Mario Desiai
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 400
Anno edizione: 2025

Sinossi. I segreti e i silenzi avvolgono i protagonisti di questa storia come il malbianco infesta il tronco degli alberi. Tra i Petrovici, infatti, ci sono da sempre più fili nascosti che verità condivise. Ma le domande del figlio che si è smarrito, e per questo si volta a guardare le proprie orme, diradano via via le nebbie di una memoria famigliare lacunosa e riluttante. Se «di certi fantasmi ci si libera soltanto raccontandoli», prima di tutto bisogna conoscere il passato da cui proveniamo. Dai boschi di Taranto al gelo dei campi di prigionia tedeschi, Mario Desiati torna con un grande romanzo che indaga il rapporto tra l’individuo e le sue radici, il trauma e la vergogna, interrogando con coraggio il rimosso collettivo del nostro Paese. Marco Petrovici ha quarant’anni e vive a Berlino, quando all’improvviso, un giorno, inizia a svenire. Per scoprire l’origine di questi suoi disturbi e ritrovare un po’ di pace, decide di tornare in Puglia, dai genitori ormai anziani che vivono immersi in un bosco di querce e lecci nella campagna tarantina. Schiacciato dai sensi di colpa per non essere il figlio che Use e Tonia speravano, si ferma nella casa di famiglia per occuparsi di loro, ma allo stesso tempo si convince che le cause del suo malessere vadano cercate nella memoria sepolta di quel loro cognome così strano. A partire da un ricordo d’infanzia dai contorni fumosi – un balordo un po’ troppo famigliare che suona il violino sotto la neve di Taranto –, con l’aiuto di zia Ada, della letteratura e della storiografia, della psicoterapia e di un diario ritrovato non per caso, Marco cura il «malbianco» che opprime la sua famiglia. Facendosi largo tra reticenza e continue omissioni, scopre la vita segreta della bisnonna Addolorata, trovatella e asinaia, e ricostruisce le vicende di nonno Demetrio e di suo fratello Vladimiro, entrambi reduci di guerra, una guerra combattuta e patita in modi molto diversi. Chi sono davvero i Petrovici? Da dove arrivano? E cosa c’entra con loro un’antica ninna nanna yiddish che inconsapevolmente si tramandano da quasi cent’anni? Questa è la parabola di chi rivolge lo sguardo dietro di sé, alle proprie origini più profonde, per vivere il presente e immaginare un futuro libero da quel malbianco che nasconde la vera essenza delle persone. Raccontando la frenesia e i turbamenti di un protagonista consumato dalla storia che si porta addosso, Mario Desiati ci consegna il suo romanzo più lirico, inquieto, ambizioso e maturo.
Recensione di
Giuseppe Tursi
Marco Petrovici, protagonista della storia, vive a Berlino. Dopo una serie di inspiegabili svenimenti, decide di tornare nella casa nel bosco fuori Taranto, dove i suoi genitori, ormai anziani, vivono. Da quel momento, Marco sviluppa un’ossessione per la storia della sua famiglia. Ci sono troppi non detti, parole che rimangono sospese.
C’è qualcosa che non riesce ad afferrare e sente il bisogno di andare a fondo. Il suo cognome, Petrovici, è la prova tangibile che le sue radici non affondano nella terra pugliese, e questo lo spinge a indagare ancora di più.
Desiati costruisce una narrazione che attraversa epoche e luoghi diversi: Berlino, Taranto e la Russia. La memoria dei territori e delle persone si intreccia con il destino della famiglia Petrovici, e la Seconda Guerra Mondiale rappresenta un punto cruciale per svelare l’evento che ha segnato il loro passato.
L’autore compie un lavoro eccellente nella ricostruzione storica, restituendo con precisione alcuni passaggi fondamentali della guerra e intrecciandoli con la saga familiare. Il risultato è un affresco autentico e coinvolgente della famiglia Petrovici.
Il malbianco è una malattia che colpisce gli alberi, manifestandosi con una patina che si deposita sulle foglie, celando ciò che vi è sotto. Allo stesso modo, nella memoria della famiglia Petrovici si è depositato un velo, nascondendo segreti e storie, alcune delle quali hanno addirittura disonorato la famiglia.
La scrittura di Desiati è avvincente e trascina il lettore, capitolo dopo capitolo, nella scoperta della verità. Il romanzo non è solo la storia di una famiglia, ma un viaggio dentro le ombre delle nostre origini. Siamo davvero sicuri di conoscere fino in fondo la nostra storia?
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Mario Desiati
è uno scrittore, poeta e giornalista italiano, vincitore del Premio Strega 2022. È cresciuto a Martina Franca occupandosi di cronaca politica e sportiva su giornali locali tra cui «Il Corriere della Valle d’Itria». In seguito alla laurea in Giurisprudenza conseguita a Bari nel 2000 ha lavorato in uno studio legale e pubblicato saggi sulla responsabilità civile. Nel 2003 si è trasferito a Roma, dove è stato caporedattore della rivista «Nuovi Argomenti» ed editor junior della Arnoldo Mondadori Editore. Dal 2008 a ottobre 2013 si è occupato della direzione editoriale di Fandango Libri confluita oggi nel gruppo indipendente Fandango editore. Ha scritto e pubblicato poesie, antologie, saggi e romanzi. Collabora con «La Repubblica» e «L’Unità». Da un suo romanzo è stato tratto il film Il paese delle spose infelici. Ha pubblicato, tra gli altri libri, Neppure quando è notte (peQuod, 2003), Le luci gialle della contraerea (Lietocolle, 2004), Vita privata e amore eterno (Mondadori, 2006, premio Paolo Volponi per l’impegno civile), Il paese delle spose infelici (Mondadori, 2008), Foto di classe (Laterza 2009), Candore (Einaudi, 2016). Il suo Ternitti (Mondadori, 2011) è entrato a far parte della cinquina dello Strega. Nel 2022 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Spatriati (Einaudi 2021). Sempre per Einaudi pubblica Malbianco (2025).