Psicopompo





DETTAGLI:

Traduttore: Federica Di Lella

Editore: Voland

Genere: Autobiografia

Pagine: 128

Anno edizione: 2024

Sinossi. In questo trentaduesimo romanzo Amélie Nothomb ci parla del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh. A cui fanno seguito il trauma, l’anoressia come crudele possibilità di resurrezione e infine il potere salvifico della scrittura con la severa disciplina necessaria… Pagine intrise di intimità per il romanzo più personale e autobiografico della pluripremiata e amatissima autrice belga. Un libro diverso dai precedenti ma che allo stesso tempo li illumina tutti.

 Recensione di Cinzia Passaro


Psicopompo

è un romanzo delicato. Una autobiografia di poco più di cento pagine. 

Tutto inizia con il racconto di una favola che la protagonista ascoltava dalla sua governante giapponese, la storia di  una donna gru triste che nell’immaginario di una bambina di quattro anni crea l’idea che la vita sia fatta anche di cose brutte:

 “La sua crudeltà suscitava in me un terrore voluttuoso… Non mi chiedevo se ci fosse una morale in questa storia, ma inconsciamente la mia interpretazione era che l’uccello rivelava all’uomo tutta la sua bassezza.”

L’autrice racconta in prima persona narrando dell’infanzia, fatta di continui trasferimenti per via del lavoro del padre, che lo portava dal Giappone alla Cina, in Bangladesh, in Birmania,  in Thailandia, fino al trasferimento a diciassette anni a Bruxelles per poi tornare in Giappone.

Questi frequenti spostamenti la portano a immedesimare la sua vita nelle migrazioni degli uccelli, di cui comincia ad ammirare, studiando,  il  canto e il  volo che le saranno di conforto nei momenti peggiori, in questi super animali, come lei li definisce, vede la sua forza e la sua rinascita. 

Ci vuole un grande coraggio nel descrivere la violenza subita: 

Innumerevoli mani che non appartenevano a nessun corpo visibile mi afferrarono, mi spogliarono e mi possedettero… Mi ci volle un secolo per trovare la forza di urlare.” 

Una violenza che segna un punto tra la sua vita di prima, di ragazzina spensierata  e restia ad accettare le regole dei genitori, e quella di dopo: “ I mesi che seguirono si persero per me in un onda di risacca monotona e cupa.”

Un dolore non solo fisico ma soprattutto psichico che le richiede uno sforzo immenso per rialzarsi, prima però si ammala di anoressia, un tentativo di essere  più leggera e riuscire a volare. Un modo per cancellare quel corpo violato e risorgere in un altro nuovo. 

Nel suo percorso sarà la scrittura a salvarla.

Cercherà di realizzare il sogno di diventare come gli uccelli che quando hanno freddo cantano per non soffrire, allo stesso modo lei scrive per liberarsi di quel gelo che l’ha avvolta dai tempi dello stupro di cui l’anoressia è una conseguenza. Scrivere per lei è come volare. Una forma di catarsi che le permette di liberarsi di quelle mani che l’hanno ghermita derubandola della sua fanciullezza alla soglia dell’adolescenza e di tutto quel subbuglio che può generare. 

Altro snodo nella sua vita è la scoperta dello Psicopompo figura mitologica greca a forma di uccello, che accompagna le anime dei defunti nell’oltretomba.

La protagonista sente che si può essere uno psicopompo anche da vivi e accompagnare i morti nel loro viaggio . 

Lei sceglie di esserlo per il padre con cui raggiunge un’intimità  sorprendente come mai avevano avuto durante tutta la vita.

“- Ciao, papà ti amo. E lui ha risposto:  – Ciao, Amélie. Ti amo. Non ce lo eravamo mai detto.”

Un romanzo autobiografico dove spesso la vita si avvicina alla morte per raggiungere la rinascita, molto psicologico, aiuta a scavare e guardare tutto ciò che capita come un impulso a risalire la china della vita. 

Ottima la traduzione che rende sublime la liricità della prosa.

Un libro che si legge in poche ore ma che rimane nella testa per sempre e che ha aiutato me, affetta da ornitofobia, a guardare con occhi diversi il volteggiare degli uccelli nell’azzurro sconfinato del cielo.

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Amèlie Nothomb


Nata a Kobe, Giappone, nel 1967 da genitori diplomatici, oggi vive tra Bruxelles e Parigi.
Scrittrice di culto non solo in Francia – dove ha esordito nel 1992 con Igiene dell’assassino, il romanzo che l’ha subito imposta – pubblica un libro l’anno, scalando a ogni uscita le classifiche di vendita. Innumerevoli gli adattamenti cinematografici e teatrali ispirati ai suoi romanzi e i premi letterari vinti, tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo, e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore.
Sete, uscito in Francia nel 2019, è arrivato secondo al Prix Goncourt dello stesso anno.
Primo sangue, suo trentesimo romanzo, si è aggiudicato il Prix Renaudot 2021 e il Premio Strega Europeo 2022. Tutti i suoi libri sono pubblicati in Italia da Voland.