ISABELLA PEDICINI
Editore: Fazi
Collana: Fuori collana
Pagine: 192
Anno edizione: 2024
Sinossi. Agata ha quarant’anni e vive a Napoli da quando, diciottenne, ha lasciato il suo paesino dell’Irpinia per frequentare l’università. Lavora in un museo di arte contemporanea, ha un marito e due figli piccoli. Ogni mattina, per accompagnare i bambini a scuola, passa davanti alla cartoleria di zona, una stanza delle meraviglie piena di palloncini colorati, unicorni e indispensabili oggetti inutili che, nello spazio delle due vetrine su strada, scandisce il passare del tempo e l’avvicendarsi delle stagioni, dal periodo della cancelleria per l’inizio della scuola al momento dei gonfiabili per le vacanze al mare. Quando la vetrina di Halloween cede il passo alle prime decorazioni natalizie, Agata programma di raggiungere la sua famiglia nel borgo natio. A casa dei genitori, fervono i preparativi per una cena della Vigilia in grande stile per la quale è stato convocato l’intero parentado. Avviene però un imprevisto e toccherà ad Agata, che detesta le feste comandate quanto cucinare, occuparsi di tutto a un passo dal ricevimento, orchestrando pietanze, parenti e stoviglie e provando, tra una ricetta preparata a regola d’arte e le bizze di un anziano zio di quarto grado, a gestire inconvenienti e commensali prima che la cartoleria della sua città smonti la vetrina natalizia per passare alle ghirlande della prossima ricorrenza da celebrare.
Con uno stile arguto e brillante, Isabella Pedicini affronta un grande tabù cercando di recuperare il significato originario del Natale, e delle feste tutte, attraverso una commedia irriverente e scanzonata sui riti e le tappe obbligate che si ripetono sempre uguali ogni anno mettendo sotto assedio ogni famiglia. Un libro per le Feste e contro le Feste per uscire indenni dal vortice natalizio e da un momento che a volte saremmo tentati di dimenticare.
Sogno un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività di ogni mese e di ogni natura. Datemi la possibilità, anche solo per una volta, di giocarmi un bonus, una carta di libertà che mi dispensi dai banchetti infiniti, dalle visite, dai convenevoli. Sembrerò triste davanti al grande tribunale dei festeggiamenti e insensibile rispetto a chi non ha nessuno con cui festeggiare, ma vivrò quel giorno con animo leggero per aver trasgredito alla legge implacabile del divertimento.
Recensione di
Sabrina De Bastiani
Provo a svuotare la mente, gioco a riconoscere i personaggi dietro il vetro, finché a un tratto, nella fila di tazze a forma di pupazzo di neve, sbuca un volto verde che mi fissa con occhi infuocati: è il Grinch, il personaggio del racconto del Dr. Seuss che odia particolarmente il Natale, come il vecchio Scrooge in Canto di Natale di Charles Dickens.
Gli restituisco lo sguardo e ci scrutiamo a lungo poiché in questo grande entusiasmo natalizio che ha già preso forma, capisco perfettamente la sua posizione discordante. Gli sono vicina. Non lo biasimo (…) Come lui, ora, mi sento travolta dalla festività con il suo corredo di incombenze e costrizioni, ne percepisco la frenesia collettiva che non mi appartiene, vivo l’ansia della lista delle cose da fare. In più, sono vittima di un duplice senso di colpa: perché sono in una delle poche parti del pianeta in cui il Natale si può festeggiare senza essere vittima dei disastri mondiali e, allo stesso tempo, perché non ho lo spirito per onorarlo come andrebbe fatto.
Nella mia testa, inoltre, alla prima decorazione rossa e dorata scattano i bilanci di fine anno che si mescolano all’assenza dolorosa delle persone che non ci sono più e ad alcune scene, indelebili nella mia memoria, della sera della Vigilia della mia infanzia che sembrano scritte da Louisa May Alcott. Sono ricordi lontani, pieni di tenerezza, che mi fanno rispondere con un sorriso allo sguardo scettico del Grinch.
Maledette Feste di Isabella Pedicini è un libro geniale perchè è un libro vero.
E nulla toglie alla grande verità di queste pagine che gli eventi sui quali poggia la trama siano pura narrativa, perchè sono mezzo e tramite per il quale Pedicini con la sua scrittura brillante, profonda, sagace, ironica, fluente, veicola e trasmette ai lettori quell’universo di sensazioni, ricordi, paturnie, che si chiama Natale.
