Recensione di Patrizia Argenziano
Autore: Aldo Costa
Editore: Marsilio
Genere: thriller
Pagine: 256
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Una brutta costruzione di cemento in equilibrio su un precipizio appare tra le curve della strada costiera. Sarà un bar? Una trattoria per camionisti? È comunque il primo locale pubblico dopo chilometri di curve percorse sotto il peso di un’afa opprimente. L’uomo e la donna viaggiano da ore sotto il sole implacabile, e sono di pessimo umore per qualcosa che è successo la sera prima. Quella breve vacanza avrebbe dovuto riavvicinarli, ma niente sta andando per il verso giusto. Hanno proprio bisogno di un caffè, così decidono di fermarsi. La breve pausa distensiva si prolunga però oltre ogni possibile previsione, caricandosi di una tensione crescente. L’oste, un personaggio sgradevole e untuoso, li stordisce di chiacchiere e continua a servirgli piatti che loro non hanno ordinato. All’arrivo del conto, esorbitante, l’irritazione dell’uomo raggiunge il culmine. È una catena di eventi che sarebbe possibile spezzare in qualsiasi momento, e che invece si dipana inesorabilmente fino all’attimo in cui tutto collassa, così che una giornata storta come ne possono capitare a chiunque si trasforma in un incubo senza ritorno.
Recensione
Sin dalle prime pagine si respira un’aria soffocante, opprimente, le parole ti si appiccicano alla pelle e non si riesce a scrollarsele di dosso.
C’è un sole che splende e acceca, ma le pagine si tingono subito di nero: nessuno sta urlando o discutendo ma i pensieri che aleggiano nell’abitacolo dell’automobile disturbano i timpani e si infilano come lame nelle ossa.
Nessuna sosta riesce a interrompere il flusso di pensieri che man mano prende forma, acquisendoun peso sempre più insostenibile man mano che il tempo passa.
Per un attimo, solo per lo spazio di un attimo, l’intervento di una terza persona sembra far tirare al lettore un respiro di sollievo, sembra poter alleviare quell’arsura che si è impadronita della sua gola e sembra che i suoi occhi vedano uno spiraglio di luce in quelle pagine nere ma è proprio questione di un attimo.
È proprio questione di un attimo perché l’elemento di disturbo non fa altro che scoperchiare il classico vaso di Pandora.
Un viaggio sublime attraverso l’animo umano, una raccolta di emozioni e sentimenti che toccano l’Io più profondo e che registrano perfettamente le nostre reazioni alle imprevedibili situazioni della vita.
Una sorta di thriller psicologico che blocca il respiro, che provoca una furia di sentimenti contrastanti e contraddittori, un romanzo che mette a dura prova anche la pazienza del lettore, e per questo piace tantissimo, e che, già dalle prime righe, lascia sulle labbra un sapore indefinito.
Ecco, tutto questo è racchiuso in poche ore, in un giorno di sole, in un luogo ben definito, anche se poi i pensieri spaziano e vagano, e pur con i personaggi ridotti al minimo, il risultato è spettacolare.
Una lettura sul filo del rasoio.
A cura di Patrizia Argenziano
Aldo Costa
Aldo Costa: Aldo Costa, torinese, copywriter freelance, ha pubblicato diversi racconti e romanzi. È prematuramente scomparso, all’età di cinquantanove anni, nel febbraio del 2019.
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