ANATOMIA DI UN MISTERO
Autori: Luciano Garofano e Mauro Valentini
Editore: Armando
Pagine: 128
Anno edizione: 2024
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Sinossi. Cosa è successo ad Alda Albini, una donna anziana che vive tra le mura del piccolo borgo di Roccatederighi e che è scomparsa nei giorni di Natale del 2017? Il 21 gennaio 2018 verrà trovata cadavere in un dirupo non distante da casa. Non è un banale incidente, ma un inspiegabile mistero realmente accaduto. Il giorno dopo il macabro ritrovamento, infatti, verrà trovata a pochi metri di distanza dal corpo la sua borsa, che nessuno aveva visto prima pur essendo non proprio nascosta. Ma seppure la vicenda di Alda non appare chiara, arriverà dopo le prime indagini il provvedimento di archiviazione, con una giustificazione della sua morte che lascia increduli gli abitanti del piccolo paesino che volevano bene alla donna. Lo scrittore Mauro Valentini e il biologo Luciano Garofano rileggono le carte in questo true crime pubblicato da Armando editore. Insieme riavvolgono il nastro di questa indagine, mettendo in fila una serie di controversie che potrebbero consentire di riscrivere la storia della morte di Alda.
Real stories di
Kate Ducci
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When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we’ll see
No, I won’t be afraid
Oh, I won’t be afraid
Just as long as you stand, stand by me
So darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand, stand by me
Stand by me
Chiunque riconosce il testo di questa canzone, anche se nato decenni dopo la sua uscita, e chiunque l’avrà letta cantando e collegandola a un ricordo particolare della propria vita.
Per gli appassionati di libri, questo brano rappresenta anche altro. Rappresenta il titolo di un bellissimo racconto di Stephen King, da cui fu tratto un film che consacrò all’Olimpo degli attori più famosi un giovanissimo e sfortunato River Phoenix, il quale interpretò egregiamente la parte di un ragazzino cresciuto in una periferia difficile, costretto a diventare grande troppo presto, ma in grado di dare all’amicizia il giusto valore.
Questo romanzo, la cui lettura lascia tanta amarezza e domande sospese, si apre proprio con questo brano musicale e con un inevitabile riferimento all’avventura portata a termine dai protagonisti di quel breve racconto, tra i più riusciti di uno degli autori contemporanei più talentuosi.
Solo che quei ragazzini, che erano partiti appositamente alla ricerca del cadavere di un coetaneo, avevano accidentalmente finito per trovare loro stessi; mentre i ragazzini protagonisti di questa storia di cronaca erano forse, inconsapevolmente, partiti alla ricerca di loro stessi, di una sfida, e hanno finito per trovare un cadavere.
Ma il cadavere di chi? Dirlo fa male, soprattutto dopo aver portato a termine la lettura di questo romanzo, ma si tratta del cadavere di una donna di cui non tutti hanno sentito parlare e di cui molti ricorderanno giusto la sparizione, gli appelli tardivi in una trasmissione televisiva, il ritrovamento e l’archiviazione per suicidio.
La storia di fantasia raccontata da Stephen King, con quella sua singolare capacità di rendere perfettamente il momento di passaggio tra l’inconsapevolezza e il percorso verso l’età adulta, si conclude con un senso di ingiustizia, che è la stessa che proverete portando a termine la lettura di questo romanzo.
Solo che non si tratta di una storia di fantasia, solo che Alda è morta veramente, solo che Alda non si è evidentemente suicidata.
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Nonostante rivolga molta attenzione alle storie di cronaca e ai loro risvolti, ho solo colpevolmente sfiorato la storia di Alda, della cui tragica fine ricordavo solo alcuni dettagli: è stata ritrovata dopo un mese dalla sua scomparsa, il caso è stato archiviato come l’ennesimo suicidio di una donna sola.
Provate a digitare il suo nome online, su un qualsiasi motore di ricerca, e vi renderete conto che, tolti i video delle puntate di una famosa trasmissione televisiva che si occupa di persone scomparse, su di lei troverete ben poco. Ho avuto persino difficoltà a trovare qualche foto da inserire nella rubrica che la riguarda e che possa ricordarla. La maggior parte dei risultati che ne parlano e che internet ci offre sono proprio relativi al romanzo di Luciano Garofano e Mauro Valentini, che ci raccontano la storia di una donna di cui molti di noi hanno a malapena sentito parlare.
Era una bella signora Alda, una di quelle che, anche se viveva sola in una paese di poche anime, teneva molto alla cura di sé, a essere ben vestita e pettinata, alla propria immagine e al decoro.
Le volevano bene a Roccatederighi, aveva un vicinato con cui scambiava giornalmente convenevoli e confidenze, e la sua scomparsa aveva destato allarme, quando con colpevole ritardo era emerso che Alda non si trovasse in nessuno dei luoghi in cui poteva aver deciso di trascorrere le vacanze natalizie: non a casa dei figli, non a casa di vecchie amiche, non a casa di qualche eventuale nuova conoscenza.
