Recensione di Ilaria Marcoccia
Autore: Chris Offutt
Editore: Minimum Fax
Traduzione: Roberto Serrai
Genere: Narrativa
Pagine: 235
Data pubblicazione: 2018
Sinossi. Tucker è appena tornato nel so Kentucky dopo aver partecipato a una delle guerre più sporche e dimenticate della storia americana, quella di Corea. Ha combattuto in condizioni estreme, non ha esitato a uccidere, come se fosse la cosa più naturale del mondo, è un reduce senza medaglie e senza rimorsi. Vuole solo ricongiungersi alle terre aspre e isolate nelle quali è cresciuto, costruirsi una famiglia e vivere in pace, anche se per farlo deve lavorare alle dipendenze di un contrabbandiere di alcol. Ma quando il suo fragile equilibrio e i suoi affetti più cari vengono messi in pericolo non ha la minima titubanza: riprende in mano le armi, che sa usare come pochi, e si prepara a difendere ciò che ama nell’unico modo che conosce
RECENSIONE
Questa è una storia terribile, una storia di persone sfortunate e avvenimenti senza speranza; ambientata nel selvaggio Kentucky, tra foreste, pioggia e violenza, contrabbando e povertà. Non vorrete leggere una storia come questa, sarete tentati di fuggire da luoghi tanto oscuri e da un mondo così malvagio, ma non potrete farlo, per una semplice ragione: Chris Offutt è uno scrittore sublime, sincero e raffinato.
Le parole, soppesate nel minimo dettaglio, scorrono leggere a descrivere la natura circostante, nei suoni, colori e minimi cambiamenti del clima. Perché è la natura che porta la legge a cui tutti noi dobbiamo sottostare, ma soprattutto è la natura che scandisce le vite dei personaggi definiti “white trash”, i poveri ma bianchi, ubriaconi, violenti, ignoranti, ma non per questo poco interessanti.
Tucker è in viaggio, l’inizio del romanzo ricorda un po’ la partenza di Paris, Texas, il film di Wim Wenders in cui il protagonista cammina sperduto nel deserto. Ma Tucker sa esattamente dove sta andando, solo che ci arriva a modo suo: incontra Rhonda salvandola dallo zio che stava per violentarla, la sposa e la ama per tutta la vita.
La strinse forte, fino a lasciarla senza fiato. Aveva la sensazione che i loro corpi allacciati fossero come un albero spaccato in due dal maltempo, dove la corteccia si ritrova, si riconosce e si fonde di nuovo in un’unica massa. Gli ultimi anni sembrarono evaporare dal suo corpo.
Una vita dura, segnata da malattia, depressione, povertà e tanta, tanta sfortuna, ma una vita che vale la pena raccontare e soprattutto raccontare così bene come lo fa Offutt.
Il titolo si riferisce al colore del cielo di notte, ammette l’autore, un cielo, però, di campagna dove il nero si fa più profondo e quindi meraviglioso; dove, insomma, è davvero possibile orientarsi con le stelle ma, come accadrà a Tucker, anche incontrare fantasmi di donne dai capelli argento.
È una storia dura, di una vita dura; la lingua è perfetta e non vi sto consigliando di leggere questo autore o questo libro, vi sto semplicemente dicendo che se non lo fate non sapete cosa vi state perdendo: non inoltrandovi lì dove la campagna è più scura non potrete vedere le stelle.
Chris Offutt
Chris Offutt è nato a Lexington, Kentucky. Oltre a Nelle terre di nessuno, ha scritto un’altra raccolta di racconti, Out of the Woods, un romanzo, The Good Brother, e tre memoir: The Same River Twice, No Heroes: A Memoir of Coming Home, e My Father, the Pornographer. Ha ricevuto, nel 1996, il Whiting Award per la narrativa e la saggistica, ed è stato incluso da Granta tra i venti migliori narratori delle ultime generazioni.