Le verità spezzate




Alessandro Robecchi


Editore: Rizzoli

Genere: Giallo

Pagine: 276

Anno edizione: 2024

Sinossi. Il grande regista de “Le verità spezzate”, Manlio Parrini, ha deciso di tornare dietro la macchina da presa. Celebrato da pubblico e critica, all’apice del successo aveva abbandonato il cinema perché gli sembrava “un posto senza verità”. Ma ora, superati i settant’anni, ha in testa una storia speciale: un film su Augusto De Angelis, pioniere del giallo italiano negli anni Trenta. La morte violenta di Augusto De Angelis – un uomo libero senza libertà – è, per il Maestro Parrini, un caso irrisolto, che puzza di ingiustizia e ottusa censura fascista e che oggi più che mai deve essere raccontato. Ma proprio quando il regista ha trovato un produttore per il suo progetto e avviato la stesura della sceneggiatura insieme all’amica e complice Sara De Viesti, un altro giallo irrompe nella sua vita: l’omicidio dell’anziana vedova Bastoni, proprietaria della villa adiacente a casa sua. La stampa, avida di notizie, si getta sul caso e gli inquirenti si muovono tra mille ostacoli e condizionamenti, e anche Parrini si sente attratto da questo omicidio, che gli ricorda un delitto d’altri tempi, di quelli usciti dalla penna del suo Augusto De Angelis.

 Recensione di Salvatore Argiolas

Nel giallo “Il banchiere assassinato” del 1935 il commissario De Vincenzi dice che tutto sommato quello che lo porta a fare il suo mestiere, a impegnarsi con passione in indagini difficili, complicate e a volte anche pericolose, non è la curiosità di sapere chi è stato, ma un mistero molto più grande, che da sempre ci appassiona, il mistero del cuore umano.

Il libro e il commissario così interessato agli aspetti psicologici dell’inchiesta sono scaturiti dalla mente di uno scrittore che si può considerare uno dei padri nobili del romanzo poliziesco italiano, Augusto De Angelis.

“Le verità spezzate” è un commosso omaggio a questo giallista che ha avuto una carriera contrastata dal fascismo che prima ha esercitato un ferreo controllo sui gialli che dovevano seguire linee guida sempre più restrittive decidendo poi, alla fine del 1941, di bloccare definitivamente ogni nuova uscita di romanzi polizieschi.

Una lettera di Arnoldo Mondadori del gennaio 1942 a Giorgio Scerbanenco illustra perfettamente il clima che viveva il mondo letterario in quel periodo di guerra.

L’editore comunica infatti che a causa “delle disposizioni superiori che limitano la pubblicazione dei romanzi polizieschi, consentendo l’uscita di solo volume al mese presso ciascun editore” è costretto a “dover sospendere, per ragioni di forza maggiore, la preparazione di nuovi romanzi e invita pertanto a sospendere le consegne”.

Non furono solo i gialli però nel mirino del regime ma anche i fumetti subirono un controllo sempre più capillare sino alle proibizioni delle pubblicazioni come documentato dal corposo saggio “Eccetto Topolino” di Fabio Gadducci, Sergio Lama e Leonardo Gori che è anche un eccellente scrittore di noir.

La volontà di esercitare la supremazia politica sulla cultura e sulla verità, poteva dirsi completa in quanto si potevano pubblicare solo i libri approvati da un ministero creato appositamente, il Ministero della Cultura Popolare chiamato anche, con una buona dose di ironia, MinCulPop.

La ricostruzione della vita e delle opere di De Angelis si intreccia alla volontà del celebre regista Manlio Parrini di tornare dopo tanto tempo alla regia con un film proprio dedicato allo scrittore e soprattutto alla sua morte, causata nel 1944 da un brutale pestaggio da parte di un facinoroso fascista.

Parrini è anche coinvolto nel brutale omicidio della ricca anziana che lo ospitava e le due indagini, quella su De Angelis, per poter illustrare al meglio la sua arte, e quella sul recente omicidio tendono ad intrecciarsi e a sovrapporsi in un continuo gioco di specchi che porta il regista a fare raffronti tra i gialli scritti e la vicenda che sta vivendo per concludere che gli sembrava di essere proprio in un romanzo di De Angelis.

