Lettere a un’ estranea




   Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Mercedes Pinto Maldonado

Traduzione: Claudia Acher Marinelli

Editore: Amazon Crossing

Genere: thriller

Pagine: 345

Anno di pubblicazione: 2018

 

 
 
 
 
 
 
 

L’improvvisa morte della madre, Dõna Alberta, costringe Berta a lasciare, temporaneamente, la città adottiva, Londra, per tornare a Madrid. Sono anni ormai che non vede la casa natale, da quando è scappata perché non si sentiva amata, compresa, non si sentiva figlia e tantomeno sorella. La sua è stata un’infanzia triste, povera d’affetto e ricca di costrizioni, spesso dolorose. La fuga e l’inserimento in una città difficile l’hanno resa una donna forte, indipendente e di successo.

Berta affronta Madrid con lo spirito di chi si è lasciato tutto alle spalle, di chi non ha dimenticato ma non è più succube del passato, forte di una condizione brillante e ricca di aspettative. Ma basta rientrare nella vecchia casa, dove tutto appare immutato, dove nemmeno i suppellettili sembrano essere stati spostati, dove, grazie alla fidata Teresa, neanche la polvere trova alloggio, dove persino l’odore della madre ristagna nelle stanze e soffoca la gola, il cuore, la mente, basta tutto questo per sprofondare nuovamente in un incubo senza fine.

Un incubo che la sua nuova condizione vuole cancellare ad ogni costo ed è per questo che Berta trova rifugio in Teresa, la donna di servizio, la tata, l’amica, la mamma sostitutiva, colei che ha sempre cercato di proteggerla dalla freddezza di Dõna Alberta attraverso piccoli momenti di serenità.

Desiderosa di rivalsa e felice di avere comunque ereditato una cospicua eredità da investire nel ristorante londinese, Berta allontana gli spettri del passato curiosando in quella casa che non ha mai veramente conosciuto. Ed è proprio esplorando la soffitta, nonostante il parere sfavorevole di una sempre più strana Teresa, che il passato emerge con tutta la sua forza e con tutti, o quasi, i segreti di una famiglia che ha causato e continua a causare sofferenza. In particolare, la giovane donna si trova tra le mani un plico di lettere, per lo più mai aperte, indirizzate alla sorella Yolanda. La lettura di queste lettere d’amore stimola ancora di più la curiosità di Berta nei confronti della sua famiglia, portandola così ad un’avida corsa alla ricerca di verità nascoste. Il risultato? Più vite a rischio, compresa la sua, e un cuore in tormento.

 

Il passato non si scorda mai, questo è assodato. Puoi cambiare nome, vita, famiglia ma prima o poi ritorna. Questo è quanto è accaduto a Berta, una ragazza che ha deciso di lasciarsi la famiglia alle spalle e fuggire per ricominciare, ma proprio all’apice della sua rinascita il destino le gioca un brutto scherzo: muore sua madre. Il ritorno obbligato a casa è dovuto a necessità burocratiche, non certo all’affetto che legava mamma e figlia ma è bastato per far capire a Berta che non si può sempre fuggire e che il passato va affrontato per vivere meglio il presente.

Berta inizia un suo percorso personale, un viaggio per cercare di comprendere ciò che non ha mai compreso e lo fa attraverso la ricerca di ciò che è appartenuto al suo passato ma soprattutto a quello di sua madre. È una scommessa con se stessa, per ricomporre il puzzle di un’infanzia dolorosa e priva di affetti, per chiudere definitivamente con quel capitolo della sua vita. Il momento di sconforto e debolezza che sta passando, la mancanza di fiducia nell’unica persona che l’ha vista crescere e che le è sempre stata vicina, la induce a rifugiarsi in una storia struggente, in un mondo fatto di carta e lettere, in un mistero che vuole assolutamente risolvere.

Non mi sento di definire questo romanzo un vero e proprio thriller. Sicuramente gli eventi, il mistero, l’inquietudine di Berta presso la casa natale, l’incertezza rispetto alle figure che la circondano, alcune frasi presenti nelle lettere scoperte, possono creare un’aria pesante, poco piacevole, possono infondere paura ma, secondo me, a fare da padrona è l’atmosfera che ruota attorno a questa corrispondenza aperta dopo tanti anni.

Sì, perché se è vero che cela i segreti di una vita passata, è anche vero che emana amore, un amore così grande che la stessa Berta ne rimane abbagliata. Una volta portate alla luce, le lettere rubano la scena, non importa cosa accade a Madrid perché il bisogno più grande per Berta è tuffarsi in quelle righe e fare una scorta di amore. La loro potenza è talmente grande da indirizzarne i comportamenti.

Proprio grazie alle lettere abbiamo un quadro completo di Berta, del suo carattere, dei suoi bisogni e del suo essere, ma contemporaneamente ci svelano anche un altro personaggio fondamentale del romanzo, il mittente di questi scritti. L’autrice racconta il pittore Sàul attraverso la corrispondenza, scavando nella sua anima, con una delicatezza infinita.

La trama è interessante, i misteri che ruotano attorno a questa famiglia sono tanti e non mancano certo le sorprese. I personaggi privilegiati, Berta e Sàul sono trasparenti da quanto ben descritti ma ce ne sono altri degni di nota, come per esempio Teresa, Dõna Alberta e l’investigatore, Alfonso, ingaggiato dalla stessa Berta come aiuto nelle ricerche.

È un romanzo che accontenta sicuramente tutti coloro che amano ancora ricevere e leggere lettere, che ne riconoscono il potere, che immaginano il mittente mentre è intento a scrivere, soddisfa un po’ meno gli amanti del thriller mozzafiato.

Copertina bellissima.

 

 

 

Mercedes Pinto Maldonado


È nata a Granada e vive a Malaga. Ha lasciato gli studi di medicina per dedicarsi completamente alla scrittura. Due dei suoi romanzi sono diventati dei bestseller in diversi paesi e sono rimasti per più di un anno nella Top 100 di Amazon.

A cura di Patrizia Argenziano

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