Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Silvana La Spina
Editore: Neri Pozza
Genere: thriller storico
Pagine: 304
Pubblicazione: 25 novembre 2021
Sinossi. Ci sono indagini e indagini. Alcune obbediscono alla logica e al distacco. Altre sono figlie di un grumo di peccati, attraversano il dolore, rendono inspiegabili le cose del mondo. Siamo nel 1783, in una Palermo rancorosa e fetida. La nobiltà è in lotta contro il nuovo Viceré: l’illuminista e intellettuale marchese Caracciolo. Ma mentre accade questo vengono ritrovati i cadaveri di alcune bambine: martirizzate, torturate, uccise e poi abbandonate per strada. Atrocità macabre che sembrano arrivare da un mondo buio e feroce. Così il Viceré manda a chiamare Maurizio di Belmonte, un nobile fuggito da Palermo e da lui incontrato a Londra.
Maurizio torna di malavoglia a Palermo. Alle sue spalle c’è uno scandalo familiare e soprattutto il lungo amore con Viola Inzerillo, ora sposata con un francese. Le sue indagini si rivelano subito difficili: la società palermitana gli sbarra la strada, si mette di traverso e persino il Viceré viene visto come il diavolo che porta il male. Ma presto con l’aiuto dell’avvocato illuminista Francesco Di Blasi qualcosa si muove. Le bambine uccise portano strane medagliette e tutte andavano a «parlare con i morti» da un barone seguace di Cagliostro.
E le torture dicono una cosa chiara: sono assai simili a quelle dei monaci dell’Inquisizione. Ma chi applica ancora quelle torture alle povere disgraziate? Anche Sofia Schulz, «la pittora dei morti» come la chiamano in città, dà una mano alle indagini, non solo per umanità, ma anche per una passione improvvisa per il giovane barone di Belmonte. Ma per risolvere questo caso non basteranno i libri e la limpida ragione del Viceré Caracciolo. Neppure l’arguzia e il fascino di Maurizio Belmonte. Si tratterà di affondare le mani nel male. In un male che una città intera si porta sulle spalle come fosse un antico supplizio.
Recensione
“Palermo è una città che si pasce di queste cose, altro che Illuminismo o secolo illuminato, questa gente non fa altro che brigare con i morti o con le anime dei defunti. Che volete farci, qui il male è antico, se poi possiamo considerare male tutto questo…”
Palermo, Sicilia, ultimo ventennio del 1700, un Viceré illuminato e illuminista, Domenico Caracciolo, sta cercando di apportare diverse riforme, tentando di ammodernare una regione ancora saldamente ancorata al modello feudale, ai privilegi dei nobili, alla povertà del popolo, alle credenze e a una religione spesso fatta di antiche superstizioni. Nel tentativo di sganciare il Paese dal vecchiume e dal marciume, si attira l’odio della classe nobile che vuole mantenere i propri privilegi, mentre in città cominciano ad accadere fatti strani e inquietanti: è nel timore che la faccenda venga strumentalizzata dalla nobiltà per bollarlo di incapacità, o qualcosa di ancora peggiore, che decide di richiamare da Parigi il suo uomo di fiducia, Maurizio Belmonte per affidargli il delicato incarico di indagare e possibilmente mettere immediatamente fine agli efferati assassinii.
Viene infatti ritrovato il corpo di una giovanissima ragazza sui 12/13 anni, uccisa e abbandonata per strada, dopo essere stata orrendamente torturata. Si tratta già del terzo caso, ma se nei primi due l’identità delle ragazzine è nota, stavolta di lei non si sa nulla. È così che il barone Belmonte incaricherà una giovane donna, chiamata “la pittora dei morti” di eseguire un ritratto dal cadavere, in modo da mostrarlo in città e riuscire a scoprirne l’identità.
Sarà così che anche la giovane pittora Sofia Schulz entrerà un po’ alla volta, suo malgrado, a far parte del piccolo “team” investigativo messo in piedi dal barone, e di cui fanno parte anche un avvocato, Francesco Paolo Di Blasi, un brigadiere, il Pazienza, e persino un ragazzino di strada, Genco, col suo gruppo di orfani ladri straccioni. Tutti avranno il proprio ruolo nel trovare e incastrare le tessere dell’intricato mistero, che viaggia su tracce molteplici, fra l’Inquisizione Spagnola, da poco ufficialmente chiusa, ma ancora tenacemente infiltrata, un povero vecchio malato e pazzo che traffica con stregonerie, un Capitano di Giustizia spagnolo che si mette in aperto antagonismo con Belmonte nelle indagini, nonostante il compito gli sia stato affidato direttamente dal Viceré, un Convento, i palazzi, le taverne, i lupanari e le strade di Palermo.
A risucchiare il lettore nella storia non è tuttavia solamente la trama sapiente e via via sempre più incalzante architettata da La Spina, ma anche una scrittura che definirei “immersiva”:
fra nomi di oggetti ormai desueti e termini e brevi conversazioni in siciliano, si viene letteralmente sbalzati nei luoghi e nell’epoca, fino a sentirsene quasi parte.
Mentre ad arricchire la storia ci saranno anche le ombre che incombono sul passato del barone Belmonte, uno scandalo familiare, un amore grandissimo e sfortunato, il legame così forte col Viceré che desta sospetti nella nobiltà. E naturalmente il fermento dell’epoca.
Ingredienti sapientemente mescolati dalla penna dell’autrice in un thriller storico ad alta tensione.
A cura di Sara Zanferrari
Silvana La Spina
è nata a Padova da madre veneta e padre siciliano. Ha pubblicato il volume di racconti Scirocco (La Tartaruga 1992, premio Chiara) e i romanzi: Morte a Palermo (La Tartaruga 1987, Baldini Castoldi 1999; premio Mondello), L’ultimo treno da Catania (Bompiani 1992), Quando Marte è in Capricorno (Bompiani 1994), Un inganno dei sensi malizioso (Mondadori 1995), L’amante del paradiso (Mondadori 1997), Penelope (La Tartaruga 1998), La creata Antonia (Mondadori 2001). Sempre per Mondadori sono usciti i tre romanzi dedicati alle indagini del commissario Maria Laura Gangemi: Uno sbirro femmina (2007), La bambina pericolosa (2008) e Un cadavere eccellente (2011).
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