Alda era una di Roccatederighi e a dimostrarlo, se ce ne fosse bisogno, è la frase che uno dei ragazzini rivolge al padre, raggiunto di corsa dopo averne ritrovato il cadavere: ‘Abbiamo trovato la Alda’.
Non un corpo, non una donna morta, la Alda. Magra consolazione, se pensiamo alla colpevole superficialità con cui il caso della Alda è stato affrontato successivamente, per poi archiviarlo.
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L’ultima volta che Alda è stata vista da qualcuno che ha interagito con lei è la mattina della sua sparizione, a ridosso del Natale alle porte e lei, sempre in ordine, sempre gentile, sempre disponibile, era apparsa tranquilla e non aveva manifestato l’intenzione di allontanarsi a breve dalla casa di residenza.
Una testimonianza successiva, sempre di una paesana, dirà di averla incrociata mentre si trovava a bordo della propria autovettura e vista spostarsi a piedi di notte, diretta chissà dove, con un’aria che non faceva pensare a uno stato d’animo negativo o a uno smarrimento.
Non era tipico di Alda, meticolosa, precisa, abitudinaria, uscire da casa a tarda sera, non lo aveva mai fatto prima e questo elemento, invece di spingere ad approfondire se quella donna avvistata fosse davvero lei, se in tal caso le fosse accaduto qualcosa di così preoccupante da spingerla a rivoluzionare le proprie abitudini, ha portato la Procura a stabilire con ancora più fermezza che Alda avesse deciso di togliersi la vita, di allontanarsi da casa e far perdere le proprie tracce, di occultare il proprio cadavere in un luogo difficile da raggiungere, in balia di intemperie e animali. Lei così attenta al decoro, lei sempre così precisa e curata, aveva deciso di sparire nel nulla, di non venire nemmeno ritrovata, di odiarsi fino a tal punto, di lasciare la propria famiglia senza risposte.
É possibile che le cose siano andate davvero così?
Verrebbe da pensare che sia stata proprio la sua famiglia a domandarselo, i suoi affetti, coloro che la hanno vista sparire nel nulla da un giorno a un altro. Invece no, a chiedere cosa sia davvero accaduto ad Alda Albini, a chiederlo con i giusti termini, con la necessaria competenza, facendo leva su elementi scientifici e un’attenta indagine giornalistica, sono stati il Generale Luciano Garofano e il giornalista e scrittore Mauro Valentini.
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A loro va il necessario riconoscimento, perché è facile e comodo occuparsi di storie di cronaca, quando destano il forte interesse dell’opinione pubblica, quando la verità viene richiesta a gran voce da familiari e amici, da trasmissioni e telegiornali, ma loro hanno scelto di accendere a una luce su una storia ingiustamente marginale, sulla vicenda di una signora di un piccolo paese, la cui morte per suicidio appariva tutto sommato accettabile, visto che nessuno ne aveva reclamato il ritrovamento, nemmeno con il Natale in mezzo.
Se persino la famiglia è così tardiva nel chiedere risposte, chi altro dovrebbe avere interesse a farlo?
Chi ama la verità, chi sa fare il proprio lavoro, chi sa andare oltre la superficie poco credibile di una storia, chi è interessato più alla verità che ai riflettori.
Conosco il Generale Garofano per i suoi competenti e interessanti interventi in numerose trasmissioni televisive e per la sua capace e caparbia collaborazione a indagini di cui tutti abbiamo sentito parlare. Di Mauro Valentini, oltre alla indiscutibile competenza giornalistica di cui siamo tutti a conoscenza, posso dire di aver apprezzato un misto di competenza e umanità che è in dotazione a pochi, oltre a spiccate doti di scrittura. Ha affrontato vicende di cronaca difficili e dolorose e lo ha sempre fatto senza cercare la spettacolarizzazione, la comoda visibilità, ma sempre con un occhio di riguardo nei confronti delle vittime principali e accessorie di ogni vicenda di cronaca. Aver scelto di parlare di Alda, quando ormai nessuno più lo faceva, ne è la indiscutibile dimostrazione.
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Alda, morta il giorno stesso della sua scomparsa, in una zona difficile da raggiungere persino per un gruppo di ragazzini avventurosi, ha passato il Natale e le feste successive da sola. O, meglio, lo avrebbe fatto, se fosse stata ancora viva. Ed è questo, tra tanti elementi, ad accendere un campanello di allarme.
I vicini di casa la ritenevano probabilmente presso l’abitazione di uno dei figli; i figli, che forse la pensavano sola od ospite di un’amica, non la hanno cercata nemmeno per gli auguri.
Perché? Tra i tanti elementi, la sua sparizione in un momento così particolare per le famiglie, in cui si è soliti sentirsi telefonicamente almeno per inviarsi un abbraccio virtuale, nessuno la ha cercata, nemmeno per sapere dove si trovasse e, sapendo la triste fine a cui è andata incontro, non si può che sentirsi vicini a quella bella signora sola, dai modi cortesi e l’aspetto curato.