Il regista è diventato universalmente celebre con il film “Le verità spezzate” e individua questo concetto anche come fulcro del nuovo progetto cinematografico:

Manlio Parrini sapeva qual era il vero problema: raccontare una vita, e quindi rispettarla, per quanto si può, ma darle la curvatura di lezione universale, di senso generale non tanto di quella vita, ma delle vite tutte, delle vite nostre. Era quello che aveva fatto de “Le verità spezzate” un capolavoro, ed era quello che voleva rifare” (…)

“Avrebbe portato a casa quel film come lo voleva lui? Non un film su uno scrittore di gialli degli anni Trenta, ma un film su di noi, sui tempi bui, sulla dittatura del conformismo, sul nostro piccolo cedere spazi di libertà perché ci sembrano dettagli trascurabili.”

Alessandro Robecchi riesce con grande bravura a incastrare nel libro tanti diversi temi, tutti interessanti e di scottante attualità ma ha anche il merito di ricordare un grande scrittore e un grande investigatore, uno dei pochi ancora attuali di quelli comparsi nel primo dopoguerra.

Il commissario De Vincenzi era “pessimista e dark, ombroso, poco propenso all’ottimismo burbanzoso e sbruffone del regime, lontanissimo dall’Uomo Nuovo che la dittatura voleva forgiare. Andiamo, un poliziotto del Ventennio che leggeva Freud, che nascondeva nei cassetti della sua scrivania, in questura, “Les serpent à plumes” di Lawrence, addirittura l’Eros di Platone. Così poco fascista, insomma, così poco maschio e volitivo.

Un’eccezione, una mosca bianca che voleva volare con le altre mosche, quasi tutte nere…”

In “Sei donne e un libro” De Angelis parla del suo personaggio in termini ancora più emblematici:

Voleva trovare la verità, lui: attraverso i vari personaggi di ogni dramma.

Faceva un lavoro esclusivamente psicologico. Era convinto che ognuno agisse soltanto come era capace di agire. Gli indizi materiali non gli servivano che come punti di riferimento.” (…) “Era nervoso. Non per i molti rischi che correva. Carriera spezzata, dimissioni, eccetera. Non ci pensava neppure. Ma perché se gli fosse fallita quella prova, avrebbe avuto la prova matematica della propria impotenza a dominare avvenimenti e uomini., La certezza che il suo metodo era sbagliato.”

Libro veramente bello, “Le verità spezzate” oltre ad approfondire la situazione del giallo italiano negli anni Trenta e Quarante del secolo scorso, mostra anche un’interessante descrizione delle fasi di preparazione di un film, con tutte le riunioni che precedono di molto il ciak iniziale ma soprattutto fa venire la voglia di leggere ( o di rileggere) tutta la produzione narrativa di Augusto De Angelis.

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Alessandro Robecchi


scrive per vari giornali, per la tivù e per il teatro. È stato editorialista di «Il manifesto» e una delle firme di «Cuore». È tra gli autori degli spettacoli di Maurizio Crozza. È stato critico musicale per «L’Unità» e per «Il Mucchio Selvaggio». In radio è stato direttore dei programmi di Radio Popolare, firmando per cinque anni la striscia satirica Piovono pietre (Premio Viareggio per la satira politica 2001). Ha fondato e diretto il mensile gratuito «Urban». Attualmente scrive su «Il Fatto Quotidiano», «Pagina99» e «Micromega». Ha scritto: Manu Chao, musica y libertad (Sperling & Kupfer, 2001) tradotto in cinque lingue, e Piovono pietre. Cronache marziane da un paese assurdo (Laterza, 2011). Tra i suoi libri, tutti editi con Sellerio, si ricordano: Questa non è una canzone d’amore (2014), Dove sei stanotte (2015), Di rabbia e di vento (2016), Torto marcio (2017), Follia maggiore (2018), I tempi nuovi (Sellerio 2019), I cerchi nell’acqua (2020), Flora (2021), Una piccola questione di cuore (2022), Pesci piccoli (2024). Nel 2024 esce per Rizzoli Le verità spezzate.