RITORNO PER
IL COMMISSARIO RICCIARDI
Autore: Maurizio de Giovanni
Editore: Einaudi
Editore: Einaudi
Genere: Stile libero big
Pagine: 264
Anno edizione: 2024
Sinossi.
«Tutti quei morti ammazzati, e io ancora senza giustizia».
Serve coraggio quando si parte, ma a volte ne serve ancora di più quando si torna. È il luglio del 1940, l’Italia è in guerra. Ricciardi – preoccupato per la figlia Marta e per i suoceri, in grave pericolo a causa delle origini ebraiche – ha ormai trasferito la famiglia a Fortino, il paese dove è nato. Lì, nei luoghi dell’infanzia, sperava di avere un po’ di quiete. Invece, mentre in città il fido brigadiere Maione cerca di salvare un comune amico da morte certa, tra le montagne del Cilento il commissario è messo faccia a faccia con un passato che avrebbe voluto scordare. Per lui, e non solo per lui, è arrivato il momento di regolare i conti con la propria storia. Del resto è questo, quasi sempre, il destino di chi torna.
«Pochi personaggi nella storia della letteratura di genere hanno un cuore così tormentato e un intatto istinto ad affrontare indagini volta dopo volta più intricate».
la Repubblica
Recensione di Sabrina De Bastiani
Luglio fiammeggiava per le strade.
Tutto sembrava bello, tutto sembrava uguale, ma nulla era come prima.
A Fortino, in Cilento. Nel luogo della sua infanzia, nei suoi possedimenti.
Era partito da lí, per tornare proprio lí, Luigi Alfredo Ricciardi.
Perchè Volver, come lo struggente e senza tempo tango che dà il titolo al romanzo, traccia la via del ritorno.
Un ritorno meno che mai punto di arrivo, più che mai punto di partenza.
E lo sarà in queste pagine per ciascuno dei protagonisti, un ritorno.
Che sia fisico, verso un luogo, che sia intimo, alla vera essenza di se stessi, che sia alla vita, anche se a luglio 1940 era fortemente candidata a diventare un bene di lusso, eppure brillava una scintilla scaturita dalla determinazione a sopravvivere.
Dura poco lo spaesamento iniziale di Ricciardi, nel ritrovarsi a casa, costretto dai tempi a lasciare Napoli per proteggere la figlia Marta e i suoi cari dai venti della persecuzione.
Dura poco anche agli occhi di chi lo conosceva bambino e si ritrova di fronte un piccolo Luigi troppo cresciuto, ma sempre quel Luigi.
Confortato dall’accoglimento della nuova vita da parte dei suoceri, che si adattano e instaurano nuove abitudini, di Nelide, che prende saldamente le redini della tenuta come se non avesse fatto altro fino a poche ore prima, pur se Rosa, una volta non più a Napoli, è meno presente, ma soprattutto felice per il sorriso di Marta, la stupenda Marta, che porta e spande raggi di sole, seduta sotto un ulivo, già simbolo di pace, a fare compagnia all’anziana zi’ Filumena Vaglio, sordomuta, ma con così tanto da comunicare alla bambina.
E’ a casa, dunque, Ricciardi. Si potrebbe tirare un sospiro di quiete.
Se non fosse che la serenità non è di casa, per lui.
Già, perchè i ricordi affiorano, i dolori anche.
E il Fatto non tace.
Soltanto adesso gli era chiaro che per l’intera esistenza aveva avuto paura di quel momento.
Gli altri innumerevoli morti che aveva incontrato gli avevano trasmesso malinconia, tristezza, dolore, compassione.
Ma non paura.
Non quella paura.
Il primo morto che gli parlò, lo fece lì, nelle sue terre, allorchè alle sue parole non aveva potuto, bambino, dare risposta, dare seguito, rendere giustizia.
Ma quella voce torna a parlargli oggi e si fa tarlo, un tarlo che non dà pace.
Sentiva come una responsabilità, un mandato ad agire.
