Tutti innocenti




Marco Bosonetto


Editore: Baldini + Castoldi

Genere: Giallo

Pagine: 400

Anno edizione: 2024


Sinossi. Primavera 2020. Il lockdown per frenare la pandemia sembra paralizzare anche i criminali. E il commissario Gastaldi indaga sul ribaltamento sospetto di un tratto in alta val Trebbia, per avere la scusa di lasciare una Piacenza spettrale, percorsa incessantemente dalle ambulanze, e respirare l’aria pulita degli Appennini. La tregua dura poco, però. Una ragazza viene trovata morta, in città, lungo «la pista ciclabile del degrado». Ha diciott’anni ed è una studentessa di Anna Carfì, la moglie di Gastaldi. Sua madre è infermiera, in prima linea contro il Covid-19, che «non è più come a marzo, ma…» Un migrante senza fissa dimora viene arrestato immediatamente nei pressi del luogo del delitto. Il caso sembra già chiuso. Eppure, secondo Gastaldi, qualcosa non quadra. «Sei il solito razzista al contrario», gli rimprovera un collega. Bosonetto torna al poliziesco con lo stesso indagatore de Gli alberi del Nord: Pietro Gastaldi, piemontese trapiantato in pianura, nonno in astinenza da nipote, sfollato sulle Alpi cuneesi. Un eroe riluttante incapace di mettere a tacere la voce della coscienza.

 Recensione di Elide Stagnetti


Con una scrittura incisiva e versatile, che, a seconda delle circostanze sa essere ironica o emozionante, e comunque si presenta sempre fluida e pulita, in Tutti innocenti (secondo volume della serie iniziata nel 2022 con Gli alberi del Nord), Marco Bosonetto ci racconta un’altra inchiesta di Pietro Gastaldi, dirigente della squadra mobile di Piacenza alle soglie della pensione. 

Il caso su cui il commissario si trova a indagare è quanto mai grave, poiché si cerca l’assassino che in una tiepida mattina di primavera ha ucciso la studentessa diciottenne Beatrice Mazzocchi.

Dal momento che il libro è ambientato nel 2020, non possiamo certo dire che questa sia una primavera qualunque: i protagonisti si trovano infatti in piena emergenza sanitaria da Covid-19 e sono letteralmente travolti dalle numerose e restrittive regole del primo e più scioccante lockdown.

Tra le pagine abbondano descrizioni, riflessioni e considerazioni sulla pandemia e sui molteplici effetti che essa ha generato a tutti i livelli (sanitario, socioeconomico, psicologico, culturale e altri ancora), nella maggior parte dei casi filtrate dallo sguardo desolato e incredulo del protagonista.

Adolescenti che vanno in crisi, professori che devono improvvisarsi psicologi e informatici, medici e infermieri sempre in prima linea con eroico senso del dovere sono rappresentati attraverso alcune figure che assumono il valore paradigmatico delle rispettive “categorie” di appartenenza.

Il lettore stesso viene catapultato tra mascherine, divieti di assembramento, distanziamenti, chiusure di attività commerciali, colloqui da remoto, tamponi, bollettini di vittime e contagi…uno scenario che conosce bene per averlo vissuto nel suo recente passato, ma che continua a percepire come inquietante e surreale.

In questo caso Gastaldi è doppiamente coinvolto, essendo la giovane Beatrice una delle alunne di sua moglie Anna Carfì, stimata insegnante di francese, ormai costretta a gestire quotidianamente l’insofferenza dei liceali nei confronti della Dad, tanto più dopo la morte della giovanissima compagna di classe.

L’intreccio, movimentato da un filone narrativo secondario (la caccia ad un camorrista evaso), è strutturato in modo lineare ed è focalizzato sull’inchiesta relativa all’omicidio di Beatrice, benché essa proceda a singhiozzo, data la scarsità di personale a disposizione, i ricoveri e le quarantene degli addetti ai lavori. 

A emergere con forza dal narrato è lo spessore dei personaggi, tanto realisticamente costruiti da sembrare persone in carne e ossa. 

Questa considerazione si può applicare a vari attori secondari (si vedano come esempi indicativi la vecchietta che ritrova il cadavere della vittima tra i fiori di biancospino oppure la “strega della Val Bolbera” o ancora il giornalista Lorenzo Malchiodi); ma a maggior ragione, il discorso vale per il protagonista e per la sua consorte, che possiamo apprezzare in tutta la loro umana e sfaccettata complessità.  

Nella vita lavorativa, entrambi si relazionano con gli altri in modo generoso, senza risparmiarsi, anche perché hanno sinceramente a cuore il proprio ruolo ‘istituzionale’; nella vita privata, sono nonni adoranti dell’intelligentissimo nipotino Ettore, ma soprattutto sono una coppia collaudata da anni e anni di matrimonio (“un bordello di anni”) e conoscono a perfezione i punti deboli, i gesti, le manie, persino la mimica facciale e le abitudini linguistiche l’uno dell’altra (“Quando Anna Carfì passava al siciliano, Gastaldi capiva che era meglio non contraddirla”); non rinunciano mai a punzecchiarsi e a lanciarsi frecciatine a vicenda e danno vita a frequenti scambi di battute ironiche ed esilaranti, che bene mettono in evidenza i limiti e i difetti reciproci. 

Gastaldi ha la sensibilità di un uomo d’altri tempi, modi garbati e all’antica. Intuitivo, facile alla commozione, empatico per quanto gli permette la sua “educazione sabauda”, lotta contro la pochezza di chi tende a ‘sbattere il mostro in prima pagina’ e la superficialità di chi crede che per risolvere un caso sia sufficiente puntare il dito contro l’immigrato di turno; viene bonariamente accusato di essere “razzista al contrario” e di perdersi nel sogno di un mondo nel quale non esistano colpevoli da scoprire, ma tutti siano innocenti:

Certe volte sembra che lei i colpevoli non li voglia proprio scoprire. Tutti innocenti vorrebbe che fossero.»

Gastaldi si strofinò i capelli superstiti dietro la nuca. Scosse il capo. «Sarebbe bello, no? Che fossero tutti innocenti. Sarebbe bellissimo.»

I due agenti specializzati in informatica lo fissarono perplessi, mentre Gastaldi non pareva intenzionato a dire altro, come rapito da un sogno a occhi aperti in cui tutti erano innocenti”.

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Marco Bosonetto


Marco Bosonetto ha esordito nel 1998 con Il Sottolineatore Solitario. Nel 2010 il suo racconto Morte di un diciottenne perplesso è stato portato al cinema con il titolo Due vite per caso, film a cui Bosonetto ha collaborato come sceneggiatore. Per il teatro ha scritto l’adattamento del suo romanzo Nonno Rosenstein nega tutto e il monologo Mucche ballerine, che va in scena ininterrottamente dal 2005 e ora è anche un libro illustrato. Con Baldini+Castoldi ha pubblicato nel 2022 Gli alberi del Nord, la prima indagine del commissario Gastaldi.

A cura di Elide Stagnetti 

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