Marea Bretone




di  Jean-Luc Bannalec

Beat 2022

Chiara Ujka (Traduttore)

Narrativa gialla pag.352

Sinossi. Georges Dupin, parigino doc, commissario di polizia trasferito in Bretagna in seguito a «certe controversie», detesta il mare, lo odia con tutte le sue forze. Eppure tutti i casi di cui si occupa ormai da cinque anni a questa parte sembrano avere a che fare con l’acqua salata. Sarà perché è stato inviato proprio a Concarneau, la città blu, gioiello del Finistère? O sarà perché il destino ha in qualche modo il senso dell’umorismo? Stavolta è il caso dell’omicidio di una pescatrice di Île-de-Sein, piccolissima isola nell’Atlantico a ovest della costa bretone, trovata morta con la gola squarciata e il corpo ricoperto di squame al mercato ittico di Douarnenez, una cittadina all’interno. Si tratta di Céline Kerkrom, donna solitaria e bellissima dal carattere notoriamente schietto e ribelle. Basta poco a Dupin, e ai suoi ispettori Riwal e Kadeg, per capire che quella cattiva fama le viene dal suo impegno contro la distruzione delle riserve marine e il contrabbando, attività cui si è dedicata con energia e che probabilmente le sono costate la vita. Mentre Dupin indaga dalla terraferma (il solo pensiero di salire in barca lo fa star male), a Île-de-Sein viene trovato un secondo cadavere, quello di una biologa marina uccisa nello stesso identico modo. Così Dupin, dopo qualche tentennamento, è costretto a immergersi nel panorama del Parc Iroise, una riserva naturale ad altissimo tasso di biodiversità la cui protezione entra in contrasto con gli interessi di una comunità di pescatori particolarmente avida. La gente di Île-de-Sein, però, è estremamente chiusa e coltiva leggende – come quella di Ys, una misteriosa città sommersa, cuore e fulcro di tutte le storie bretoni – che, nelle parole dei testimoni, si intrecciano al racconto degli eventi accaduti. Forse è proprio in quelle leggende, e nel passato da contrabbandieri degli isolani, che bisognerà scavare?


Recensione di Marina Toniolo

Quinto episodio per il commissario Dupin ed il primo che leggo. Che grande scoperta! Preso in mano in un momento difficile, mi ha regalato ore di tranquillità e di immagini stupende. Il prossimo viaggio all’estero sarà sicuramente in Bretagna per apprezzare appieno tutte le località descritte e, soprattutto, per volgere lo sguardo all’immensità dell’Atlantico, vero fulcro della narrazione.

La trama è un giallo classico: sviluppato in due giorni, vengono ritrovati tre corpi. Una pescatrice, una biologa marina e un dottore virologo in pensione. Al commissario Dupin l’arduo compito di sbrogliare la matassa con i collaboratori fidati: Kadeg forse il più pedante, Riwal, esperto di leggende e storie bretoni a cui piace divagare appena possibile raccontando i miti ancora presenti nella penisola e nelle isole circostanti e Nolwenn, l’assistente di Dupin con cui collabora a distanza, donna mitologica dotata evidentemente di poteri sovrannaturali. Assisto a un susseguirsi di eventi e conosco personaggi caratteristici come il pirataVaillant e l’avido Morin. Chi aveva seguito le due donne in mare? Cosa avevano scoperto? Tra un caffè e l’altro, seguo Georges Dupin mentre affronta il mare aperto per raggiungere l’Ȋle-de-Sein e vincere così il terrore atavico che lo accompagna mentre viaggia su una barca.

Dopo la Bretagna c’è solo l’America” spiegò Riwal imperturbabile. Il commissario sapeva che queste cose non erano semplici curiosità, né tantomeno sciocchezze. Conoscere simili dettagli era importante per non passare da stupidi in Bretagna.

Bannalec ha una prosa molto delicata, ricca di sfumature come i vari colori dell’oceano e delle barche che vi viaggiano. Si legge l’amore dell’autore per questa regione così particolare della Francia e si capisce il sincero desiderio di Dupin di affidarsi sì all’intuito, ma anche alla grande esperienza dei collaboratori per addentrarsi appieno nell’originale stile di vita degli abitanti. Affronto temi delicati come la difesa biomarina, l’inquinamento che i grandi pescherecci provocano, il contrabbando di sigarette e di liquori. Persino Dupin alla fine viene abbagliato da un misterioso reperto archeologico, memoria dei tanti naufragi avvenuti nel corso dei secoli. Stilisticamente perfetto, ogni personaggio è sapientemente equilibrato e, particolare non da poco, dotato del giusto humor per l’intrattenimento del lettore.

Confesso che ero scettica nello scegliere questo libro, dato che si tratta della quinta indagine del commissario. Mi sono ricreduta: benché faccia parte di una serie è un capitolo in cui ci si può immergere completamente senza lacune. Sono però così curiosa che andrò a trovare anche i precedenti per conoscere più a fondo un popolo che, al giorno d’oggi, ancora celebra matrimoni pagani nei boschi.

La gente qui ricorda tutto. Il passato è molto presente”.

Dupin lo sapeva. Era una caratteristica fondamentale della Bretagna e della sua gente. Era un dato di fatto, ed era necessario tenerlo sempre presente.

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Jean-Luc Bannalec 


è nato a Bad Godesberg, distretto della città di Bonn, nel 1966, e ha studiato filologia tedesca all’Università di Bonn e all’Università Goethe di Francoforte. All’Università di Francoforte ha lavorato come assistente dell’autrice e saggista Silvia Bovenschen e ha supervisionato per alcuni anni le lezioni di poetica.  Nel 1997 ha iniziato a lavorare per la casa editrice S. Fischer Verlag, ricoprendo dal 2012 la posizione di direttore editoriale. Presso Fisher Verlag ha creato le collane tematiche “Fischer Klassik”, “Fischer Geschichte” e “Fischer Jugendbuch”. Nel 2019 ha dato le dimissioni dalla casa editrice per dedicarsi completamente all’attività di scrittore. A partire dal 2012 ha pubblicato con lo pseudonimo di Jean-Luc Bannalec una serie di romanzi polizieschi con protagonista il commissario George Dupin ambientati nella regione di Concarneau, in Bretagna, dove l’autore possiede una casa da diversi anni. I libri sono stati tradotti in quattordici lingue e da essi è stata tratta la serie televisiva tedesca ‘Il commissario Dupin’ con protagonista Pasquale Aleardi. La serie è stata un successo di pubblico soprattutto in Germania e ha portato ad un notevole aumento dei turisti tedeschi nella regione dove è ambientata, tanto che nel 2016 la regione Bretagna ha assegnato a Jörg Bong il premio “Mécène de Bretagne”, dedicato alle persone la cui attività ha contribuito al diffondersi dell’influenza culturale, turistica ed economica della regione.

A cura di Marina Toniolo

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