I quattro inverni




ROMINA CASAGRANDE


Editore: Garzanti

Genere: Narrativa

Pagine: 368

Anno edizione: 2025


Sinossi. Immaginate di scoprire che tutto ciò che sapete della vostra infanzia è falso. È quanto accade a Maia: cresciuta con genitori adottivi che l’hanno colmata d’amore, non si è mai fatta troppe domande sulle sue origini. Anzi, non ha mai voluto saperne nulla. Ma ora Maia è incinta e, per proteggere il futuro della bambina che porta in grembo, ha bisogno di conoscere il proprio passato. Nella soffitta di casa c’è un baule che si è sempre guardata dall’aprire. Adesso, però, decide di farlo. Al suo interno, trova fogli scarabocchiati, articoli e qualche fotografia. Sono i primi indizi che deve mettere insieme, i tasselli del grande puzzle della sua infanzia. Ci sono porte che, una volta aperte, non possono più essere richiuse. Quei documenti non le lasciano dubbi: deve partire. E così, senza chiedere il permesso a nessuno, si mette in viaggio verso il Trentino Alto Adige. Lì, ricostruisce a poco a poco la sua storia. La storia di sua madre. La storia delle donne e dei bambini con cui viveva segregata in una fattoria nascosta tra le montagne. Maia pensa di cercare il proprio passato, ma si sbaglia. È il passato che sta cercando lei. La sta chiamando a gran voce. E così impara che non tutte le famiglie sono sicure e affettuose come quella in cui è cresciuta. Alcune possono nascondere pericoli oscuri. Con la sua scrittura inconfondibile, intensa e suggestiva, Romina Casagrande torna con un romanzo che intreccia passato e presente. Un racconto capace di toccare le corde più profonde dell’anima grazie alla sua autenticità. I quattro inverni è un viaggio tra le Dolomiti, con i loro paesaggi maestosi e atmosfere cariche di mistero. Tra queste montagne si nascondono segreti di famiglia e verità inconfessabili. Storie rimaste sepolte nel tempo, ma pronte a riemergere con forza. Un libro per chi ama i romanzi che scavano nell’anima. Per chi cerca emozioni vere. Per chi desidera lasciarsi sorprendere, pagina dopo pagina.

 Recensione

di

Bruno Vigliarolo


Ispirato a un fatto di cronaca che scosse l’Alto Adige, I quattro inverni è un romanzo intenso e vibrante; una storia drammatica, attraverso cui Romina Casagrande traspone e affronta temi incandescenti.

Maia è una giovane donna sulla cui vita, in apparenza serena, realizzata, incombe un sottile velo di inquietudine. È stata adottata in tenera età da una famiglia amorevole, e nel frenetico andirivieni milanese è riuscita a ritagliarsi un presente e un futuro.

Presto nascerà la sua prima figlia, frutto dell’amore che la lega a Carlo, ma qualcosa le impedisce di guardare avanti con radioso ottimismo: l’ombra di un ricordo sepolto, il peso di un passato cupo e nebuloso. Un dramma sconosciuto che assume la forma di incubi infantili, scarabocchi evanescenti; vecchie foto e ritagli di giornali che raccontano frammenti di una storia oscura. Obliata.

Maia potrebbe ignorare quel richiamo e ancorarsi al presente, alla sua “nuova” vita – l’unica di cui abbia nitida memoria. Eppure non riesce a farlo. Deve necessariamente intraprendere un viaggio e tornare alle sue origini, tra decrepite fattorie incastonate sul declivio di un monte altoatesino. E lì, trovare la verità, decrittare i segreti che giacciono intrappolati nella sua mente.

Il lettore si trova così a seguire la protagonista in un vero e proprio labirinto narratologico, tra testimonianze dirette, indirette e flashback che riavvolgono il tempo, incastrando le prime tessere di un puzzle sconnesso. È la storia di tre donne (Esther, Agata e Tamilè) e dei loro sei figli allevati sotto il medesimo tetto: Aquila, Lupo, Orso, Scoiattolo, Donnola e Volpe.

Un racconto di isolamento e dolore condiviso, di scelte radicali, di amore materno frammisto a fervore religioso: una devozione troppo intensa, destinata a sfociare in fanatismo e sevizie; un’utopia condannata a deformarsi in affetto arcigno e malato. Una tragedia umana la cui unica possibilità di riscatto è insita nell’amicizia sincera e fraterna dei sei bambini “selvatici”.

Sullo sfondo, la maestosità della montagna, con i suoi antichi masi e i boschi nebbiosi di abeti e larici. Un paesaggio che, lungi dall’essere mera cornice estetica, è piuttosto elemento unificante della narrazione: il fil rouge che guiderà Maia nel suo cammino – fisico e interiore – verso la verità. Un percorso iniziatico, doloroso, che ascenderà tra sentieri silvestri e ricordi dimenticati.

Lo stile dell’autrice è limpido, levigato, elegante. La scrittura, fortemente evocativa, a tratti allegorica, alterna descrizioni materiche, di grande impatto visivo, a introspezioni che scavano in profondità, esplorando le ferite dell’anima e l’ambivalenza di sentimenti a cui è difficile – forse impossibile – dare un’etichetta.

In conclusione, I quattro inverni è un romanzo pregno di emozioni, spiritualità e simbiosi naturalistica. Un mistero declinato senza fretta, con lo spessore e i ritmi propri della migliore narrativa bianca. Una lettura assolutamente consigliata.

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Romina Casagrande


vive e insegna a Merano, in provincia di Bolzano. Laureata in lettere classiche e appassionata di storia, ha collaborato con alcuni musei, realizzando percorsi didattici interdisciplinari. Ama la natura, la montagna e condivide la sua casa con tre pappagalli, due cani e un marito. Con Garzanti ha pubblicato anche I bambini di Svevia (2020), I bambini del bosco (2021), L’eredità di Villa Freiberg (2023).