Recensione di Salvatore Gusinu
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine:128
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Una donna, ormai anziana, mostra i primi segni di una malattia che le porta via la memoria e addirittura se stessa. La sua mente sta piano piano diventando una lunga notte senza luna e soltanto la figlia può aiutarla ad attenuare quel buio, ricostruendo la sua storia, ma anche la loro, gravata da un rapporto «andato storto, da subito». Giorno dopo giorno il dipanarsi quotidiano di piccoli e grandi avvenimenti fa riaffiorare ricordi dolcissimi e crudeli, pieni di vita e di verità, a partire dalla nascita della mamma Esperia e delle sue cinque sorelle, nate da un reduce tornato comunista dalla Grande Guerra e da una contadina dritta ed elegante, malgrado le asperità di un’esistenza di privazioni e sacrifici. In un Abruzzo luminoso e aspro, che si staglia come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna, l’allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l’emancipazione dall’analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto di una lenta metamorfosi dei sentimenti, in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto. Un libro potente e vitale, in cui le vicende personali si uniscono alla storia corale di un’Italia apparentemente cosí lontana eppure ancora presente nella storia di ognuno di noi.
Recensione. È molto raro trovare scrittori che possano lasciarti quel senso di “piacevole spaesamento” e di malinconia che è proprio dei romanzi che non vorresti mai terminare.
Donatella Di Pietrantonio è una scrittrice che possiede questa abilità in tutti i romanzi che ha pubblicato. “Mia madre è un fiume” rappresenta il suo esordio letterario, nel 2011 (ed. Elliot), e vede, nel 2022, la riedizione per la casa editrice “Einaudi”.
Già dalla prima pagina, capiamo di trovarci di fronte ad un romanzo importante, carico di sentimenti non scontati e ricco di una semplicità disarmante che, a tratti, diviene, quasi, ideale. Quando si parla di temi come quello della malattia e del rapporto fra madre e figlia, spesso, si rischia di scadere banalmente nel “già detto” o “già sentito”. Per la Di Pietrantonio non è così!
La scrittrice, infatti, si “serve” della malattia della madre, tema che diviene il fil rouge di tutto il romanzo, per far riaffiorare i ricordi attraverso i quali descrive il rapporto, quasi mai idilliaco, tra madre e figlia, in una sorta di purificazione e di confessione che avviene proprio quando il ruolo madre-figlia si capovolge, quando la figlia diviene madre. Tutto questo è raccontato con un linguaggio privo di fronzoli, che non lascia spazio a ciò che è superfluo, un linguaggio nudo ed ermetico che viaggia parallelamente alla durezza ed alla brutalità con cui riaffiorano prepotentemente certi ricordi.
“Mia madre un fiume” sembra porsi degli interrogativi universali: perché siamo più duri, più intransigenti con chi ci sta vicino?
Perché è più difficile perdonare le persone alle quali vogliamo bene rispetto ad un estraneo?
Forse perché l’implicazione dell’affetto, dell’amore (sia esso genitoriale, filiale o di altro tipo), nel momento in cui si viene delusi, provoca un corto circuito interiore che ci porta ad essere “giudici severi” dei nostri affetti e ad allontanarci da coloro che amiamo. Ed è questo l’insegnamento di questo romanzo: è proprio quando si è maggiormente distanti che si è più vicini.
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Donatella Di Pietrantonio
Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Con L’Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in piú di 25 paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato anche Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020) e Mia madre è un fiume (2022, prima edizione Elliot 2011) vincitore del Premio Tropea.