Recensione di Chiara Forlani
Autore: Gabriele Dadati
Editore: Baldini + Castoldi
Genere: Biografia
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. All’inizio di questa storia c’è un ragazzino che la notte scappa di casa per andare ad ascoltare i grandi che suonano. A volte lo fanno nelle osterie, altre nei circoli di partito, più spesso sulle aie o nelle stalle. Siamo nella Romagna di inizio Novecento. E c’è chi, dopo aver lavorato tutto il giorno, non rinuncia a sognare. Il ragazzino si chiama Secondo Casadei. Pur destinato a diventare sarto come il padre, sarà abbastanza caparbio da farsi comprare un violino e da diventare capo orchestra diciottenne. Arrivando a esibirsi centinaia di volte l’anno e a scrivere, con “Romagna mia”, una delle canzoni italiane più famose al mondo. Come tutte le grandi storie d’amore, però, anche quella di Secondo con la musica deve superare difficoltà che paiono insormontabili. Quando scoppia la guerra è infatti costretto a riporre lo strumento e a tirare fuori nuovamente l’ago. Poi i bombardamenti radono al suolo la sua casa e lui sfolla in una stalla. Infine torna la pace, ma iniziano a fischiarlo: gli americani hanno portato la loro musica e i giovani non ne vogliono più sapere di valzer, polke e mazurke. Secondo Casadei tiene duro e ce la fa ancora una volta. Adesso lo cercano tutti, televisione compresa. Lui però non smette di suonare nei paesini o di accompagnare i funerali di chi, nel testamento, ha scritto che per l’ultimo viaggio vuole l’orchestra. In questo libro, dunque, si racconta una storia d’amore grandiosa. Ma anche il viaggio di uno scrittore che in compagnia della sua mamma romagnola torna sui luoghi di quella storia.
Recensione
Ho scelto questo libro, il secondo che leggo di Gabriele Dadati, sull’onda dell’entusiasmo che ho provato nei confronti del suo “La modella di Klimt”, storia romanzata della creazione di un quadro famoso, rubato da ignoti e fatto ritrovare dopo 23 anni nei pressi della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Anche in quest’opera Dadati non mi ha delusa: ha la capacità di scrivere con parole contemporaneamente leggere ma profonde, che portano il lettore a immedesimarsi nella narrazione, nel fluire di vite che risultano sempre vere, anche quando sono frutto di finzione narrativa.
L’autore ricostruisce in modo minuzioso la vita di Secondo Casadei, il creatore di Romagna mia e del ballo liscio. Effettua un pellegrinaggio con la madre, romagnola di origine, sui luoghi di cui Casadei è originario e pesca a piene mani dall’autobiografia del musicista. Ci illustra a parole anche gli oggetti sui quali Secondo, che in realtà si chiamava Aurelio, aveva posto le mani, le sue tradizioni, la sua gente. Ma soprattutto parla della sua passione per la musica, che lo porta ad abbandonare il lavoro di sarto, che era quello del padre, per studiare e diventare un virtuoso di violino.
Narra Dadati che il ballo liscio, preceduto da valzer, polke e mazurke, costituisce un grande cambiamento sociale, un’azione di livellamento dall’alto verso il basso, dalla nobiltà alla borghesia, e ancora più giù, verso i braccianti e i contadini.
“Portare ai lavoratori più umili la musica dei borghesi benestanti, di coloro cioè che potevano permettersi di vestire bene e di acquistare un biglietto per sedere in platea, era qualcosa che si parlava con quel sogno egualitario, con quel senso di giustizia sociale che stava allora nascendo.”
Come nei precedenti, anche in questo libro Dadati inserisce se stesso e parti della sua autobiografia, senza mai annoiare o risultare autoreferenziale. Oltre a ciò, paragona la biografia di Secondo a quella di altri geni che appartengono al suo tempo o sono suoi conterranei. Per fare qualche esempio, Giovanni Pascoli, Giuseppe Verdi o Tonino Guerra. È un gioco di rimandi che può apparire fuori contesto, ma non è forse vero che ogni vita è unica ma si ricollega a mille altre?
Grazie alla sua passione per la musica, alla tenacia e al carattere burlone, Secondo allarga sempre di più i confini della sua fama. Scrive le sue canzoni orecchiabili sulla carta gialla usata per incartare i panini di cui si nutre tra una prova e l’altra, con la sua orchestra inizia a incidere dischi che lo rendono sempre più famoso. È un musicista coraggioso e infaticabile, sempre elegante nella sua divisa da musicista. La ricostruzione di Dadati è perfetta, ci riporta indietro con la mente, verso un’epoca lontana in cui i sogni forse erano realizzabili. Anche quello del figlio di un sarto a domicilio che voleva diventare un artista famoso e cambiare la storia della musica, pur se popolare. Un musicista che ha scritto moltissime melodie, non solo Romagna mia, le ha suonate in teatri e balere e ha inciso dischi memorabili.
La narrazione non sempre segue l’ordine cronologico, l’autore visita con la madre i luoghi cari a Secondo e ne racconta la vita seguendo il filo dei propri passi, durante la sua breve trasferta in Romagna, munito di libri e taccuini con le testimonianze dei tempi in cui l’orchestra toccava le vette della notorietà.
Le luci e le ombre della vita di Secondo, la sua parabola di vita e l’eredità lasciata al nipote Raoul si intrecciano con le riflessioni di Gabriele Dadati, che ha scritto il testo durante la pandemia.
Non posso che complimentarmi ancora una volta con l’autore, che riesce a trasmettere al lettore la sua filosofia di vita con parole semplici che vanno dritte al cuore.
Mi piace chiudere questa recensione con una citazione dello stesso Casadei:
“È perché io piaccio al bambino, alla mamma e al nonno. Mi segue l’elemento genitore come quello beat, io ci ho messo anche del moderno, ma quello che piace è che io gli do il ballo da sudata.”
A cura di Chiara Forlani
Gabriele Dadati
(Piacenza, 1982) ha pubblicato vari libri, tra cui Sorvegliato dai fantasmi (2008), finalista come Libro dell’anno per Fahrenheit di Radio 3 Rai, e Piccolo testamento (2011), presentato al Premio Strega l’anno seguente. Nel 2009 ha rappresentato l’Italia nel progetto «Scritture Giovani» del Festivaletteratura di Mantova. Presso Baldini+Castoldi è uscito il romanzo L’ultima notte di Antonio Canova (2018), finalista al Premio Comisso; Nella pietra e nel sangue(2020) vincitore del Premio Città di Como 2020; La modella di Klimt (2020), Secondo Casadei, Romana mia e io (2021).
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