Alda, come ci sottolinea ogni pagina di questo romanzo, che unisce cronaca a riflessioni mai disancorate dai fatti nudi e crudi, merita verità; non un lieto fine, perché i fatti ci dicono che non lo possa avere, ma un finale che sappia di verità, che ci dica qualcosa di vero non solo sulla sua fine, ma piuttosto sul suo conto, sulla sua vita, su chi fosse davvero e sul fatto che mai avrebbe scelto di togliersi la vita.
Il lavoro degli autori è eccezionale, metodico, inattaccabile. Prendono per mano il lettore e, unendo indagine giornalistica e competenze scientifiche, lo conducono attraverso l’improbabile percorso di Alda, una donna vestita con abiti non idonei, che si sarebbe avventurata a tarda notte in una zona inaccessibile persino in pieno giorno, per un gruppo di ragazzini giovani e desiderosi di avventura.
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Inoltre, per citare un elemento tra i tanti esposti nel romanzo, la borsetta di Alda, posizionata in un punto che ne permetteva perfettamente la visione dalla strada, viene rinvenuta solo giorni dopo il ritrovamento del cadavere, in uno stato di conservazione incompatibile con un tempo di permanenza così lungo (un mese), esposto a intemperie e allo sguardo di chiunque avesse transitato in zona.
Il telefono cellulare di Alda ci racconta inoltre che la donna, i giorni successivi alla sparizione, fosse in realtà in movimento, quando con altissima probabilità si trovava già cadavere nel luogo in cui è stata rinvenuta quel tragico giorno.
Per richiedere verità su di un caso ambiguo, per opporsi a un’archiviazione e aspettarsi indagini più approfondite, occorre averne i diritti e quei diritti sono in dotazione solo ai familiari stretti. É stato infatti il genero di Alda, ex marito della di lei figlia, a sollecitare in nome dei nipoti di Alda una verità, a non accettare l’improbabile ipotesi di un suicidio difficile da realizzare persino per una persona giovane e in forze.
Nonostante ciò, la Procura ne ha chiesto l’archiviazione e, nelle pagine che non avevano portato a scoprire le tracce di un omicidio o di un movente, così si è espressa “Appare del tutto evidente che l’intenzione della parte che ha richiesto di riaprire le indagini non sia tanto quella di accertare la verità dei fatti quanto piuttosto di strumentalizzare il procedimento in questione per ottenere l’affidamento dei figli. Palesi ed inequivoche in tal senso sono le intercettazioni telefoniche in cui, parlando della vicenda l’ex genero non fa mai riferimento alle indagini quale strumento per accertare la causa del decesso dell’ex suocera, ma costantemente manifesta il suo desiderio che le indagini possano portare all’incolpazione (dell’ex moglie), anche attendendosi a breve il suo arresto”.
In estrema sintesi, appare evidente che nessuno si sia mosso a richiedere verità per Alda se non spinto da un interesse personale. Nessuno tranne gli autori di questo amaro romanzo di cronaca, che in un’epoca così arida e frettolosa, hanno deciso di fermarsi a dar voce a una donna invisibile, per la quale nessuno è stato disposto a lottare, il cui evidente omicidio è stato liquidato come un triste e difficile gesto estremo, la cui esistenza è stata archiviata insieme all’indagine che la riguarda.
La lettura è necessaria, non solo per dare ad Alda quella visibilità che merita, per restituirle quel decoro a cui teneva, ma anche per renderci tristemente conto di quanto di sbagliato vi sia in questo fatto di cronaca, di quanto la morte di Alda sia senza ombra di dubbio un omicidio grossolanamente mascherato, e che mai, purtroppo, troverà una risposta.
Leggendo, ho l’impressione che gli autori abbiano ben chiare in mente una o più piste da percorrere, che non possono essere per ovvie ragioni rivelate ma che, se ne avessero la possibilità, non esiterebbero a seguire; piste che fanno ben intuire anche a chi legge, guidato dai fatti da loro esposti.
Questo aspetto, insieme a molti altri (nonché ai dettagli che troverete all’interno del romanzo e che non sarebbe giusto rilevare in una recensione, ma che richiedono una attenta lettura) richiama l’attenzione su di un tema troppo spesso erroneamente dibattuto: quanto sia utile o dannosa l’ingerenza del giornalismo in eventi di cronaca giudiziaria.
Potremmo portare molti esempi di cronaca più o meno recente in cui il giornalismo, più o prima degli inquirenti, è stato capace di fornire risposte o indirizzarci a ottenerle ma, limitandosi al caso di Alda, è necessario ricordare a chi legge che, per la Procura, Alda Albini si è suicidata, per gli autori di questo libro (carte e fatti alla mano, indiscutibilmente solo quelli) è stata uccisa.
Chiunque abbia voglia di leggere la storia della riservata signora di Roccatederighi, non potrà che pensarla come loro, non potrà che rendersi conto di trovarsi davanti a una grande ingiustizia giudiziaria e umana.
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