della giovinezza, un deduttivo ed intuitivo detective non detective che analizza e cerca la risoluzione dei casi attraverso l’intelligenza. Un cugino all’americana del più noto Holmes, un uomo capace di dare un volto umano alle tragedie che vede.
E’ l’Auguste Dupin nato povero a Parigi e costruito sul modello del francese Vidoq, che compare per la prima volta nel famigerato e immenso “I Delitti della Rue Morgue”.
In questa edizione troviamo i tre racconti in cui Dupin tesse le regole del Giallo: I Delitti di Rue Morgue, Il Mistero di Marie Rogêt e La Lettera Rubata, usciti tutti a cavallo tra il 1841 e il 1844.
Approcciarsi a Poe è come lasciarsi andare in un labirinto oscuro, dove ogni incrocio è un tassello di un puzzle da risistemare e che una volta terminato ti porta dritto all’uscita con lucida deduttività e un leggero senso di appartenenza al racconto giallo. Ti trasporta dentro con facilità opportuna e senza volerne, improvvisamente si dissolve come una soluzione geniale che lascia piacevolmente sorpreso il lettore in erba.
I Delitti di Rue Morgue ambientato a Parigi lascia poco spazio all’immaginazione: due delitti atroci perpetrati all’interno di un appartamento del 4° piano di un palazzo esosamente fatiscente chiuso a sua volta dall’interno in un’enigma da scatola chiusa che stimola la mente di Dupin a trovare in maniera brillante la soluzione del caso. Un racconto che ha segnato le epoche, frequentemente scopiazzato da cinema, musica e fumetti; scritto veloce, leggero, che va dritto al cuore e introduce Dupin nel “Murder Mystery”.
Ritroviamo lo stesso “non-detective” ne Il Mistero di Marie Rogêt, uscito circa un anno e mezzo dopo segue le vicende di Dupin nell’indagare attraverso gli articoli di giornale su un delitto commesso sulle rive della Senna. Geniale e al contempo innovativo nel costruire un’indagine su un vero fatto accaduto e rimasto insoluto.
Il terzo racconto della raccolta è La Lettera Rubata, praticamente un inno alla crime story poliziesca in cui Edgar Allan Poe narra del furto di una lettera compromettente perpetrata dal ministro D ai danni di una gran dama di corte. Il Prefetto della Polizia di Parigi conosce l’identità del ladro, ma durante la perquisizione non riesce a trovare l’oggetto incriminato. Sarà Auguste Dupin – chiamato dal prefetto G. – a risolvere il caso in maniera anticonvenzionale.
Un racconto estremamente differente da i Delitti di Rue Morgue e anche meno veloce de il Mistero di Marie Rogêt, che si pone avanti nello stile e denota una maturità assoluta raggiunta da Poe negli anni in cui Il Pozzo e Il Pendolo e il Gatto Nero faranno raggiungere al Maestro del Terrore vette ancora oggi inarrivabili.
Un’edizione curata in maniera impeccabile da Newton-Compton che non mancherà di arricchire la vostra libreria e che farà in modo di farvi conoscere un personaggio e uno scrittore che tutt’ora viene studiato nelle migliori università del pianeta.
Edgar Allan Poe
(Boston 1809 – Baltimora 1849), inventore del thriller psicologico e pioniere della detective story, è uno dei più importanti scrittori statunitensi e di tutto il mondo.
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