Recensione di Cristina Bruno
Autore: Agustín Martínez
Editore: Rizzoli
Traduzione: Silvia Sichel
Genere: thriller
Pagine: 496
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Ana e Lucia sono due amiche di undici anni che abitano a Monteperdido, un paesino arroccato sui Pirenei. Un giorno escono da scuola e si dirigono verso casa. Non arriveranno mai a destinazione: scomparse nel nulla, si ipotizza un rapimento. Per cinque anni non se ne sa niente, fino a quando una macchina esce di strada in un terribile incidente. Il conducente muore sul colpo e la ragazzina che è in macchina con lui si salva per miracolo. È Ana. Il caso si riapre. Chi è l’uomo che ha perso la vita nell’incidente? Quali orrori si celano dietro la scomparsa delle due bambine? Che ne è stato di Lucia? Sembra che gli abitanti di Monteperdido nascondano molte cose, uniti gli uni agli altri da una specie di patto di omertà.
Recensione
In una isolata valle dei Pirenei c’è un piccolo paese, Monteperdido, pochi abitanti e molti turisti. I residenti si conoscono tutti e quando un pomeriggio due bambine di undici anni, Ana e Lucia, spariscono improvvisamente, la tragedia sconvolge la cittadina intera.
A distanza di cinque anni però succede qualcosa: una delle due bambine, Ana, ricompare. Sopravvive a un incidente d’auto in cui il guidatore muore sul colpo. Sul posto arrivano da Madrid gli agenti Santiago Baín e Sara Campos che affiancano la polizia locale, la Guardia Civil. Il loro compito è ricostruire quanto accaduto in passato e trovare il colpevole.
Ana non riesce o non vuole ricordare particolari della sua prigionia che possano far luce sull’identità del rapitore e il lavoro di Sara e Santiago non si preannuncia facile. Tanto più che gli abitanti del posto e la stessa Guardia Civil sembrano poco propensi a parlare di fatti e problemi interni alla comunità. Ma la verità, un po’ alla volta viene a galla e non sarà per nulla scontata.
Il thriller è costruito con maestria, non lascia nulla al caso e procede con un ritmo serrato, degno della serie tv di successo di cui porta il nome. La protagonista Sara è perfetta con il suo tormento interiore che ha inizio in un’infanzia sfortunata e che non la abbandona mai popolando i suoi incubi notturni di inquietanti figure senza volto e sfogandosi in labirinti geometrici disegnati nei momenti di tensione.
A lei sono legati Santiago, il suo mentore, che rappresenta la parte rassicurante e pronta al sacrificio e Victor Gamero, l’agente della Guardia Civil che nasconde un passato misterioso. E poi troviamo i parenti delle scomparse, ognuno con il suo carico di dolore e di non detto, da Joaquín Castan e Montserrat Grau genitori di Lucia a Raquel Mur e Alvaro Montrell genitori di Ana, da Quim il fratello trascurato di Lucia a Rafael il fratello di Montserrat.
E poi ci sono gli abitanti del paese restii a raccontare tutta la verità, forse perché poco edificante, come Elisa vittima della violenza del padre o il proprietario dell’Hotel de La Guardia e i suoi strani traffici o Simon Herrera e il suo passato in carcere.
Il percorso di ricostruzione che deve compiere Sara è denso di ostacoli: dossier scomparsi, reticenze, false piste. Quel che nessuno vuole ammettere in fondo è che il mostro sia qualcuno del villaggio, una faccia nota. È molto più rassicurante pensare che il male venga da fuori e proprio per proteggere questa versione molti sono disposti a mentire o almeno a non vedere quello che hanno davanti agli occhi.
La psicologia dei personaggi è delineata con cura e attenzione ai dettagli. Ana e Lucia emergono vividamente nella descrizione del rapporto di amore e odio creatosi durante la convivenza forzata. Ogni personaggio ha una sua precisa caratterizzazione fisica e psicologica che lo rende familiare e identificabile dal lettore.
Il testo scorre veloce e cattura pagina dopo pagina aspettando di conoscere il volto del colpevole o dei colpevoli. E non manca, com’è ovvio che sia, il colpo di scena finale.
A cura di Cristina Bruno
Agustín Martínez
Agustín Martínez: è uno scrittore e sceneggiatore spagnolo. Il suo primo romanzo, Monteperdido, è stato tradotto in dieci paesi.
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