Luna di miele




Recensione di Mirella Facchetti


Autore: Giorgio Scerbanenco

Editore: La nave di Teseo

Genere: Narrativa

Pagine: 174 nella versione a stampa

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Un sacerdote con qualche peccato sulle spalle, don Paolo, assiste alla drammatica fine di un matrimonio. La giovane Lena si fa sposare con l’inganno da Alberto, un uomo energico ma debole di carattere, costringendolo a lasciare la donna di cui è innamorato, Eva. Scoperto l’imbroglio, il matrimonio si consuma in anni di frustrazione quotidiana finché Alberto, in un raptus violento, uccide Lena per scappare finalmente con Eva. Mentre la polizia indaga sull’omicidio, don Paolo sospetta subito di Alberto e segue gli amanti in fuga fino a una piccola pensione, la loro luna di miele, sperando di riuscire in qualche modo a salvarli. Ma i due, sempre più immersi in un rapporto morboso, sensuale e rovente, lotteranno fino all’ultimo per difendere il loro amore proibito.

Recensione

È uno Scerbanenco diverso da quello dell’ultimo romanzo (trovate la recensione de “l’Isola degli idealisti” su Thrillernord).

Se “l’isola degli idealisti” era un romanzo che avvolgeva come una tranquilla giornata di sole, in questo testo a farla da padrone è la tensione, il giudizio, l’immaginazione feroce, spietata e senza remore, del parroco protagonista. Un sacerdote costantemente teso tra il suo tentativo di mantenersi in equilibrio tra la sua Missione, il suo essere pastore di anime e i suoi pensieri e comportamenti da semplice essere umano.

Facciamo la conoscenza di tre personaggi – Alberto, Lena ed Eva, il classico e perfetto triangolo -, dei loro desideri, delle loro paure, ma solo e unicamente attraverso gli occhi e l’immaginazione del parroco.

Li vediamo vivere, odiare, amare, sempre e solo attraverso una sua ricostruzione, un suo tentativo di capire, giustificare, dare un senso ad azioni, impulsi, sentimenti.

Se colpevole e movente appaiono scontati, sin dall’inizio, la ricostruzione dei fatti è feroce, pressante, potente a tratti “fastidiosa”, per la necessità del parroco di andare a fondo, di perdersi in pensieri ed immagini che poco si addicono ad un uomo di Chiesa.

È un romanzo specchio di un’epoca passata, il cui punto di partenza (femminicidio) è purtroppo ancora molto attuale e apre, sul punto, ampi spazi di riflessione.

Non è sicuramente una lettura leggera e di pura evasione, ma Scerbanenco, come sempre, è in grado di lasciare un segno nel lettore.

Giorgio Scerbanenco


Giorgio Scerbanenco, scrittore italiano di origine russa. Di madre italiana e padre ucraino, a sedici anni si stabilì a Milano. Fu collaboratore, redattore e direttore di periodici femminili ad alta tiratura, per i quali scrisse racconti e romanzi «rosa», per lo più ambientati nell’America degli anni Quaranta. Più tardi approdò al genere poliziesco e fu il successo, prima con “Venere privata” (1966), poi con “Traditori di tutti” (1966). Altrettanto fortunate le opere successive, da “I ragazzi del massacro” (1968) a “I milanesi ammazzano al sabato” (1969), ai racconti postumi di “Milano calibro 9” (1969) e “Il centodelitti” (1970). Protagonista di quasi tutta la serie è Duca Lamberti, accorto investigatore della Milano «nera». Prodigioso narratore di storie e maestro nel catturare l’attenzione del lettore, Scerbanenco fu uno dei primi, in Italia, a confrontarsi con i gusti di un pubblico di massa. La sua scrittura, insieme ingenua e ricercata, antiletteraria, veloce, è singolarmente efficace.