Natale che non è affrontato dall’autrice come un fenomeno da studiare e osservare entomologicamente a distanza, bensì, al contrario, come un sentire comune, pienamente vissuto, che si riverbera sotto molto forme in ciascuno di noi. Perlomeno in chi le festività le affronta nel senso proprio di questo verbo, ossia quello di esporsi a qualcosa che si avverte difficile, quando non addirittura doloroso.
(…) dover essere tra ciò che sono e ciò che le persone pretendono che io sia. Negli anni ho forzato la forma che mi viene imposta smussandola secondo la mia fisionomia, i miei modi, il mio pensiero, ma il metallo è duro da ritoccare.
Quale la via d’uscita da questo tunnel di lucine e pan di zenzero che propone Pedicini? (Ri)scoprire le origini delle tradizioni, non limitarsi ad assorbire il circostante fatto di colori, riti, figure codificate, ma capirne la ragione. Attraverso libri, saggi e perchè no, ricordi.
I libri, da quando sono bambina, da quando leggevo Pattini d’argento seduta a gambe incrociate sul letto della mia camera, hanno sempre rappresentato un conforto, un rifugio, un modo per accedere a una realtà altra da quella in cui mi stavo muovendo e, allo stesso tempo, una lente per leggere e provare a comprendere il mondo. Un modo per trovare le parole che non avevo, per sentirmi meno strana e meno sola.
La lettura di Maledette Feste si rivela fin dalle prime righe maledettamente appassionante, commovente, divertente, istruttiva.
Non solo perchè insegna moltissimo sul perchè un oggetto, un colore, un cibo “facciano” Natale, ma perchè chi ama questa festa, spesso non può davvero disincagliarla da una malinconia di fondo che si fa avvertire e si insinua come il retrogusto di arancia nel panettone, anche in quello senza canditi.
Probabilmente l’infanzia dura finché si crede all’esistenza di Babbo Natale.
Realizzare che Santa Claus è pura invenzione ci catapulta in una nuova fase della vita, in cui cominciamo a renderci conto di come funziona il mondo degli adulti e quanto è stato meraviglioso aver creduto a una bellissima bugia.
Eppure qualcosa rimane, in barba all’anagrafe, di quell’infanzia.
Rimane e si rinnova ogni anno nei pacchettini che mettiamo sotto l’albero, in quel gesto antico dove ci sono la tenerezza e la cura che legano i grandi ai piccoli e che, in questa sorta di gioco, ci classificano oggi come adulti, ma allo stesso tempo ci fanno restare ancora un po’ bambini.
Sono pagine uniche e universali, queste di Pedicini, dove ogni lettore troverà il proprio specifico posto a tavola, il proprio specifico ricordo – questo il mio … Nella sala da pranzo campeggia una credenza in legno scuro che in passato era appartenuta a mia nonna. Apro gli sportelletti in vetro smerigliato per prendere i piatti delle grandi occasioni e ritrovo in quel mobile l’odore dolce dei pomeriggi d’estate a casa sua, lenti e infiniti, nei quali nulla di brutto sarebbe potuto accadere. Il Natale è fatto dei vuoti lasciati dalle persone che non ci sono più e di cui ritroviamo una traccia fortuita in un oggetto sbeccato, in un gesto involontario, in un sapore della festa.
Dove ogni lettore potrà trovare il proprio essere, perchè la memoria è identità e ogni famiglia costituisce un insieme, un organismo che possiede un codice linguistico composto da un lessico peculiare che lega tra loro le sue parti, ma anche dagli accenti, dai gesti, dalle pause. Dai silenzi. E da tutto il non detto che ogni componente di quel sistema immediatamente interpreta e riconosce. Come in una danza, ogni membro muove un passo in rapporto a quello dell’altro per continuare a intrecciare, movenza dopo movenza, la tela fitta e irregolare delle relazioni umane.
E se non sarà così, di certo, durante la lettura, alternerà stupore, sorrisi e occhi lucidi.
Come nel migliore dei Natali.
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Isabella Pedicini
è storica dell’arte e scrittrice. Lavora nel campo dell’editoria. Dà pan per focaccia e contempla con passione la ciliegina sulla torta. È autrice di diversi saggi sulla storia della fotografia e dell’arte contemporanea, tra cui: Francesca Woodman. Gli anni romani tra pelle e pellicola (Contrasto); Mimmo Jodice. La camera incantata (Contrasto); Byblos. Una storia sensazionale (Electa). Nel 2012, ha pubblicato per Fazi Editore Ricette Umorali. E poi ha fatto il bis.