Recensione di Claudia Cocuzza
Autore: Roberto Tiraboschi
Editore: E/O
Genere: giallo storico
Pagine: 299
Pubblicazione: 01 settembre 2021
Sinossi. Venezia, maggio 1172. La città è in fiamme, devastata da una sommossa scoppiata dopo la sconfitta della flotta veneta nei pressi di Costantinopoli. Il doge Vitale II Michiel viene assassinato dai rivoltosi sul sagrato della chiesa di San Zaccaria. Di cento galee inviate in Oriente ne sono tornate solo diciassette. E con i superstiti è sbarcata anche un’epidemia di peste. La prima di cui si ha notizia nella storia di Venezia. Il compito più urgente è scegliere un nuovo Doge. Intorno a questa nomina si scatenano gli appetiti di tutta la nobiltà veneziana. Sicara Caroso, badessa del monastero di San Lorenzo, donna dalla bellezza inquietante, quando scoppia la rivolta sta recandosi a San Giacomo in Paludo, un convento sperduto nella laguna. Una giovane monaca indemoniata, PersedeGradenigo, figlia di uno dei nobili più in vista della città, è stata trovata affogata in fondo a un pozzo. Le consorelle sostengono che si è tolta la vita, spinta dal demonio che la possedeva. La badessa è piena di dubbi. Ha inizio così un lungo e tortuoso percorso alla ricerca della verità. Negli stessi giorni Venezia si trova davanti a una svolta politica, uno scontro tra “populismo” e “democrazia” ancora oggi attuale. Molti membri del Consiglio spingono per un cambiamento radicale del metodo elettivo del Doge: non più affidato alla proclamazione diretta del popolo, ma scelto da pochi prescelti, selezionati tra i rappresentanti dei cittadini. Un cambiamento epocale che può determinare il futuro della città.
Recensione
Il rospo, protagonista di una delle sette piaghe inviate da Dio sull’Egitto, nella simbologia cristiana rappresenta la lussuria, la morte e addirittura l’incarnazione di Satana.
Quando Sicara Carnoso, la bellissima badessa di San Lorenzo, esperta in esorcismo, ne estrae uno dalla gola di Persede Gradenigo, il cui cadavere è stato rinvenuto all’interno del pozzo del monastero di San Giacomo in Paludo, sembrano esserci pochi dubbi: la giovane monaca ha posto fine alla sua vita spinta dal demonio da cui era posseduta.
Per questo viene seppellita in un territorio sconsacrato.
Sicara non si dà pace: il rituale per scacciare il diavolo a cui l’aveva sottoposta ha fallito e adesso Persede non può neanche riposare nella grazia di Dio.
Eccolo quindi il detective di questo giallo: la badessa Sicara Caroso.
“Non era suo compito azzardare ipotesi, trarre conclusioni”: la sua missione su questa Terra sarebbe pregare, portare consolazione agli afflitti, stare lontana da qualsiasi altro tipo di affare.
Sarebbe; ma Sicara non è una che lascia perdere.
“Inutile insistere, le parole di Dio non riuscivano a scalzare i pensieri degli uomini”:
nella morte di Persede c’è qualcosa, e anche di più, che non le torna e non può fare finta di nulla, non ce la fa.
Accanto a lei la fedele monaca Brasca, rubiconda montanara che non riesce ad abituarsi a questa città sprofondata nel mare, e l’architetto Barattiero, “un giocatore abituato a condurre la vita come una partita a dadi”.
Per raggiungere l’obiettivo di concedere a Persede una degna sepoltura, Sicara conduce un’indagine che la porta a scavare tra i segreti delle più nobili famiglie della Venezia del XII secolo, portando a galla intrighi, alleanze, vizi e bassezze umane, mentre la città è in preda al caos politico e a una gravissima crisi socio-economica e sanitaria.
Tiraboschi ci conduce tra le pieghe di una Venezia antica, misteriosa e bellissima ma anche maltrattata e allo sbando, e ci spinge a guardare al di là delle apparenze imposte dai ruoli sociali: dietro le bende che fasciano il volto e il corpo della badessa c’è una donna che lotta per soffocare ipropri sentimenti, così come l’anima della devota Persede era dilaniata da due impulsi apparentemente contrastanti; ma poi, perché? Può un amore essere giusto e un altro, altrettanto puro e sincero, sbagliato?
Un giallo storico ricco di colpi di scena, dal finale ad effetto; inizialmente l’uso del dialetto mi ha messa in crisi ‒ scusate, ma con tutta la buona volontà, una siciliana che legge in veneto a primo impatto è come se prendesse una botta in fronte, però mi rendo conto che lo stesso potrebbe dire un veneto leggendo Camilleri ‒ ma alla fine non è così ricorrente da rendere impossibile la comprensione, anzi, l’ho apprezzato nella misura in cui dona colore alla scena, così come risultano efficaci i vari termini arcaici che caratterizzano il periodo storico e la descrizione della Venezia dell’epoca, uno su tutti, il brolo su cui sarebbe poi sorta piazza San Marco.
Il rospo ce lo portiamo dietro fine all’ultima pagina e che ci sia o meno lo zampino del demonio sarà il dubbio che ci accompagnerà anche dopo aver chiuso il libro.
A cura di Claudia Cocuzza
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Roberto Tiraboschi
Roberto Tiraboschi è nato a Bergamo e vive tra Roma e Venezia. Drammaturgo e sceneggiatore, ha scritto per diversi registi italiani, tra cui Liliana Cavani, Marco Pontecorvo e Silvio Soldini. Le edizioni E/O hanno pubblicato anche i romanzi Sguardo 11 e Sonno, vincitore del Premio nazionale di narrativa Bergamo e del Premio Stresa di narrativa, nonché La pietra per gli occhi, La bottega dello speziale e L’angelo del mare fangoso, appartenenti alla serie sulla nascita di Venezia.
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