W.
di Steve Sem-Sandberg
Marsilio 2023
Alessandra Albertari (Traduttore )
narrativa straniera, pag.464
Sinossi. Un uomo solo si arruola nell’esercito per fuggire alla propria miseria e finisce sul campo di uno dei tanti, atroci conflitti della prima metà del Diciannovesimo secolo. Woyzeck va in guerra, in più guerre, e combatte per tanti eserciti. L’esperienza della crudeltà e della violenza lo sconvolge, mandando in frantumi il suo mondo e la sua coscienza. Dileggiato, rimproverato, colpito, il povero soldato non capisce più nulla degli esseri umani. E uccide la donna che ama. Perché ha mille ragioni per uccidere una donna, oppure nessuna. Dopo anni di ricerche, Steve Sem-Sandberg ridà vita al personaggio di Büchner, l’uomo che assassinò l’amante per gelosia, in un romanzo che è di nuovo grande letteratura. Il suo è un racconto immerso nei tempi della storia, e allo stesso tempo attualissimo ed eterno, capace di restituire il ritratto di un’Europa lacerata e devastata dallo scempio della guerra, e di mostrare la complessità e la vulnerabilità dell’essere umano, quell’abisso profondo che, stando a Büchner, è in ognuno di noi.
W.
A cura di Marina Toniolo
Recensione di Marina Toniolo
Woyzeck nasce come opera teatrale incompiuta di Büchner, da molti ritenuto l’inventore del teatro moderno.
E’ stata ritrovata la descrizione di alcune scene, tratte da un episodio reale in cui un barbiere assassina l’amante per gelosia. L’uomo viene incarcerato e il medico della città, August Clarus, è incaricato di compiere la perizia medica sull’uomo per appurare se, nel momento dell’omicidio, è nel pieno delle sue facoltà mentali.
Cercando un’immagine di Woyzeck noto che è sulla quarantina e abbastanza insignificante. Se lo trovassimo a passeggiare molto probabilmente non lo degneremmo di un secondo sguardo. Dagli abbozzi delle scene molti autori si cimentano con la stesura definitiva e troviamo anche trasposizioni cinematografiche di produzione italiana. Sem-Sandberg riprende in mano la vita di quest’uomo ingenuo e produce un’opera di ampissimo respiro, ambientata a inizio Ottocento nella Germania travolta dalle Guerre.
“Quindi eravate ubriaco quando avete commesso il fatto? No, macché ubriaco! Come può fare a spiegarsi? Era come se si fosse trovato in un luogo dove non esistevano i pensieri”.
Woyzeck non è un uomo acculturato. Nasce da una povera famiglia e rimane presto senza madre. Da alcuni particolari sembra che sia pure dislessico: le lettere gli danzano davanti agli occhi mentre guarda i libri. A nove anni viene mandato a servizio in una bottega di un parruccaio. Lì avviene l’incontro della sua vita con la signora Johanna Woost, la donna che anni più tardi ucciderà con un pugnale davanti alla porta di casa. Il ragazzo ha una grande manualità e lo dimostra costruendo oggetti in legno anche di notevole fattura. Ma è assente nel modo in cui non si capisce se si sta sognando o se ci si trova nel mondo reale. Proprio per questa caratteristica caratteriale non può essere accolto dalla società vigente all’epoca. Dopo l’ennesima umiliazione pubblica Woyzeck si arruola come mercenario in uno dei tanti eserciti che stanziano nei luoghi. Anche qui, da una peregrinazione all’altra, spostato attraverso centinaia di chilometri in territori inospitali si lascia condurre, sopravvive. Osserva il paesaggio e il ruolo che ha il suo corpo in quello stesso paesaggio. Si vede al di fuori. Si fa forza attraverso segni simbolici che incontra lungo il cammino. Non vede mai neanche da lontano una battaglia essendo un semplice pedone. Ma gli orrori che sperimenta segnano un profondo trauma nella psiche. Neanche l’aver avvicinato una giovane prostituta con la quale crede di costruire una famiglia gli dà sollievo: solo un ulteriore affronto da inghiottire. Ormai logoro nel fisico e nella mente ritorna a Lipsia, dove ritrova la vedova Woost. La donna, come tantissime altre, cerca solo sicurezza materiale, non interessa l’uomo in se stesso, basta che provveda ai bisogni più elementari. Se un soldato semplice, peraltro anche disertore a sua insaputa, non riesce a garantire il minimo, ecco che la signora in questione non si fa molti problemi e si intrattiene con altri uomini.
Woyzeck molto probabilmente soffre di depressione e sicuramente ha subito lo shell shock, un disturbo psicologico studiato solo dopo la Prima Guerra Mondiale. Crisi allucinatorie e manie alimentano in modo progressivo l’uomo che, rifiutato ancora una volta dalla vedova, passa le giornate a cercarla nella città. Solo in carcere, in un ambiente ristretto, le turbe si placano. Instaura anche un rapporto confidenziale con il medico Clarus ma per lui, essendo un derelitto, uno scarto della società, la sorte è già segnata.
Il tempo è un elemento fondamentale nel romanzo. Woyzeck impernia la sua vita attorno a questa unità di misura, a questa sensazione che scaturisce dall’intimo. Vive con una strana sonnolenza addosso e con la sensazione che dentro questo intontimento ci sia la porta che conduce al mondo reale.
“Anche in pieno giorno capita che mi venga addosso una specie di vuoto di pensieri, il signor consigliere lo chiamerebbe di certo indolenza, e subito dopo è come se fossi fuori da me stesso, nel senso di fuori dal mio corpo”.
A quanti di noi capita oggigiorno la stessa cosa?
Per esempio, quando guidiamo e i pensieri corrono e stringiamo il volante senza neanche accorgersi della strada percorsa. Siamo malati come Woyzeck?
No, siamo umani. Noi oggi abbiamo informazioni e cure mediche che erano impensabili duecento anni fa. Ancora oggi, chi subisce umiliazioni per una vita capita che si ribelli e le conseguenze non sempre sono buone. Come accade a Woyzeck. Per questo motivo “W.” è un romanzo profondamente attuale per tutte le implicazioni descritte. Sento non soltanto lo scherno che accompagna ogni momento l’uomo ma anche la profonda infelicità che lo stritola, l’incapacità di ottenere il bene pur essendo buono.
“Cammina perché non sa cos’altro fare. Cammina perché altrimenti la pressione del mondo esterno, di tutto ciò che non è lei, sarebbe insopportabile. Se si fermasse anche un solo istante verrebbe sopraffatto da dolore”.
Una lettura che è insopportabilmente necessaria, l’opera di Sem-Sandberg. Con una traduzione impeccabile mi ha tenuta incollata alle pagine e ho vissuto con Woyzeck, ho viaggiato, amato, ucciso con lui. Proprio per questa capacità intrinseca del romanzo, lo considero come un fuoco nella notte capace di illuminare anche gli scorci più bui dell’anima.
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Steve Sem-Sandberg
Sem-Sandberg è tra i più autorevoli scrittori svedesi. Vive tra Vienna e Stoccolma. Ha esordito giovanissimo: il suo primo romanzo (Sländornas värld) è stato pubblicato in Svezia nel 1976. ‘Gli spodestati’ (Marsilio 2012) è il suo romanzo più noto internazionalmente: un caso letterario acclamato da un’entusiasta critica e vincitore di premi prestigiosi, quali l’Augustpriset e il Nordic Council Award. Nel 2018 esce, sempre per Marsilio, ‘I prescelti’.
A cura di Marina Toniolo