Recensione di Cristina Bruno
Autore: Gina Berriault
Traduzione: Francesca Cosi
Editore: Mattioli 1885
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 128
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Lasciata dall’uomo che amava proprio quando quest’ultimo comincia ad avere successo come scrittore, Ilona sente crescere in lei il bisogno sempre più impellente di ricordare una figura che si è lasciata alle spalle da molto tempo; suo fratello maggiore, Albert. La protagonista si ritrova così a riflettere sul significato dell’abbandono, così come su quello dell’invidia, una tematica che ritorna nei dialoghi tra i vari personaggi, tutti aspiranti romanzieri.
Recensione
Ilona Lewis è una donna tormentata e quando finisce la sua relazione con lo scrittore Martin Vandersen vive di ricordi, rimpianti, bruciandosi nella fantasia di quel che era, poteva essere o sarà. La morte del fratello Albert, che non vedeva da anni, la coglie di sorpresa e crea una breve pausa al suo vagabondare esistenziale. Chi è Ilona, cosa cerca e chi ama davvero?
“Un’ossessione si esaurisce da sola o esaurisce la sua preda.” In questa frase è condensato il senso di tutto il libro. L’ossessione per la scrittura, per la fama che avviluppa tutta la cerchia di amicizie di Ilona e quella di Ilona stessa per Martin. Tutti i personaggi hanno la loro “ossessione” personale, che funge da motore e allo stesso tempo da freno al loro vivere. Il libro mai scritto, quello ancora da scrivere, quello bruciato per rabbia o per paura ne è un aspetto. L’amore con le sue mille sfaccettature è un altro.
Cos’è l’amore per Ilona?
Nei frammenti dei suoi pensieri troviamo il fratello, i genitori, la figlia, l’ex marito, ma soprattutto Martin. È Martin a popolare le sue fantasie e i suoi ricordi, è lui che cerca e che spera di incontrare vagando per la città, è lui il suo oscuro oggetto del desiderio. Attorno a lei fantasmi che incontra e con i quali condivide attimi dell’esistenza che si perdono nell’oceano delle sue ansie e delle sue debolezze. Chi è davvero Ilona? È una donna alla ricerca di se stessa, della propria strada, una donna che vuole essere amata, in fuga dal suo passato, da una famiglia sfaldata, preda di un’ossessione che lentamente la consuma.
Nel romanzo non c’è una trama vera e propria ma un insieme di ricordi, pensieri che si affacciano alla mente ricorsivi e impetuosi come le onde dell’oceano che si infrangono sugli scogli sotto la casa di Martin o di Claud. Vediamo il mondo con gli occhi di Ilona, un mondo congelato in un particolare momento spazio temporale legato alla sua storia con Martin. Storia finita eppure sempre presente nella mente di Ilona.
E anche tutti i personaggi di contorno sono visti attraverso gli occhi di Ilona e compaiono di sfuggita nei suoi pensieri come nella sua vita. Leggendo il libro è inevitabile riandare a certi registi della Nouvelle Vague, in particolare a Buñuel e ai suoi film dove si condensano e si riflettono le tortuose vie dell’animo umano e del desiderio.
Certe scene sembra quasi di vederle sullo schermo, rigorosamente in bianco e nero per dare spazio all’interiorità piuttosto che all’ambiente esterno. Scene lente dove quel che conta è il viso in primo piano del personaggio, i suoi occhi, le sue riflessioni che si fanno immagine. Nel romanzo non c’è un inizio e non c’una fine, tutto torna e si ripete: gli incontri, le amicizie, gli affetti, le paure, le passioni.
Un libro inusuale, da leggere con attenzione e allo stesso tempo con leggerezza.
A cura di Cristina Bruno
Gina Berrialut
(1926-1999) è autrice di quattro romanzi, tre raccolte di racconti e diverse sceneggiature. Il suo lavoro è stato ampiamente pubblicato da riviste quali Esquire, The Paris Review e Harper’s Bazaar. Nel 1996 un’antologia che riuniva anche i racconti qui presentati ha vinto il premio PEN / Faulkner, il National Book Critics Circle Award e il Bay Area Book Reviewers Award. Nel 1997 è stata scelta come vincitrice del Premio Rea per la Short Story. Questa è la prima traduzione in italiano.
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