Recensione di Francesco Morra
Autore: Davide Orecchio
Editore: Minimum Fax
Genere: Narrativa
Pagine: 313
Anno di pubblicazione: 2017
Sinossi. “Mio padre la rivoluzione” è una raccolta di racconti, ritratti, biografie impossibili e reportage di viaggio attorno alla storia e al mito della Rivoluzione russa, dai protagonisti dell’ottobre 1917 (Lenin, Stalin e Trockij) a personaggi minori ma non per questo meno affascinanti. Davide Orecchio lavora sulla storia con gli strumenti della letteratura, ne racconta versioni altre e ne esplora possibilità non accadute: in questo libro Trockij è ancora vivo nel 1956 e medita sull’invasione sovietica dell’Ungheria e su Chruscév che rinnega Stalin. Qualche anno dopo, il giovane Robert Zimmerman entra in una libreria di Hibbing, Minnesota, e scopre i testi di Trockij, non diventa Bob Dylan ma compone altre bellissime canzoni rivoluzionarie come «The End of Dreams». Qui, proprio come nella realtà e oltre essa, il poeta Gianni Rodari che «ha il problema della fantasia» scrive un reportage dalla Russia per il centenario della nascita di Lenin. In “Mio padre la rivoluzione” la «controstoria» è una chiave offerta al presente per scardinare il passato, per fare i conti coi mostri politici e le speranze tradite del Novecento, ed è anche una guida per immaginare i futuri possibili. Con uno stile originalissimo, Davide Orecchio racconta il sogno e l’incubo della storia, le peripezie e le passioni, i destini aperti degli uomini.
Recensione
“La forza di un libro può cambiare una vita, può essere un’ipnosi, una spinta nuova, o più di frequente può condurre una vita sul tragitto che già l’aspettava, è un passe-partout, parola magica che apre ogni combinazione: scioglie i nodi, risolve la vita.”
Davide Orecchio, giornalista e scrittore di formazione storica, raccoglie e rielabora alcuni suoi racconti e ne aggiunge di inediti, avendo come filo conduttore la rivoluzione di ottobre.
Il XX Congresso e la crisi della dittatura del proletariato diventato un regime accentratore e liberticida sono elementi fondativi e ricorrenti del testo.
La personificazione degli anni a inizio di alcuni dei brani ci catapulta negli anni dello stalinismo visto dagli occhi dei rivoluzionari e dei dissidenti e non solo… Espediente che spiazza e permette una maggiore sensibilità nel ricostruire, leggendo, gli avvenimenti trattati.
Il comunismo e il centralismo sovietico visti come dittatura che affossa le idee della rivoluzione e della ideologia marxista traspaiono nelle riflessioni dello scrittore.
Enorme il lavoro di recupero dati e, a fine di ogni capitolo, una nota bibliografica permette di capire e apprezzare il lavoro storiografico.
È un’opera di riflessione che trascende la realtà attraverso il lavorio della fantasia.
L’io narrante vuole inviare una missiva dal presente al passato, come destinatario ha la rivoluzione,di cui si sente figlio, tale padre-idea non si riconoscerebbe nella deriva totalitaria socialista.
Questo libro è l’omaggio a una idea di cui viene certificata la disfatta, forse insita nell’idea stessa.
Marx ed Engels elaborano ciò che Lenin principia e Stalin realizza… un lento e naturale decadere.
Toccante il ricordo del padre dell’autore attraverso brani e riflessioni sul libro dello stesso “Febbre in Sicilia” dove, oltre alla situazione post conflitto della seconda guerra mondiale, si ricostruisce il non cambiar nulla nella società siciliana da fascista a repubblicana, dove i soliti soggiogano i deboli.
Numerose sono le invenzioni, ad esempio lo Stalin robot positronio o Trockij sopravvissuto ai sicari di Stalin e che medita sulla situazione in URSS.
Altrettanto poderosa la mole di aneddoti, tra i quali i ricordi delle tremende e commoventi vicende di Bucharin e del sindacalista Francesco Ghezzi, palesi exempla del totalitarismo dove le libertà individuali non esistono e, con la scusa della salvaguardia della società comunista, si ammazza e deporta e fiacca una intera nazione.
La scelta della forma racconto, coraggiosa, è pienamente giustificata, dà ritmo, e il libro scorre, appassiona e incuriosisce, permettendo di empatizzare con riflessioni, opinioni e parole.
Hasta la Revolucion!
A cura di Francesco Morra
Davide Orecchio
(Roma, 1969) Giornalista e scrittore. Il suo ultimo libro è Mio padre la rivoluzione (minimum fax 2017, selezione premio Campiello, finalista premio Napoli e premio Bergamo): storie e racconti sulla Rivoluzione russa. Nel 2012 ha pubblicato Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi; nuova edizione il Saggiatore 2018), una raccolta di racconti che ha vinto il premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana, il premio Volponi ed è arrivata finalista al premio Napoli. Il secondo libro è un romanzo: Stati di grazia (finalista premio Bergamo), uscito nel 2014 per il Saggiatore. Sono redattore del blog letterario Nazione Indiana. Suoi articoli, racconti e saggi sono usciti su varie riviste. Ha partecipato alle antologie La terra della prosa (L’Orma editore 2014), a cura di Andrea Cortellessa; Dylan Skyline (Nutrimenti 2015), a cura di Filippo Tuena; Il racconto onesto (Contrasto 2015), a cura di Goffredo Fofi. Un suo racconto, City of Pigs, è apparso in Best European Fiction 2018, nella traduzione di Frederika Randall.
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