Odditorium
di Daniela Ballone
Sabir Editore 2022
Collana, Contaminazioni – Young adult
Narrativa, Illustrazione pag. .140
Sinossi. Mini-biografie illustrate di quelli che un tempo venivano chiamati freak o “fenomeni da baraccone”, ovvero di quelle persone che, nonostante le difficoltà, sono riuscite a trasformare il proprio handicap o la propria deformità in un punto di forza, emancipandosi dall’isolamento sociale e dalla povertà. Le biografie contenute nell’opera appartengono al passato ma, nonostante questo, sono molto attuali. In un’epoca in cui si parla di abilismo, di disabilità e di body shaming, queste storie di riscatto sono una forte ispirazione al miglioramento. Le illustrazioni contestualizzano le biografie, completandole, si scoprono così storie inattese e piacevoli da leggere, riga dopo riga. Una raccolta di vite straordinarie accompagnate da illustrazioni e ritratti.
Recensione Barbara Aversa
”Tutto qui è reale;
alcune cose sono realmente reali,
altre realmente false,
ma tutte sono realmente interessanti”.
Phineas Taylor Barnum
Odditorium è una raccolta di biografie illustrate che ripercorrono le vite dei protagonisti degli anni d’oro dei cosiddetti Sideshow a cavallo tra ‘800 e ‘900, coloro che venivano chiamati freaks, “fenomeni da baraccone”.
Potremmo considerarli come un esempio di riscatto di ciò che ora viene chiamato body shaming, cioè il mettere in atto comportamenti che spingono l’altro a vergognarsi del proprio aspetto per una o più caratteristiche.
È un libro estremamente curato e impreziosito da illustrazioni incantevoli, che narra in un certo senso la storia della diversità e di quanto la difformità fisica fino ad un certo punto corrispondesse anche ad un’aberrazione morale.
Era mal tollerata, derisa, oppure osservata con infastidita e morbosa curiosità.
All’epoca d’oro dei freaks si arriva con un imprenditore, tale Barnum, che ne sfruttò il sensazionalismo e la pubblicità puntando i riflettori sul business della disomogeneità.
Ciò non fu esente da polemiche ma questo non fece che aumentare la curiosità verso questi insoliti spettacoli.
Solo durante gli anni 70 del XX secolo il termine freaks finalmente si sveste di quella che è stata inizialmente la sua connotazione dispregiativa grazie agli hippie che se ne appropriano per identificare colui che rifiuta i valori e i comportamenti della società costituita.
Si raccontano le gesta di alcuni noti freaks che hanno sfruttato le proprie peculiarità, riuscendo a trarne vantaggio e trasformando sè stessi in arte.
Quanto è difficile accettare non solo le proprie caratteristiche, ma arrivare a considerarle il proprio punto di forza? Questo è il messaggio più importante del volume, nel quale ho da sempre creduto: la differenza è un valore aggiunto.
Tra chiome particolarmente fluenti, gemelli fuori dall’ordinario, contorsionisti e altre figure caratteristiche, ci vengono descritte queste personalità inconsuete e per ognuna di esse delle curiosità.
Intrattenitori e maestri d’arte che sono riusciti ad esaltare le proprie peculiarità valorizzandone gli aspetti atipici.
La veste grafica e le illustrazioni vi ammalieranno e resterete di certo colpiti dalla capacità dell’autrice di raccontarci con delicatezza e con straordinaria potenza queste vite e di celebrarle in tutta la loro eccezionalità.
Essere dissimili gli uni dagli altri è la base della libertà: nulla ci rende più liberi di essere ciò che realmente siamo, senza maschere, arricchendoci piuttosto delle reciproche differenze.
Queste sono l’unica cosa che ci rende davvero unici.
Dobbiamo averne cura.
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Daniela Ballone
nata le 1984, è illustratrice e perito in arti grafiche originaria della Brianza. Porta avanti in parallelo entrambe le attività lavorando su commissione. Ha realizzato diverse copertine per album di band italiane e straniere, artwork destinati alla stampa di merchandising, illustrazioni per manuali di giochi di ruolo e ritratti. Le sue passioni: la musica rock, l’arte contemporanea, il genere horror, la natura, la tematica del bizzarro: tutto questo è presente nei suoi progetti personali.
A cura di Barbara Aversa
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