E allora, fuori dalle vesti del commissario Ricciardi, indossando “solo” i panni di Luigi Alfredo Ricciardi barone di Malomonte, inizia un’indagine sul passato, parlando con le persone coinvolte in quel delitto commesso da mano accertata, ma in circostanze non così chiare. Troppe cose che non tornano e su tante una. Perchè quel bracciante fu ucciso proprio nelle terre dei Malomonte?
Per eliminare le ombre, rifletté, bisogna trovarle.
Difficile fare luce però, quando chi può sapere non vuole dire o dice a metà.
Tanti perchè e un indomabile istinto a risponderli tutti, non fa arrestare Ricciardi davanti a nulla, nemmeno quando a essere messo in discussione è il microcosmo della sua infanzia.
Sapeva a cosa andava incontro (…) Verso la vita che sarebbe cambiata, verso un mondo che non sarebbe mai piú stato uguale.
E di fatto Volver ci racconta di vite cambiate e che stanno cambiando, così come il mondo sta cambiando e altrettanto il mondo di Ricciardi, non solo quello del suo passato, ma anche quello che fino a poco tempo prima era il suo presente: fatto di Maione – I vicoli, si ripeteva Maione maledicendo le circostanze sono un mondo a parte. Affamato e disperato, ma pacifico. Un mondo di contraddizioni e follia – , del dottor Modo – Non era un fatto politico, per Bruno Modo. Non lo era mai stato. Era la materialità dolorosa della fila di disperati che incrociava per strada, che affollava l’anticamera dell’ambulatorio, che incontrava nelle periferie. Un universo aggrappato a una sola, flebile speranza: i giovani. – , di Bambinella – la più affascinante sciantosa della città – , di Bianca Borgati di Roccaspina – gli aveva stretto le mani fra le proprie, poi gli aveva detto che Marta era anche sua: doveva quindi prometterle di stare attento alla bambina per lei – , di Laura, una povera pazza a tornare nella sua folle parte di mondo proprio ora che c’è la guerra – fatto di Napoli e del suo mare – (…) riportò gli occhi sul mare. Il sole era abbagliante, e da lontano ogni cosa appariva cosí pacifica da straziare il cuore.
Tante le voci che sente, che ascolta Luigi Alfredo in Volver, quelle dei morti e quelle dei vivi, unite nel ricordo, nella lontananza, tanto da declinare in tutti i modi possibili il significato di presenza, tanto da toccarci il cuore e invitare all’ascolto anche noi.
E su tutte queste voci, assieme a queste voci, Ricciardi sceglie per una volta di ascoltare anche la sua.
E va fino in fondo, sgretolando i silenzi e le omissioni, ricostruendo il passato, accogliendo il disagio, diviso tra la verità e i suoi terribili effetti sull’esistenza.
Un romanzo di terra, di radici, di tradizioni, dove tutto sembra immutato laddove il mondo è in pieno mutaforma.
Non una fuga, ma un ritorno, appunto, a tutto ciò da cui, più o meno inconsapevolmente, si era in qualche modo fuggiti.
Per Ricciardi, per ciascuno dei protagonisti, nelle loro singole vite, nelle loro singole scelte, per tutti sarà Volver, ma non al passato.
Addio? Magari no, eccellenza. Magari arrivederci. Non bisogna mai ipotecare il futuro, non credi?
Fa’ buon viaggio.
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Maurizio de Giovanni
Nato nel 1958 a Napoli, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende tra gli altri: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017), Il purgatorio dell’angelo (2018), Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi (2023), Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi (2024). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle inagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018). È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco). Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017), Vuoto. Per i bastardi di Pizzofalcone (2018), Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone (2019),Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone (2020), Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone (2021), Pioggia per i Bastardi di Pizzofalcone (2024) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbre appare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembre è incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 sono Sara al tramonto (Rizzoli) e Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Nel 2019 pubblica per Sellerio Dodici rose a Settembre.
Tra le altre pubblicazioni si ricordano: Una lettera per Sara (Rizzoli, 2020), Troppo freddo per settembre (Einaudi, 2020), Gli occhi di Sara (Rizzoli, 2021), Una Sirena a Settembre (Einaudi, 2021), L’equazione del cuore (Mondadori, 2022) e Sorelle (Rizzoli, 2023).