Pelle di foca




Recensione di Daniela Deflorio


Autore: Su Bristow

Editore: Edizioni e/o

Traduzione: Silvia Castoldi

Genere: Miti – Leggende

Pagine: 265

Anno di pubblicazione: Giugno 2019

Sinossi. Donald, un giovane pescatore, rimane sconvolto quando si imbatte in un gruppo di donne dall’aspetto esotico che danzano sulla spiaggia illuminate dalla luce della luna. Si tratta delle selkie, delle foche che una volta l’anno abbandonano la loro pelle animale e diventano umane per poche ore. Sopraffatto dalla loro bellezza e dall’incantesimo, Donald ne rapisce una: sarà una decisione che determinerà il suo futuro. Dopo essere tornato a casa nel suo piccolo e affiatato villaggio scozzese, dovrà assumersi la responsabilità di ciò che ha fatto. Da sempre vittima di bullismo e isolato, Donald riuscirà, grazie alla madre e alla moglie selkie appena rapita, a trovare il coraggio per mettere in discussione e cambiare la cultura della città che per troppo tempo è rimasta ancorata al passato. Questa storia magica e affascinante si fa strada verso un finale che lascia sorpresi e appagati.

Recensione

Una leggenda narra che, molto tempo, fa un pescatore dell’isola di Unst, mentre stava pescando, udì delle voci provenienti dalla spiaggia. Andò a dare un’occhiata e vide delle donne che ballavano: erano selkie. Tornando a casa vide una bellissima pelle di foca e la portò con sé. Sentì poi bussare alla porta della sua casa e, nell’aprirla, si trovò difronte una selkie; il pescatore le chiese di sposarlo e lei accettò. La coppia ebbe anche dei bambini ma un giorno uno di questi trovò la pelle di foca della madre e questa ritornò in mare, la sua vera casa.

Infatti, con il nome di Selkie (o anche roan) si identificano delle creature mitologiche teriomorfe appartenenti alla mitologia irlandese, islandese, e scozzese. Secondo le leggende le selkie vivono nel mare come foche, ma sono in grado di rimuovere il loro manto per assumere un aspetto umano.

Il mito è particolarmente diffuso nelle isole Orcadi e le isole Shetland, in Scozia, in Irlanda, nelle isole Fær Øer e, in misura minore, in Islanda e Norvegia. (Fonte Wikipedia).

Questo romanzo prende spunto da questa leggenda.

“É stato davvero un così gran male, visto tutto il bene che ne è venuto fuori?”

 Ho divorato questo libro come non facevo da tempo. Mi sono trovata di fronte a una storia che parte si, da una leggenda, ma che non potrebbe essere più vera della realtà stessa. Un villaggio di pescatori, con i loro ritmi, i loro costumi, le loro tradizioni, il loro micromondo in equilibrio sui gesti quotidiani e una giovane donna che appare dal nulla e, piano piano, con una magia silenziosa, saprà conquistare i loro cuori.

Ma la domanda che ondeggia nella mente del nostro protagonista, Donald, una delle tante a essere sinceri, è: “può dal male venir fuori un bene così grande?”

Questo libro, finalmente dopo tanto peregrinare come lettrice, mi riporta indietro nel tempo, quando i libri volevano dire qualcosa, quando avevano dei messaggi da comunicare, palesi o meno, quando alla fine della lettura, chiudevi il libro e lo tenevi stretto al cuore perchè consapevole che qualcosa in te era cambiato. Qualcosa di profondo era stato innescato. Questo libro mi ha fatto qesto effetto.

Una semplice fiaba moderna che racchiude in sé una molteplicità di emozioni e insegnamenti, primo tra tutti, l’amore. Donald è un ragazzo che ha sempre vissuto sulla sua pelle la discriminazione dei suoi coetanei, è un uomo, ora, che preferisce la solitudine e non comprende l’aggregazione maschile nei momenti in cui il villaggio si stringe attorno a uno dei suoi componenti. Orfano di padre perso in mare, vive con la madre, Bridie, una guaritrice e non fa parte di nessun equipaggio di pesca; lui pesca i granchi. Ed è proprio in una splendida serata di luna piena, che intravede su una spiaggia, lontano da occhi indiscreti, un gruppo di donne ballare e cantare come se fossero bambine innocenti. Donald si è appena imbattuto nelle selkie. E non potrà resistere al loro fascino. Il lato prepotente dell’essere umano emerge con tutta la sua forza e compirà un atto riprovevole quanto abberrante. Perchè, è inutile nasconderlo, l’essere umano è sia buono che cattivo, è capace di misericordia ma anche di odio ed è un essere che, forse, nasconde in sé la speranza nonostante tutto.

Togliere la libertà a un altro essere vivente, in questo caso una selkie, è un atto abominevole, come lo è su ogni altro essere. La libertà è l’atto principe dell’amore.

E questo Donald, con il tempo, lo capirà. Ma nel frattempo, nonostante tutto, Mairhi, così la chiameranno, verrà accolta e inserita nella piccola comunità come futura moglie di Donald. Inizialmente confusi e sospettosi, gli abitanti se ne terranno alla larga anche se incuriositi da questa donna che non parla ma si fa capire con sguardi e gesti, che sembra avere un tocco magico nel calmare le persone agitate e che impara davvero in fretta i modi e i costumi umani. Ignari delle sue origini, pian piano, l’integrazione avverrà non senza qualche intoppo.

Non voglio raccontare altro in merito ma ciò che mi è rimasto nel cuore è quella sensazione che nessuno di noi può sfuggire alla sua natura, a ciò che è veramente ma, nonstante questo, è possibile togliere l’attenzione su noi stessi per focalizzarci sugli altri, per comprendere e capire che spesso, le apparenze, altro non sono che reazioni a sofferenze e dolori.

L’incapacità di leggere nell’animo umano porta a fraintendimenti che possono trovare una guarigione solo se noi spostiamo il nostro focus. É possibile cambiare, è possibile accogliere chi prima ci ha schiaffeggiato, è possibile arricchire il proprio cuore di nuovi sentimenti, è possibile che da una azione aberrante possa nascere l’amore anche se ciò mai e poi mai sarà una giustificazione.

In questo testo ho visto qualcosa che, nelle grandi città, è scomparso nel tempo; l’aiuto reciproco. Oggi giorno nemmeno conosciamo chi siano i nostri vicini di casa.

Qui, in questo paesino fatto di persone semplici e di cose semplici, esiste un istinto, uno tra i tanti, quello che ci rende degni di essere chiamati “umani”.

A cura di Daniela Di Florio

https://magicomondodelleparole

Su Bristow


Su Bristow ha vinto l’Exeter Novel Prize per Pelle di foca nel 2013. È un’esperta di medicina erboristica e autrice anche di libri di saggistica e racconti. Vive nel Devonshire.

 

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