Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Hanya Yanagihara
Traduzione: Luca Briasco
Editore: Sellerio
Genere: Narrativa
Pagine: 1104 p., R
Anno di pubblicazione: 2016
Sinossi. In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell’amicizia. Come accade di rado, da una inconsueta immaginazione narrativa si è distillato un oggetto singolare: un romanzo classico e al tempo stesso modernissimo, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente umanità.
Recensione
“… essere amici di Jude significava spesso non porsi le domande che ci si sarebbe dovuti porre, per paura delle risposte… Significava ignorare ciò che l’istinto suggeriva di non ignorare, schivando i sospetti come altrettanti ostacoli.”
Se me lo aveste chiesto poco più di un anno fa di leggere “Una vita come tante”, avrei risposto sicuramente di no. Non leggevo narrativa da tantissimo privilegiando thriller e gialli e, l’ho praticamente ripresa in mano durante il periodo più assurdo che abbiamo vissuto nella primavera del 2020.
Tutto è cambiato. E anche noi siamo cambiati.
Da che ho iniziato di nuovo a leggerla, comunque, sempre e in ogni caso poca e ben selezionata, perché di tanto in tanto avevo la percezione che mi mancasse qualcosa.
Come riuscire a parlare di un libro che mi ha lasciato il vuoto dentro e, dove i capitoli finali si sono trasformati in un momento così straziante da non riuscire a fermare le lacrime fino alla fine?
Ma come, ancora, riuscire a raccontare senza scordare la crudeltà di alcuni momenti, ma soprattutto la dolcezza che seppur per brevi attimi, fuggevole ed essenziale, mi ha più volte indotta a dimenticare ciò che non volevo ricordare?
Una scrittura cruda e schietta, ma anche lieve e talmente dolce da mozzarti il respiro, quella di quest’autrice che fino a un po’ di tempo fa temevo per i passaparola avvenuti. Non mi spaventavano le pagine ma il contenuto, così, semplicemente perché pura narrativa, perché non lo sentivo un libro di cui avere bisogno, perché non mi sono mai interessata a lui o forse, perché preferivo ignorarlo.
Invece quando ho deciso che fosse arrivato il momento, è stato praticamente lui a scegliermi , mi ha chiamata e si è fatto conoscere in un modo decisamente magnetico, senza però camuffarsi, senza indorare la pillola, raccontandomi in modo schietto e dirompente di una vita complicata, sfortunata da sempre, che nonostante sia riuscita, alla fine, a raggiungere un prestigio personale e professionale inarrivabile ai più, in realtà non è mai riuscito, allo stesso modo, a riconoscere ciò che di grande si nascondeva in lui e ciò che nel tempo, a fatica è riuscito a costruire attorno a sé.
“… la sua vita è un qualcosa che ha solo subito, e che non ha mai contribuito veramente a creare. Non è mai stato in grado di immaginare come avrebbe potuto.”
A distanza di ventiquattro ore, ancora mi commuovo, ancora penso ai se fosse, se magari, ai perché non così e ancora non riesco a scollarmi la storia di dosso, la avverto, la percepisco e nonostante la durezza di una vita a cui non è stato risparmiato nulla, mi rendo conto che ora, dopo aver letto questo enorme e potente romanzo, nulla sarà più come prima perché questa, fa sicuramente parte di quelle storie che non riuscirò mai a scordare veramente.
Ci sarà sempre qualcosa che finirà per riportarti il romanzo in superficie e tu finirai per avvertire i medesimi brividi di quando lo stavi leggendo, di quando ti trovavi ben ancorato al suo interno, stordito e affranto a tal punto da volerne uscire ma, talmente bramoso di osservarne l’evoluzione da non riuscire a staccare gli occhi e il cervello da lui, nonostante la brutale durezza con la quale ti racconterà di sè.
Sicuramente, qui dentro i momenti veramente belli sono pochi in confronto alla realtà di una vita, ma saranno proprio quelli a farti sussultare, a darti uno stimolo forte a gioire e a tentare di infonderti speranza, nonostante tutto. Le mere illusioni, però fanno parte di noi, e come noto, ciò che la vita ti concede, purtroppo spesso poi se lo riprende con gli interessi.
Amicizia vera e profonda, amore, lealtà, ma anche violenze e abusi di ogni tipo e autodistruzione, hanno fatto da sfondo a questo meraviglioso e indimenticabile romanzo che ripercorre la vita di alcuni amici e di alcune persone che ruoteranno loro attorno, dall’inizio alla fine, accompagnandoti durante questo percorso di crescita emotiva.
Uno per tutti, e tutti per e con Jude.
“La vita è così triste, pensava in quei momenti. È così triste, eppure continuiamo a viverla, tutti: le restiamo attaccati, tenacemente, cercando qualcosa che ci offra un po’ di sollievo.”
La potenza e il ritmo narrativo di questa storia sono devastanti, ti travolgono come un uragano. Al loro passaggio, di te, non resteranno che miserabili pezzettini ma nonostante tutto, ti lasceranno anche la consapevolezza che hai letto qualcosa di veramente importante, di qualcosa di incancellabile che anche dopo aver affrontato altri dieci o venti libri, ti risulterà indelebile non solo nella testa, ma soprattutto ti si insinuerà dentro, nel profondo dei tuoi sentimenti e delle tue emozioni e garantisco, per esperienza personale, che ogni volta che inizierai a ricordare nuovamente, le lacrime saranno tutt’altro che qualcosa di impensabile.
Una scrittura che incanta, alcune parole, per non dire tutte, che producono l’effetto sperato e rimangono lì, nell’aria, affinché tu possa percepirle, metabolizzarle, digerirle e farle tue ripulendole da ciò che fa male fino a elevare le cose più belle.
Probabilmente, il più grande insegnamento che si coglie da questo libro, è che non esiste un unico modo di percepire e vedere le cose, quello che fa star bene me non è detto che possa andare bene anche per te. Uno può raggiungere la posizione che vuole, può essere circondato da tutto l’affetto del mondo, ma basta un nulla, una semplice, microscopica piccola goccia insulsa, quel qualcosa di fondamentale e insostituibile e irrecuperabile che viene a mancare e, tutto il dolore vissuto nel passato si rimaterializza in modo preponderante nella tua vita, dentro la quale hai vissuto da sempre in modo precario, come un equilibrista, fornendoti così una percezione inconcepibile, inutile, intollerabile di te stesso e dell’intera tua esistenza.
“Li stava lasciando andare: li amava più di qualunque altra cosa al mondo, ed era questo che dovevi fare, quando amavi una persona: restituirle la libertà.”
Buona lettura!
Hanya Yanagihara
Hanya Yanagihara, scrittrice statunitense di origini hawaiane, ha pubblicato il suo primo romanzo, The People in the Trees, nel 2013. Ha scritto di viaggi per Traveler e collabora con il «New York Times Style Magazine». Una vita come tante, il suo secondo romanzo uscito nel marzo 2015, è stato un successo mondiale, vincitore del Kirkus Prize, finalista al National Book Award e al Booker Prize, tra i migliori libri dell’anno per il «New York Times», «The Guardian», «The Wall Street Journal», «Huffington Post», «The Times». In Italia è stato pubblicato da Sellerio nel 2017. Nel 2020 viene pubblicato da Feltrinelli, Il popolo degli alberi.
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