Recensione di Barbara Aversa Pacifico
Autrice: Elizabeth Jane Howard
Traduzione di Sabina Terziani e Manuela Francescon
Editore: Fazi
Genere: Narrativa
Collana: “Le strade”
Pagine: 418
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Henry è un ultrasessantenne solo e piuttosto male in arnese, che vive sulla barca di una coppia di amici. La sua è stata un’esistenza sfortunata e apparentemente segnata dalla crudeltà delle donne. Lettore e pensatore, è un uomo privo di mezzi, ma non di fascino. Daisy è una drammaturga di successo, anche lei ha superato i sessant’anni e conduce una vita piuttosto solitaria in un piccolo cottage di campagna con giardino che ha da poco acquistato, dove contempla l’enorme vuoto affettivo che nessun uomo ormai riempirà più, nonostante una parte di lei continui a desiderare di essere amata ancora una volta. Quando Henry si offre come giardiniere, all’inizio Daisy è diffidente, ma poi gli consente di insinuarsi pian piano nella sua vita quotidiana: bisognosa com’è di affetto e attenzione, abbocca facilmente al suo amo. La tensione sessuale tra i due cresce in modo graduale, fino a che Daisy ne è obnubilata e non è più in grado di vedere Henry per quello che realmente è, nonostante i suoi amici e sua figlia, perplessi e sospettosi, continuino a metterla in guardia… In questo nuovo romanzo l’autrice della saga dei Cazalet condivide, seppure in forma romanzata, un’esperienza tragica vissuta in prima persona; Elizabeth Jane Howard si mette a nudo e lo fa con una sincerità e un’umiltà davvero commoventi. Perdersi, ritratto magistrale di un plagio psicologico e scavo profondo dentro una mente malata, è una testimonianza preziosa e conferma, ancora una volta, il suo grande talento nel raccontare.
Recensione
Il libro ci catapulta immediatamente nei pensieri di Henry, che fa decollare la lettura in maniera brillante. Un sessantenne solo, senza fissa dimora, dotato di acume e passione per la letteratura, decide di cambiare le proprie sorti. Un personaggio che spicca sicuramente per personalità ma anche per un certo calcolo.
Daisy è una sua coetanea che lentamente si svela. Ritiratasi in un cottage di campagna, ricorda gli amori sfioriti e lo sconforto, la solitudine che le hanno incollato addosso.
Eppure in apparenza è forte, quasi invulnerabile.
Lentamente emerge la sua storia, tramite ricordi, lettere, pagine di diario pregne di vita e desolazione.
Una nota drammaturga che fa i conti con il suo isolamento e con uno splendido giardino che necessita di cure.
Qua i due protagonisti si incontrano.
Per dedicare attenzioni al prato ai fiori e trasmettere vita, profumi, vigore a spazi incolti ed incontaminati, abbandonati nel vuoto incommensurabile delle assenze.
È una scrittura molto elegante, raffinata, che nella sua perfetta forma con delicatezza rivela i fatti, che scalpitano, vibrano.
Colpisce soprattutto perché l’autrice narra un’esperienza realmente vissuta nella sua vita e lo fa con immensa dignità ed analisi psicologica.
Quando il romanzo svela la natura reale degli eventi, siamo già alla fine. E tutto diventa lampante, perché la tensione sensuale costante, i ricordi dolorosi, avevano celato benissimo, infagottando, proteggendo, la realtà pungente.
E, alla fine della lettura, emerge la rabbia ma anche l’emozione, perché in questo romanzo risuona la vita, pulsante e drammatica come forse solo l’esistenza stessa può essere davvero.
Perdersi certo, per poi ritrovarsi.
A cura di Barbara Aversa Pacifico
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