“Non di solo giallo, Signora mia …”
Speciale di Sabrina De Bastiani
Un filo di pensieri ha racchiuso con un grande fiocco tre dei romanzi che ho letto nell’ultimo anno, tre romanzi, sulla carta, distantissimi tra loro, ma, di fatto, molto forti, incredibilmente vicini.
Tre romanzi per tre Artiste della penna, dalla sensibilità forte e dalla crescita repentina, simili per l’urgenza appassionata, e allo stesso tempo per la cura della parola, che infondono alle loro storie.
Tutto e cominciato dalla lettura di “Solo uno sbirro”, firmato da una scrittrice eclettica e poliedrica, verace e senza filtri, quale è Elisabetta Violani.
“Solo uno sbirro”, è la lettura magnetica e fortemente innovativa di quella che è una parabola di vita. La vita di uno sbirro, appunto.
Violani da’ voce in presa diretta al protagonista, ne illumina di sincerità le ombre, la difficoltà delle scelte, la paura, il senso di giustizia e il rispetto, anche e non ultimo per se stessi, considerato che questo è figlio di quello che sappiamo portare agli altri.
Scene che sono tableaux vivants di strada e sudore, un linguaggio allo stesso tempo diretto e lirico, una figura a tutto tondo che si staglierà davanti ai nostri occhi e per la quale ci ritroveremo a parteggiare, l’istinto di coprirgli le spalle, perché lui, lo sbirro di Elisabetta, per noi lo farebbe.
Ha iniziato, dunque, inconsapevolmente, a srotolarsi qui, il filo di cui dicevo, per arrivare ad abbracciare “Ragazze lontane” di Isabella Nicora.
Altra storia, totalmente altra storia.
Una saga che innamora, di quelle che attraversano anni e famiglie, epoche e fortune.
Una penna potente, quella di Nicora, che riesce a mutuare la sensibilità, la fragilità umane, nell’ancora che salva la nave in balia delle onde.
Il respiro ampio, cristallizzato nella bellissima, una di davvero tante, immagine delle tendine alla finestra mosse dal vento, ossimora con la compressione fatta di periodi e capitoli brevi, come schegge di pallottole, di “Solo uno sbirro” eppure si tengono per mano, queste storie, si incontrano in quello stimolo a chiederci, a pensare, ad abbracciare personaggi come fossero presenze palpabili.
Dai tableaux vivants di Violani, agli arazzi di Nicora.
Ed ecco, visione chiama visione, che giungo a leggere “Quando il delitto è arte” di Tiziana Vigano’.
Quadri, sculture, opere visive, sono qui riprodotti su scene del crimine. Corpi di donna come altrettante installazioni. Ma non è questa l’arte, la sola perlomeno, che mi regala questa lettura coinvolgente e preziosa, e mi ispira a serrare il fiocco che unisce questo pregevole romanzo ai due precedenti.
È la cura con la quale attraversa i coni d’ombra Vigano’, penna raffinata e nitida, che dipana un’indagine noir, ma ne imbroglia e sgroviglia una personale, quella del protagonista, in un gioco di ombre cinesi che non confonde ma sublima ciò che è luce e ciò che è tenebra, nel passarvi attraverso.
Ed incontrare, in questo camminamento, lo sbirro, le ragazze lontane, il Capitano Rusconi.
Il filo della mia suggestione si intreccia qui, precisamente qui.
Nell’investigare delle vite, che dicono di noi, nel gioco di specchi di storie così ben congegnate è narrate che arriva a mostrarci la nostra di immagine, allo specchio, e quello che sarà il nostro profilo migliore, nella rifrazione della luce catturata ed espansa da queste meravigliose pagine.
In tutti i miei romanzi il piano dell’indagine coincide con il piano della ricerca della verità, sociale, filosofica, o direi più semplicemente “umana”. Vi è l’uomo che si confronta con se stesso, o cerca se stesso.
(Andrea Camilleri)
Ecco.
Suggestioni tratte da:
Solo uno sbirro, Elisabetta Violani, Echos Edizioni
Ragazze lontane, Isabella Nicora, Project
Quando il delitto è arte, Tiziana Viganò, Golem
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