Propp e la Morfologia della Fiaba
Oggi diamo per scontato che l’analisi di un testo passi attraverso l’osservazione delle caratteristiche e delle funzioni dei personaggi e alla divisione in sequenze e macrosequenze.
In realtà fino al 1928, anno di pubblicazione in Urss del saggio di Propp, un’analisi di questo tipo non era immaginabile. Il merito di Propp è stato quello di individuare una ricorsività nelle favole di magia che riguardava non solo le caratteristiche dei personaggi, ma le loro funzioni all’interno del racconto e di stabilire inoltre una precisa sequenza di eventi che caratterizzava la narrazione.
Il suo lavoro sulle favole resta una pietra miliare nella storia della critica letteraria e le sue intuizioni hanno dato un nuovo impulso alle correnti strutturaliste e poi semiotiche. Propp individua un vero e proprio procedimento scientifico che permette di studiare e classificare le favole di magia. Egli nota infatti la presenza di uno schema unificante, che possiamo ritrovare anche in buona parte dei racconti mitologici.
L’azione è incentrata sull’eroe e sull’antagonista più una serie di personaggi utili allo scopo come il donatore o l’aiutante magico.
L’osservazione inizia dal fatto che le funzioni dei personaggi sono degli elementi costanti all’interno della narrazione e il numero delle funzioni da loro svolte è limitato. Oltre a questo le funzioni si susseguono seguendo uno schema pressoché invariabile e la combinazione delle diverse sequenze ricorrenti costituisce l’intreccio, sempre eguale nella sua diversità.
La struttura è semplice, parte da una situazione iniziale di mancanza o danneggiamento creati dall’antagonista e a cui l’eroe deve porre rimedio. Segue quindi la messa alla prova dell’eroe che deve conseguire il mezzo magico, da parte di un donatore, che gli permette di portare a termine l’impresa confrontandosi con l’antagonista. La fase finale vede la rimozione del danno iniziale e il ritorno all’equilibrio festeggiato dalla vittoria dell’eroe.
Vladimir Jakovlevič Propp
Propp riassume così i risultati delle sue osservazioni:
- Gli elementi costanti, stabili della favola sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente dall’identità dell’esecutore e dal modo di esecuzione. Esse formano le parti componenti fondamentali della favola.
- Il numero delle funzioni che compaiono nella favola di magia è limitato.
- La successione delle funzioni è sempre identica.
- Tutte le favole di magia hanno struttura monotipica.
L’attenzione alla struttura di un’opera letteraria è stata tipica della scuola russa, per questo etichettata come formalista, in senso quasi dispregiativo, ritenendola troppo legata ad aspetti esteriori.
Il pregio invece di questi studiosi è stato quello di individuare delle costanti narrative che rendono facilmente analizzabile un testo, non solo relativo al folklore.
Pensiamo ad esempio al lavoro simile condotto da Eco sulle strutture narrative in Fleming dove, tra il serio e il faceto, utilizza proprio il metodo proppiano. In realtà il procedimento è estendibile a qualsiasi opera letteraria, più facilmente alla narrativa di genere, ma con pazienza anche alle cosiddette “opere aperte”.
A cura di Cristina Bruno
Scaletta:
Considerazioni sulla struttura del giallo
Riflessioni su alcuni saggi
Propp – La morfologia della fiaba
Eco – Il segno dei tre
Del Monte – Breve storia del romanzo poliziesco
Narcejac – Il romanzo poliziesco
Kracauer – il romanzo poliziesco
Vernant – Mito e tragedia nell’antica Grecia
Todorov – La letteratura fantastica
Ginzburg – Miti, Emblemi e spie
Alcuni autori classici e le loro creature
Edgar Allan Poe – Auguste Dupin
Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes
S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli
Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple
Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown
Edgar Wallace – I quattro giusti